Sono stato in Vietnam per 10 giorni. Non sono molti, lo so, ma sufficienti, a mio parere, per avere una idea poco più che sommaria di questo paese. Si tratta di una idea personalissima, beninteso; in tale ottica è comprensibile definire questo viaggio come “il mio Vietnam”. I miei compagni di viaggio, probabilmente, avranno avuto impressioni differenti, a volte anche discordanti, sui posti che abbiamo visitato e le situazioni che abbiamo vissuto. Nondimeno, ciò che conta è il mio parere, almeno su questo blog. Ed è esattamente ciò che sto per illustrare, sperando che sia utile per chi mi legge.
Il mio Vietnam è stato un viaggio al di sopra delle aspettative. Indubbiamente. Ho trovato un paese in grande crescita, proteso verso il futuro, per alcuni aspetti perfino “moderno”. La sopresa deriva dalla constatazione che il Vietnam, a rigor di logica, è e rimane un paese socialista. Un socialismo ambientale, potremmo dire, che funge da collante delle diverse anime del paese. Qualcosa di indefinito e quasi impalpabile, come una tradizione di famiglia, un comune sentimento religioso, che si avverte appena nelle grandi città ma è presente – con manifesti, slogan e tante falci e martello – nei paesi più piccoli.
Il compromesso – a quanto pare riuscito – tra liberalizzazione economica e mancanza di democrazia è l’aspetto che soprende di più di questa nazione. Come in Cina, forse più contrastante che in Cina, dove almeno i simboli della dittatura del proletariato sono scomparsi da tempo – ad eccezione della Piazza Rossa, ovviamente. Il Vietnam è un esempio di ciò che, qualche decennio fa, nessun economista liberale riteneva possibile: capitalismo senza democrazia. Al contrario, a quanto pare il capitalismo può esistere e prosperare anche senza elezioni! Anzi, a guardar bene Cina e Vietnam, sembra quasi funzionare meglio e con maggiore efficienza!
Il fenomeno farebbe rivoltare nella tomba i vari Hayek, Shumpeter e tutti i fautori di una economia di mercato fortemente permeata dai principi della democrazia occidentale. Probabilmente, come avviene spesso in Economia, le premesse di ogni teoria dovrebbero essere meno lapidarie e tener conto di un fattore indiscutibile: i governati, in qualsiasi luogo del mondo, preferiscono avere più benessere che democrazia. Cina e Vietnam, aderendo a questo semplice assunto, hanno dato ai loro popoli ciò che fortemente desideravano. Tutto qui.
Un modello che ha funzionato anche grazie alla comune appartenenza alla grande famiglia confuciana. Una filosofia/religione molto pragmatica, fondata sul senso del dovere e della disciplina, e su un rigido rispetto delle gerarchie. Confucio e Lenin, insomma, trovano in Vietnam una sintesi perfetta, direi perfino funzionale agli scopi generali che la nazione si prefigge. Il che non impedisce che anche in Vietnam (come in Cina, del resto) il sistema sia devastato da una burocrazia soffocante e spesso inefficiente e dalla corruzione dilagante. Sono i mali di tutti i regimi statalisti, mali atavici, si potrebbe dire, poiché risalgono a molto tempo prima della vittoria dei comunisti.
La seconda buona impressione di questo viaggio proviene dall’organizzazione del settore turistico. Ogni luogo di interesse, anche minimo, è gestito perfettamente, senza sbavature, grazie anche a una rete di comunicazioni interne che ho trovato molto efficiente. Organizzare quindi una escursione è molto facile. I trasporti interni, su strada e su rotaia, sono in buone condizioni; i voli aerei, grazie anche all’offerta di un paio di low cost locali, permettono spostamenti in tutte le aree del paese a costi ridotti. L’inglese, la lingua un tempo del nemico numero uno del regime, è l’idioma che si sente di più dopo il vietnamita. Il francese, al contrario, sembra ormai dimenticato, seppellito da un passato coloniale fallimentare.
Ultima considerazione di carattere generale: alberghi e strutture ricettive sono assolutamente all’altezza della situazione. Grazie anche al fatto che il Vietnam è un paese di recente accesso turistico, trovare alberghi nuovi e ben strutturati è piuttosto facile. I confort sono gli stessi di quelli offerti in paesi più consolidati come Thailandia o Indonesia. Piscine, spa, boutique hotel, confort a profusione… c’è di tutto e di più. Considerando quanti nuovi hotel sono in costruzione in tutto il paese non è avventato pronosticare che il turismo, in un futuro non lontano, diventerà la prima industria del Vietnam.