La Conceria Chouara di Fez

La più importante industria di Fez è senza dubbio quella conciaria. La trasformazione della pelle di capra, mucca o cammello in oggetti di uso quotidiano quali scarpe, cinghie, portafogli o borse è antica quanto la città stessa, se non di più. Pertanto, la Medina di Fez pullula letteralmente di negozietti che vendono tali oggetti in ogni forma, dimensione e prezzo. Sono dappertutto, ma la maggior parte si trovano ovviamente nei pressi delle concerie, ovvero i luoghi in cui, materialmente, le pelli vengono trattate per essere poi lavorate. Fra queste, la più antica e turisticamente trafficata è la conceria Chouara.

Una visita a questa famosa conceria è d’obbligo. Non tanto e non solo perché si tratta di una delle attrazioni più popolari di Fez, ma soprattutto per l’atmosfera che è possibile cogliere. Una atmosfera che, bisogna dirlo, è pesantemente condizionata dall’orribile odore che il luogo emana, appena mitigato dai rametti di menta che le guide del luogo distribuiscono ai turisti prima della visita. D’altronde, la conceria Chouara appare davvero come un luogo straordinario e infernale allo stesso tempo, dove la puzza, la fatica del lavoro, il caldo opprimente, contribuiscono a renderlo simile a un girore dantesco a cielo aperto.

Il processo di trasformazione delle pelli è lo stesso da secoli. Prima le pelli vengono essiccate al sole, in genere sui tetti di Fez, trattandole con un miscela a base di sale grosso. Questo metodo rende il materiale rigido e secco, ma lo predispone meglio alla successiva fase, quella della pulitura. Che avviene nelle vasche bianche, quelle a sinistra nella foto. Qui viene utilizzata una miscela a base di escrementi di piccione, orina e cenere al fine di rimuovere tutte le impurità residue. L’odore pestilenziale deriva proprio da queste vasche, come è facile immaginare.

In seguito, le pelli pulite, tornate di nuovo flessibili, vengono gettate in uno dei vasconi di terracotta per imprimere loro il colore scelto. Questa è la fase più lunga e – apparentemente – più faticosa, perché l’addetto alla mansione deve rimestare continuamente le pelli di ciascun vascone, a volte immergendosi lui stesso all’interno di essi fino alle cosce. Infine, una volta tinta, la pelle viene appesa intorno alla conceria per asciugare al sole prima di essere inviata direttamente alle botteghe di artigiani.

Ci sono due modi per visitare la conceria di Chouara. Il primo, più a rischio e pericolo di chi lo compie, è quello di prenotare un tour per farsi accompagnare giù, nell’antro infernale, e seguire da vicino il processo di lavorazione delle pelli di capra, mucca o cammello. Questo è il modo più completo di farsi un’idea di quanta fatica e sacrificio siano necessari per poter realizzare la materia prima che portiamo ai piedi o nel taschino della giacca… Ma la puzza, laggiù, è davvero insopportabile.

Il secondo, più comodo e scenografico, consiste nell’affacciarsi sulla piazza sottostante da una terrazza o da uno dei numerosi negozi che circondano la piazza. Negozi che – come è facile immaginare – vendono oggetti creati con le stesse pelli lavorate nella conceria sottostante. Di conseguenza, per poter visionare il luogo da una posizione privilegiata, occorre in qualche modo fare un compromesso onorevole con il proprietario del negozio con l’affaccio migliore. Alcuni commercianti offrono tè e rametti di menta senza apparentemente chiedere nulla in cambio. E’ però prassi offrire loro del denaro oppure – cosa più apprezzata – acquistare qualcosa dal loro ricco magazzino.

 

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