Il batik, questo sconosciuto… Perlomeno lo era per me fino a pochi anni fa. Ne avevo sentito parlare, vagamente, dai resoconti di altri vacanzieri, ma mai avrei immaginato che diventasse uno dei pensieri più molesti del mio viaggio in Indonesia! E tutto per una insana promessa fatta alla vigilia del viaggio a una mia cara amica: portarle un batik indonesiano originale. A dire il vero questa mia cara amica mi fa la stessa richiesta ogni volta che parto per l’Oriente, indifferentemente dal posto in cui vado; evidentemente il batik, per lei, è un prodotto sommariamente identificato con un area piuttosto vasta che comprende nazioni dall’India alla Cina, e forse oltre… Ma nel 2016, dovendo recarmi proprio nella patria incontestabile dei migliori batik in circolazione, non potevo certo dirle di no!
La ricerca del batik è iniziata fin dal primo giorno di soggiorno a Bali. Ne abbiamo visti molti, abbiamo assistito alla loro lavorazione particolare, ne abbiamo apprezzato le caratteristiche di lucentezza e impermeabilità… ma ogni volta pensavamo che ne avremmo trovati di meglio (e di meno cari, sopratutto) e quindi soprassedevamo. L’ultima tappa del viaggio, a Yogjakarta, ci ha tuttavia messo con le spalle al muro. Dovevamo comprare questo benedetto batik, non avevamo più scampo. L’ultimo giorno di soggiorno in Indonesia, dunque, è stato speso per trovare, valutare, scegliere il batik più idoneo ad accontentare le esigenze della nostra amica.
L’acquisto è avvenuto in un grande negozio, a metà tra l’atellier e il magazzino, in cui ci ha condotto un tipo interpellato allo scopo. L’immagine di questo articolo si riferisce all’esposizione interna, caratterizzata da innumerevoli batik di ogni genere, ma tutti di ottima fattura e gusto sopraffino. Un luogo che mi sentirei volentieri di consigliare se riuscissi a ricordare dove si trova… Il dedalo di viuzze e di cortiletti interni che abbiamo attraversato per raggiungerlo, infatti, mi ha fatto perdere presto l’orientamento.
Ma cos’è esattamente il batik indonesiano? Si tratta in sostanza di un metodo di disegno e colorazione dei tessuti (cotone, lino, seta). Non starò a descrivere le varie fasi di lavorazione, perché non ne sono all’altezza e peraltro basta consultare Wikipedia per sapere tutto. Vorrei parlare piuttosto di come evitare la truffa tipica perpetrata a Giava e dintorni: l’acquisto di un batik che non è batik per niente. Si tratta dell’argomento di maggiore interesse che abbiamo appreso durante quella lunga visita nel negozio/magazzino di Yogjakarta.
Il modo più immediato per riconoscere un batik fatto a mano da uno stampato industriale è controllare il lato rovescio del tessuto. Se è sbiadito e uniforme nei colori e disegni, allora è uno stampato. I batik fatti a mano, vengono trattati con la cera su entrambi i versi e il tessuno viene poi coloratoo immergendolo in una vasca di tintura. Colori e disegni, quindi, sono brillanti in ambedue i versi.
Inoltre, essendo disegnato a mano, colpetto dopo colpetto, il batik originale presenta macchie, imperfezioni, piccole anomalie. Lo stampato, al contrario, è pressoché perfetto. Tali imperfezioni possono apparire meno evidenti nelle lavorazioni che utilizzano degli stampi di legno, ovviamente, ma anche in quel caso non vengono eliminate del tutto.
Altro criterio di riconoscimento: la qualità tattile. Provate a toccare un tessuto trattato a mano e uno stampato. Vi renderete conto immediatamente che c’è una bella differenza. Il primo è pieno di lievissime rughe, escrescenze, protuberanze… Il secondo è liscio e morbido.
Infine il colore. Lo stampato mostra colori brillanti e vivaci che non si sbiadiscono con i lavaggi (nel caso ovviamente di tessuti indossabili, come pareo o camice). Il batik fatto a mano, invece, è molto più delicato, e inizia a sbiadire con i primi lavaggi. Ciò non ne pregiudica affatto il valore e la bellezza. Secondo gli estimatori, il lavaggio dona a questi tessuti un aspetto “vintage” che li rende ancora più affascinanti. Sarà…
Il mio consiglio? Se lo scopo è quello di acquistare una piccola opera d’arte, o comunque un oggetto di artigianato di valore, penso che sia meglio rivolgersi a qualche negozio specializzato – come quello in cui sono finito io – e fidarsi delle chiacchiere e delle promesse dei venditori. Devo dire che i prodotti esposti erano di ottima qualità e contrassegnati tutti da un marchio di garanzia statale. I dipinti e le illustrazioni sono gli articoli più belli in assoluto. Si possono appendere come quadri, naturalmente, ma un uso più originale ci è stato suggerito proprio a Yogjakarta. Mettere un batik in una cornice e tra due lastre di vetro; e poi esporlo davanti a una fonte di luce, anche una finestra. L’effetto è straordinario e rende evidente l’eccezionale manifattura di questi prodotti di alto artigianato locale.
Se invece lo scopo è quello di acquistare, per esempio, un capo di vestiario, per esempio l’immancabile sarong, allora il mio consiglio è di rivolgersi alle bancarelle o meglio, ai venditori ambulanti che stazionano sulle spiagge. I loro pareo sono senza alcun dubbio dei falsi batik, tuttavia sono stampati di buona qualità. Per lo scopo per cui vengono acquistati vanno più che bene. E non fanno rimpiangere i soldi spesi nel caso in cui, viceversa, si acquisti un sarong di vero batik e al ritorno a casa ci si accorga che si è stinto o appannato o rovinato irrimediabilmente…