L’industria delle perle di Ha Long, antica tradizione o trappola per turisti?

Una crociera per la Baia di Ha Long è un business che coinvolge parecchi soggetti economici. Un meccanismo perfetto che consente a molti operatori di ottenere una parte del bottino pur non avendo nulla a che vedere con le escursioni vere e proprie. Molte attività tradizionali, a ben vedere, senza le crociere sarebbero rimaste nei limiti dei loro mercati locali, destinate a essere stritolate dall’abbraccio soffocante della globalizzazione. Il turismo internazionale non sarebbe mai arrivato da quelle parti. E non si sarebbe mai accorto che esistono beni e servizi tradizionali tutto sommato meritevoli di un acquisto.

Il miracolo delle crociere, che ha determinato anche alcune mostruosità edilizie, come ho già raccontato in questo articolo, ha permesso quindi ai piccoli operatori locali di ritagliarsi uno spazio di visibilità inaspettato. Che tutti adesso anelano ad acquisire, difendere, potenziare. Anche sfruttando le piccole furbizie commerciali che tanto fanno imbestialire i turisti, vittime sacrificali perfette di tali comportamenti.

Come per esempio la visita obbligata a una azienda di produzione di perle. A dire il vero, l’industria delle perle di Ha Long è una attività secolare che ha dato da mangiare a parecchie generazioni di vietnamiti. Non si può dire, quindi, che sia semplicemente una trappola per turisti inventata di sana pianta allo scopo di depredarli. La verità è che la sosta, giustificata anche con l’esigenza di sgranchirsi le gambe e andare al bagno, può servire a farsi un’idea di come si vivesse da quelle parti prima dell’avvento del grande business delle crociere.

In sostanza, ecco cosa avviene esattamente. In prima mattinata un addetto del tour operator della crociera passa da un albergo all’altro per radunare tutti i clienti. Un autobus di medie dimensioni, piuttosto sgangherato, ci accoglie tutti al suo interno e, dopo molte giravolte, verso le 10 lascia la città. La prima tappa è proprio la visita alla fabbrica di perle. Che è chiaramente prevista dal programma di viaggio, per cui risulta perlomeno bizzarro lamentarsi come hanno fatto due turisti sacco-in-spalla spagnoli (anzi, catalani, come hanno stizzosamente precisato) durante la mia esperienza.

Il tragitto verso l’azienda è tutto sommato piacevole. La sosta, che non dura più di un’oretta, offre l’occasione di capire come funziona sia la produzione che il mercato delle perle, e non solo in Vietnam. Il luogo in cui ci siamo fermati noi, nell’estate del 2019, era anche ben collocato vicino ad una spiaggia, con splendida vista sui primi, lontanissimi, cocuzzoli di calcare della Baia di Ha Long. Un luogo piacevole, ben servito da un grande supermarket con tutto il ben di dio asiatico che si può immaginare (snacks di tutti i tipi, frutta liofilizzata, spiedini espressi, ecc.).

I metodi di creazione delle perle e le principali ostriche allevate ad Ha Long
I metodi di creazione delle perle e le principali ostriche allevate ad Ha Long

La visita si compone di una serie di step nel corso dei quali viene accuratamente descritto il processo di creazione della perla. Come si induce l’ostrica a produrla, come si alleva, come si raccoglie e – sopratutto – in che modo vengono classificate le perle ottenute. Perché – come certamente sapranno tutte le donne – non tutte le perle hanno la stessa qualità (e prezzo). E sopratutto, esistono molti metodi diversi per ottenere le più belle.

Delle volenterose donnine ci spiegano tutto recitando la loro pappardella in un inglese senza esitazioni ma comunque quasi incomprensibile. Se in un primo tempo la descrizione delle varie fasi di allevamento risulta interessante, dopo un po’ l’attenzione comincia a calare. Ed è inevitabile, immagino, specie per noi uomini che di queste cose – volutamente e colpevolmente – non ci interessiamo. Per cui quasi impercettibilmente inizi a staccarsi dal flusso ordinato di gente che si sposta da una postazione all’altra seguendo la guida. Te ne vai per conto tuo e, inevitabilmente, sei attratto da altri ben più inutili elementi che ti circondano: la vasca delle ostriche, il panorama che si gode da una finestra laterale, l’abbigliamento (tutto uguale) delle hostess, ecc..

In breve, ciò che ti interessa maggiormente è guadagnare il bar che sta – guarda caso – solo alla fine del tour all’azienda. Solo allora, dietro ad un lungo bancone su cui sono disposti i prodotti più belli e una fila interminabile di macchinette pos, ecco che si intravede la caffetteria e la salvezza. Peccato che il tempo rimasto, a questo punto, è ben poco. Hai appena l’occasione di ordinare una bevanda e subito l’autista, con fare autoritario, viene a chiamarci per radunarci vicino al nostro bus.

La visita pertanto finisce in un grande polverone di mezzi gommati che se ne vanno (per far posto ad altri che arrivano, beninteso). E l’industria delle perle della Baia di Ha Long continua a prosperare anche se quasi nessuno, a dire il vero, acquista una sola perla…

 

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