Elogio del bidet (e delle sue varianti asiatiche)

Se stilassimo una classifica dei disagi più frequenti degli italiani quando vanno all’estero, penso che nessuno indovinerebbe quale sia il primo. Il cibo, forse, troppo piccante, speziato, a volte del tutto immangiabile? No. Gli spostamenti, effettuati spesso con mezzi sgangherati e scomodi? Neppure. Il clima, che in alcune zone del mondo ci rende penoso anche il più piccolo movimento? Macché. Il vero motivo di disagio è di natura più intima, psicologica, meno prosaica, se vogliamo. Noi italiani, in Asia e nella maggior parte del globo terraqueo, soffriamo terribilmente per la mancanza di una sola cosa: il bidet.

Il bidet, certo. Questo utensile così poco considerato – anche nelle nostre case, a volte – che risulta improvvisamente imprescindibile quando ci rechiamo all’estero. E nove volte su 10 non lo troviamo. Anche negli alberghi più stellati, nelle città più ricche, nelle nazioni più civili della terra. Tale improvvisa mancanza ci coglie alla sprovvista e ci fa provare un sentimento profondo quanto indecifrabile di disagio.

Il bidet che non c’è

Una volta varcata la soglia della camera, la prima cosa che facciamo è controllare, nell’ordine: 1) il letto; 2) se il televisore ha i canali in lingua nostrana; 3) l’aria condizionata; 4) se c’è il bidet in bagno. E’ il quarto punto, nell’ordine, solo per motivi logistici, dato che non è certo il bagno la prima area in cui veniamo introdotti dal solerte – e interessato – addetto ai bagagli. Ma posso assicurare che per me è il primo pensiero.

Naturalmente in Asia il bidet è un accessorio sconosciuto. Non che non esista l’esigenza di utilizzarlo per gli stessi motivi per cui lo usiamo noi. No davvero. Negli alberghi, tuttavia, la situazione è controversa. In alcuni, la tazza del wc è collocata strategicamente vicino alla vasca da bagno. Non bisogna lavorare troppo di fantasia, quindi, per capire cosa usare e come muoversi convenientemente. In altre camere, invece, il wc si trova distante da qualsiasi fonte d’acqua corrente. Negli ostelli più spartani, dove il wc è praticamente saldato con la doccia e il lavandino, l’igiene intima diventa un concetto astratto, a beneficio di una più ampia pulizia personale. In Giappone, infine, il problema è stato risolto grazie alla tecnologia, come racconto io stesso in questo post.

Le varianti asiatiche al bidet

In Asia – e intendo dalla Turchia fino all’Indonesia – esistono però dei succedanei, se possiamo definirli così, altrettanto efficaci del bidet. Le soluzioni più comuni consistono essenzialmente di due alternative.

La prima è quella che definisco “la cannula“. Si tratta di un condotto sottile da 3-10 cm, a volte dritto, a volte contorto, che sporge dalla parte posteriore del water. L’immagine di questo post rappresenta una tipica cannula indonesiana. Come si può capire al primo sguardo, il dispositivo è attivato dalla manopola laterale, che gestisce il flusso dell’acqua, il che rende il suo uso facile e immediato. Si tratta quindi di un bidet incorporato nel water, due oggetti in uno, molto efficace quando si hanno problemi di spazio. Si nota altresì che il dispositivo è stato “installato” sulla tazza del water, non è per così dire “nativo”, come invece si può trovare in altri alberghi, in genere più pretenziosi; qui la cannula è stata “assorbita” dalla tazza, ne fa parte integrante, e l’acqua viene espulsa da un buchetto posto in un punto strategico del water.

La seconda alternativa è quella del docciatore. E’ il sistema più diffuso negli alberghi di livello più basso e nelle stamberghe e probabilmente è l’unico strumento di igiene intima nelle abitazioni private. L’erogatore, del tutto simile a quello di una doccia, ma più piccolo, è collegato ad un tubo flessibile, di circa un metro di lunghezza, che sbuca dalla parete o da qualche dispositivo idraulico posto vicino al water. Può essere attivato da una manopola a muro o direttamente sul docciatore. Il suo uso è meno semplice della cannula, perché costringe ad avere una mano sempre occupata. Ma il vero problema è capire al primo colpo dove va il getto d’acqua. Più di una volta, infatti, mi sono bagnato pantaloni, scarpe, camicia o altro, perché lo schizzo era indirizzato male, o il docciatore non si torceva nella direzione desiderata… oppure semplicemente perché non avevo capito da che parte esattamente sarebbe fuoriuscita l’acqua.

Lascia un commento