Ebbene sì, è deciso: quest’anno (2024) si va in India! O meglio, si torna in India, dato che nel lontanissimo 2003 ci confrontammo per la prima (e unica) volta con il sub-continente visitando forse l’area meno complicata del paese, ovvero il Rajastan. Fu una esperienza indimenticabile, peraltro la prima in assoluto fuori dall’Europa! Affrontata con un pizzico di incoscienza, molto spirito di avventura e pochi soldi, ma che è rimasta indelebile nella nostra memoria e ha condizionato tutti i viaggi seguenti. In futuro, forse, dedicherò una sezione di questo blog a quel viaggio, perché ne vale la pena.
Fu, come è facile immaginare, una specie di ordalia turistica, una prova del fuoco da superare allo scopo di conseguire quella sorta di patente che serve per poter affrontare qualsiasi tipo di viaggio. L’India, infatti, è un banco di prova notevole per le capacità di adattamento, di comprensione, di resistenza fisica che devono contraddistinguere ogni buon viaggiatore. Un pugno nello stomaco che bisogna saper incassare, interiorizzare, gestire a livello sia razionale che emotivo, altrimenti la vacanza si trasforma in un incubo.
L’India nel 2003 era un paese ancora in cerca di una propria dimensione, sia interna che esterna. Caratterizzata da insopportabili contrasti e contraddizioni e allo stesso tempo ricca di meraviglie da mille e una notte. Un luogo che regalava gioia insieme a disgusto, stupore e ribrezzo, incanto e scoramento. Che a volte induceva a pentirsi di essersi spinti fin laggiù e subito dopo, davanti a qualche paesaggio o a un tempio, trasformava tutto in un momento magico che non avresti mai voluto interrompere. Una volta partiti, ti auguravi di non metterci più piede, ma una volta a casa non vedevi l’ora di tornarci. Questa era l’India, nel giugno 2003.
Abbiamo pertanto deciso di tornare in India un po’ perchè se non lo facciamo adesso, che siamo ancora in (relativa) buona forma e pieni di entusiasmo, non lo facciamo più. In secondo luogo, ci spinge la curiosità di verificare come sia cambiato il paese dopo 21 anni. Da quanto abbiamo visto in televisione o appreso tramite i resoconti di viaggio, l’India sembra essere cambiata radicalmente dalla nostra ultima visita. E’ divenuta più agevole, da un punto di vista turistico, più a misura di viaggiatore medio senza particolari pretese. Una sfida da cogliere al volo, anche perché – terza e ben più importante motivazione – abbiamo trovato un volo piuttosto a buon mercato, e di questi tempi di rincari esagerati non è un fattore da trascurare…
Quest’anno vogliamo visitare l’India del sud. Iniziando l’itinerario da Mumbai, proseguendo poi verso Aurangabad per visitare le celebri grotte buddiste di Ellora e Ajanta, e finendo il viaggio, probabilmente, sulle coste del Kerala, per la tradizionale crociera dei canali e magari un breve soggiorno in un centro ayurvedico. Vedremo.