Bako National Park, perché andarci e come arrivarci

Recarsi in Borneo e non fare mai un’escursione nella foresta sarebbe come andare a Roma e non vedere il Colosseo. Forse ancora più grave, a mio modo di vedere. Il Borneo è in grado di offrire una natura favolosa, varia, imponente, a volte piuttosto compromessa, è vero, ma sempre affascinante. Basta semplicemente dare un’occhiata alla mappa e accorgersi di essere letteralmente circondati di riserve naturali, molte delle quali soprendentemente ricche di fauna e vegetazione.

Come per esempio il Bako National Park. In questa minuscola riserva, limitata all’area quasi inaccessibile di un lungo promontorio, le meraviglie di questa grande isola tropicale si mostrano in tutto il loro splendore in pochi chilometri quadrati. Il Bako rappresenta il luogo ideale per conoscere le innumerevoli sfumature della natura senza dover necessariamente accollarsi trasferimenti interminabili e precari pernottamenti nella giungla. Ed è stato questo, appunto, il motivo per cui io e mia moglie lo abbiamo scelto come primo approccio alla foresta primigenia del Borneo.

La Lonely Planet ci aveva descritto questo posto come il giusto compromesso tra il viaggio verso l’ignoto e la visita ai giardinetti sotto casa. Un luogo limitato nello spazio, provvisto di tracciati ben segnalati, servito da innumerevoli mezzi di trasporto, sia pubblici che privati, dotato di ogni forma di confort, come alberghi, ristoranti, bar. Cosa desiderare di meglio per iniziare a esplorare la rigogliosa natura del Borneo? Niente. A parte capire come arrivarci, naturalmente. Perché il Bako National Park è praticamente dietro l’angolo, rispetto a Kuching, però raggiungerlo è piuttosto complicato – come del resto avviene per ogni località malese.

Come arrivare al Bako National Park

Una mappa del Bako National Park

Il Bako si trova a circa 37 km da Kuching e copre la parte settentrionale della penisola di Muara Tebas. Sembra una distanza tutto sommato irrisoria, se paragonata agli standard occidentali, ma è meglio non farsi ingannare dall’apparenza. Se l’idea è quella di trascorrere una unica intera giornata nel parco occorre svegliarsi all’alba e cercare di lasciare Kuching piuttosto presto (7:30-8:00 al massimo) in modo da poter sfruttare appieno il resto della giornata.

Il viaggio, infatti, si compone di un tragitto su strada e uno via mare. La prima parte, se effettuata con un servizio taxi o con The Grab, impiega al massimo 30-40 minuti. La meta finale è Kampung Bako, un porticciolo senza pretese posto proprio di fronte al promontorio che ospita il parco. Con l’autobus, invece, ci vorrà circa un’ora, a volte di più. Gli autobus partono da Kuching a intervalli regolari ma quello giusto, fra i tanti che più o meno si avvicinano alla destinazione, è il numero 1. Nel 2009 era un vecchio scassone colorato di arancione, senza vetri alle finestre e con le sedute di metallo. Si prende in molti punti in città, ma consiglio di salirci sopra a capolinea, ovvero vicino al mercato all’aperto. Qui è possibile acquistare il biglietto della successiva tratta del viaggio, ovvero la navigazione in barca che conduce effettivamente alle porte del Bako National Park.

Giunti a Kampung Bako bisogna pagare le tasse di ingresso al parco e prendere una barca. La penisola, infatti, è piuttosto scoscesa e non possiede strade transitabili ai mezzi gommati. L’unico modo di arrivarci dunque è via mare, aggirandola. La dimensione delle barche varia a seconda della capacità di carico. La maggior parte può ospitare 6-10 passeggeri, ma ci sono anche barchette più piccole (noi ne prendemmo una minuscola, per due persone a malapena) o servizi forniti da lussuosi charter privati. La regola, ad ogni modo, è quella di aspettare finché l’imbarcazione non è al completo. Durante la stagione turistica (giugno-settembre) non ci sono problemi, le barche si riempono in un attimo e partono a razzo una dietro l’altra. Nel resto dell’anno, invece, occorre rassegnarsi a dover aspettare qualche minuto in più.

Il molo di ingresso al parco

Il solo giro in barca è un’avventura in sé, con i conducenti che riescono a cavalcare le onde prodotte dalle maree come surfisti esperti, per la gioia della maggior parte dei visitatori. Il panorama che si apre davanti ai nostri occhi è magnifico. La foresta, che poco prima contendeva alle coltivazioni umane ogni spazio disponibile, qui regna sovrana. E man mano che si procede all’interno della baia sembra che si infittisca sempre di più, coprendo le colline di un tappeto verde impenetrabile.

