La danza del kecak e i suoi effetti collaterali

E’ molto probabile che ad un certo punto la guida vi proporrà di assistere a uno spettacolo a cui non potete mancare. Se avete già visto la danza del Barong, mettetevi in guardia. A Bali gli spettacoli straordinari sono quanto meno inconsueti, almeno in un’ottica occidentale. La danza Kekak tuttavia va oltre ogni nostro principio estetico e rappresenta una prova il cui superamento non sarà per niente facile.

Per prima cosa spieghiamo brevemente cos’è il Kekak. Si tratta di una performance durante la quale un gruppo variamente composto di individui, tutti uomini, scandiscono un continuo, ossessivo cicaleccio del tipo “chakata, chakata, chakata…” Con tale chiacchiericcio accompagnano le fasi di uno spettacolo in cui si alternano momenti di danza e altri di recitazione. Non c’è musica, quindi, solo questo ritmico gracidare che assume intensità e frequenza diversa a seconda dell’azione scenica. Gli uomini che lo praticano si presentano a torso nudo e l’unico indumento che li ricopre è un fazzolettone a scacchi bianco neri.

La storia a cui si assiste è tratta, come al solito, dai testi sacri induisti e riguarda il rapimento e la successiva liberazione della moglie di Rama da parte dell’eroe. Nel corso dello spettacolo quello che possiamo definire “il coro”, ovverossia gli uomini del kekak, si dispongono a cerchio intorno a un fuoco e laciano libera la parte centrale della scena, occupata da attori e ballerini. Partecipano al dramma non solo sciorinando il loro incessante “chakata”, ma anche agitando le braccia, alzandosi e risedendosi, utilizzando il loro corpo come barriera quando occorre difendere il fuoco sacro dall’aggressione di qualche cattivo di turno.

Questo per quanto riguarda la performance. In realtà, leggendo qualcosa anche dopo, ho appreso che la danza non è per niente primordiale come fa intendere di essere. Risale agli anni ’30 del secolo scorso ed è una mera operazione commerciale ideata da un coreografo balinese e da un pittore tedesco per incrementare il turismo a Bali!… Ma nessuno te lo spiega, quando ti propongono di assistere allo spettacolo più interessante e affascinante dell’Indonesia, e forse di tutta l’Asia!…

Il vero momento critico, per il turista ignaro, è l’inizio dello spettacolo. Il kekak viene scandito prima sommessamente, poi sempre più forte, direi quasi aggressivamente, e diventa un frastuono ben poco gradevole, almeno finché non ci si fa l’abitudine. Occorre resistere almeno 10 minuti, a mio parere, prima di mandare al diavolo tutto e togliere il disturbo. Cosa che ho visto fare a parecchi turisti. Dieci minuti, quindi, durante i quali è vietato categoricamente farsi prendere da una crisi di riso sfrenato.

Reazione che coinvolge sempre – o quasi – i bambini presenti, che certo non possono capire la profondità di questa performance tradizional-bauhaus. Le risatine, più o meno soffocate o argentine, si moltiplicano lungo i palchi e coinvolgono piccoli e grandi. Durano poco, perché lo spettacolo va avanti e non accenna a cambiare di una virgola, ripetendo con assillante ripetitività sempre lo stesso copione: “chakata, chakata, chakata…” Allora l’umore cambia. L’ilarità lascia il posto allo sbigottimento. L’azione sulla scena non sembra schiodarsi da una serie continua di momenti di azione frenetica e altri di stasi quasi mistica. Il cicaleccio in sottofondo però è sempre uguale: alto, basso, veloce, lento, ritmico, lamentoso… Il tempo passa e non si intravede neppure l’accenno di una conclusione.

Io consiglio vivamente di resistere. Perché alla fine della rappresentazione arriva il momento tanto atteso: la danza del fuoco. Quella che viene illustrata con tanta efficacia su ogni locandina e manifesto di Bali. Il coro si fa da parte e lascia il posto a un vecchietto che accende un grande fuoco al centro della scena. Poco dopo appare un aitante individuo che inizia letteralmente a “giocare con il fuoco”: compie piroette, ci si siede sopra, ci salta intorno e alla fine effettua una pericolosissima scivolata sopra di esso, producendo una bomba di scintille che fa urlare il pubblico e produce l’applauso più convinto della serata.

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