Il celebre santuario di Erawan a Bangkok

Se c’è una cosa in Asia che affascina il turista occidentale – specie se agnostico – è il modo in cui la religione influisce, spesso prepotentemente, su ogni aspetto della vita e della cultura di quei popoli. Che sia buddismo, induismo, giainismo, confucianesimo, shintoismo, non importa. Il minimo comun denominatore di ogni religione è la sua presenza in ogni aspetto, anche minimo, della cultura umana. Un esempio illuminante è il piccolo santuario di Erawan, al centro di Bangkok.

Si tratta di uno di quei posti che ti lasciano letteralmente a bocca aperta. Situato in uno dei più trafficati e intricati crocevia della megalopoli, il santuario di Erawan si erge al centro di uno slargo circondato da grattacieli, sopraelevate, piloni, traffico infernale. Il tempietto è proprio minuscolo, ma la sua particolarità è un altra. La statuetta dorata che si intravede al suo interno non è buddista. In realtà è una raffigurazione di Brahma, una delle più importanti divinità del pantheon induista. Ha quattro facce e quattro braccia, in modo da essere osservato allo stesso modo da qualsiasi angolazione.

Ma che ci fa un dio indù in una città a stragrande maggioranza buddista? E per quale motivo ogni giorno, ad ogni ora, centinaia di devoti offrono al dio ghirlande di fiori gialli e altri beni più o meno preziosi? Tutto ha origine da un episodio tramandato come se fosse ormai una leggenda metropolitana.

Nei lontani anni ’50, proprio in questo punto, la costruzione di un favoloso hotel a 5 stelle (Erawan appunto) si era progressivamente bloccata. Incidenti sul lavoro a catena, materiali che non reggevano, crolli improvvisi. Tutto sembrava remare contro la sua costruzione e così, fedeli ad una consuetudine tipicamente asiatica, i responsabili del progetto si affidarono alla consulenza di un astrologo. Costui suggerì di elevare un tempio a una divinità propiziatoria, secondo una prassi già utilizzata dagli induisti, in modo da cacciare via la sfortuna che aleggiava intorno alla costruzione. L’idea fu accolta, il santuario fu costruito e da allora funzionò alla perfezione come elemento anti-sfiga. E l’albergo fu terminato.

Devoti in preghiera davanti al santuario di Erawan
Devoti in preghiera davanti al santuario di Erawan

Da quel momento il santuario di Erawan è divenuto il luogo ideale in cui sperare di esaudire qualche desiderio. La folla è quasi sempre molto numerosa ed è difficile trovare un varco da cui osservare la statua di Brahma con calma. I fedeli, come si vede dalla foto, acquistano ghirlande di vario tipo e dimensione e bastoncini di incenso, che vengono accesi e lasciati bruciare durante la preghiera. L’atmosfera è di grande devozione, non c’è che dire, e ciò contrasta vivacemente con il turbinare frenetico di attività che ferve intorno al tempio.

Musica e danza in onore del dio al santuario di Erawan
Musica e danza in onore del dio al santuario di Erawan

Accanto al tempio si nota una costruzione a tettoia, sorretta da robusti piloni di marmo, sotto cui stazionano gruppi musicali e di danza che si esibiscono a ciclo continuo. Costoro sono pagati, di volta in volta, dai fedeli più danarosi che in questo modo provano a rafforzare la propria offerta alla divinità. Per chi non avesse mai visto spettacoli del genere, si tratta di un ottimo approccio alle danze thailandesi, dal momento che il livello di queste danzatrici è più che accettabile. Come si vede dalla foto, chi ha pagato per l’esibizione ha diritto di accucciarsi all’interno dell’area, in posizione privilegiata a contatto di musicisti e danzatrici.

Un altra attività propiziatoria – più alla portata delle tasche dei meno abbienti – è quella di acquistare cibo per il dio (in genere banane) e ghirlande di fiori. Anche comprare biglietti dalla lotteria dai mendicanti sembra essere un’azione benefica e beneaugurante. Ma il gesto che attira maggiornamente l’attenzione dei turisti, per motivi che esulano da quelli previsti, è la liberazione degli uccelli. Ai lati della strada si vedono alcuni venditori ambulanti circondati da decine di gabbiette minuscole con dentro un uccellino. A volte queste gabbie sono così piccole che i pennuti faticano a stare in piedi! Per ingraziarsi la divinità e quindi – in prospettiva – sperare in qualche grazia futura, si è diffuso l’uso di acquistare una gabbietta e immediatamente dopo aprirla, facendo volare via gli uccellini.

Questa operazione è molto apprezzata dai turisti, i quali si affannano ad acquistare uccellini per pochi baht e poi liberarli. Non sanno, tuttavia, che quei furbacchioni di pennuti sono in realtà d’accordo con i loro carcerieri. Pare infatti che ritornino la sera nel luogo dove trovano del cibo, che guarda caso è gestito proprio da chi, l’indomani, li rinchiuderà di nuovo in gabbia e li andrà a vendere al santuario di Erawan. E il ciclo si ripete, proprio come sancito dai sacri testi induisti e buddisti…

 

Lascia un commento