Il Bako, in due parole

L’ingresso via mare al parco

Ed eccoci finalmente arrivati al Bako National Park. Che è piuttosto antico, visto che la sua nascita risale al lontano 1957. La piccola riserva offre già dai primi passi, quelli per raggiungere l’edificio dei rangers, una perfetta anticipazione delle foreste e della fauna selvatica del Sarawak. Dappertutto si osservano uccelli, scimmiette che saltano di ramo in ramo, qualche varano annoiato che passeggia per i sentieri alla ricerca dei resti di cibo lasciati dai turisti. La sosta nell’edificio principale è praticamente obbligatoria, in quanto bisogna registrarsi e prendere con sè le mappe dei percorsi del parco. Senza di questi, infatti, non ti lasciano andare.

Sì, perché alla fine la cosa più affascinante e divertente di questo luogo è l’assoluta libertà che ti è concessa di visitarlo. Non si avvicineranno individui per molestarsi con le loro offerte di aiuto. Nessuno si curerà di te più del necessario. Se vuoi una guida esperta, i rangers te ne forniranno una. Ma non ce n’è bisogno, almeno per il tipo di trekking che si compie normalmente da queste parti, ovvero la passeggiata per i sentieri più battuti e la camminata sulle spiagge. Basta consultare la mappa e tenere gli occhi aperti, perché le indicazioni sono dappertutto.

Un percorso sopraelevato del Bako National Park

Il Bako è gustamente famoso perché può vantare al suo interno una varietà impressionante di ambienti diversi: foresta palustre, vegetazione padang, foresta di mangrovie, foresta di dipterocarpi, vegetazione di scogliera e altro ancora. Tutta la flora del Borneo, praticamente, è rappresentata qui. E se ti sfugge qualcosa non c’è problema: ogni albero più alto di un metro è opportunamente schedato e provvisto di targhetta di riconoscimento.

Il parco si snoda lungo una costa disseminata di piccole baie, insenature e promontori. Alcuni panorami mozzano il fiato per quanto sono belli! In certe zone sembra di trovarsi in una specie di paradiso terrestre, come attesta la foto di copertina di questo post. I sentieri inoltre sono molteplici e sufficientemente ramificati. Sono caratterizzati da un colore e distinti per distanza e tempo di percorrenza. Pertanto, a seconda del nostro stato di forma, siamo in grado di scegliere ciò che fa al caso nostro senza temere di lasciarci la pelle. Le soluzioni vanno da una semplice passeggiata che costeggia il mare ad  una camminata all’interno, con frequenti salite e discese; dal trekking ben più impegnativo che giunge anche dall’altra parte della penisola, per osservare (se è il periodo) l’arrivo delle tartarughe marine all’escursione con pernottamento e conseguente “safari” notturno. Ce n’è per tutti i gusti, insomma.

Alloggiare al Bako National Park

Uno dei bungalow del parco

Per chi ritiene che una giornata non sia sufficiente, il parco offre anche un ricco campionario di alloggi per tutte le tasche. La maggior parte delle sistemazioni, tuttavia, avrebbe bisogno di qualche riparazione o di un minimo di ristrutturazione. Ad ogni modo, la tipologia più richiesta è quella del lodge, strutturato un po’ sul modello delle Long House boorneesi. In questi edifici possono trovare posto più sistemazioni, e di diverso tipo: si va dalla camera con solo ventilatore e bagno in comune ai dormitori da 4-8 letti. I prezzi sono abbastanza contenuti, almeno in questa fascia di servizi da backpacker “evoluto”. Per chi invece desidera (o non può fare a meno) di maggiori comodità, sono presenti bungalow attrezzati, dislocati in un’area molto suggestiva del parco, che si chiamano Forest Lodge. Qui è facile trovare alloggi con bagno in camera e aria condizionata ma i prezzi salgono fino a 300 RM a notte.

Esiste anche un campeggio, a dire il vero, ma è fortemente sconsigliato perfino dalla direzione del parco. Proprio da queste parti, infatti, stazionano bande organizzate di macachi dalla coda lunga che spesso fanno irruzione nelle tende, correndo via con vestiti, borse, dentifricio o qualsiasi altra cosa stuzzichi la loro fantasia.

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