La spettacolare grotta di Niah

Una delle attrazioni naturali del Sarawak – tra le tante – è senza dubbio la grotta di Niah. Una enorme cavità carsica, quasi completamente avvolta dalla foresta pluviale, raggiungibile senza difficolà sia da Miri che da Bintulu, le due città più vicine. Frequentata dall’uomo da tempo immemore, ancora oggi viene utilizzata dagli abitanti del luogo per raccogliere i prelibati nidi di rondine, base di una pietanza molto ricercata in tutto il sud est asiatico.

La grotta di Niah fa parte del parco omonimo, inaugurato nel lontano 1974 dopo decenni di scavi archeologici ed esplorazioni. Il luogo, infatti, è importante anche e soprattutto dal punto di vista storico, dato che comprende molti siti di sepoltura risalenti al paleolitico e al neolitico, oltre che antiche pitture rupestri disseminate un po’ dappertutto. Qui sono state trovate prove di occupazione umana risalenti a migliaia di anni fa, come vasellame, suppellettili, utensili di pietra e osso e resti di cibo. Ma la scoperta più sbalorditiva di tutte è stata quella di un teschio risalente a circa 40 mila anni fa, cosa che ha retrodatato di parecchie migliaia di anni l’arrivo dei sapiens nel sud est asiatico.

Motivi più che sufficienti. perlomeno a mio parere, da costituire la meta irrinciabile di una escursione ad hoc. Da affiancare, magari, al vicino Mulu National Park, forse più ricco di aree naturali ma privo del fascino di questa immensa e isolata grotta tropicale. Ad ogni modo, consiglio di programmare almeno 5-6 ore per una visita quanto più possibile completa, anche se non accurata come forse meriterebbe, e quindi regolarsi di conseguenza con i trasporti.

Come si arriva a Niah

Il modo più semplice e rapido è quello di mettersi d’accordo con un taxista locale (a Miri o a Bintulu) che ti porta davanti al quartier generale del parco (un’ora e mezza circa) e ti aspetta pazientemente per tutto il tempo che occorre alla visita. E’ quello che abbiamo fatto noi, nel 2008, anche perché allora non esisteva ancora The Grab, il sistema di trasporto privato più diffuso in Asia. In alternativa – ma bisogna calcolare bene i tempi – è possibile prendere un autobus dal terminal di Pujut Corner a Miri (10-15 Ringitt) e chiedere all’autista di farti scendere alla Niah Rest Stop. Da qui si prende un taxi (ce ne sono parecchi in attesa) che ti porta all’entrata del parco per 30-50 Ringitt.

L’ingresso è di 20 Ringitt per noi stranieri. Per i Malesi è ridotto a 10. Dal quartier generale, situato in una radura che si apre a fatica nel soffocante abbraccio della foresta pluviale, inizia il percorso (ottimamente segnalato) che conduce alla Grande Grotta. Sono circa 3 chilometri, quindi non è una passeggiata qualsiasi, considerato anche il clima. Ma è una delle passeggiate più affascinanti che si possano fare, lo posso garantire.

Dal quartier generale all’imboccatura della grotta di Niah

Il percorso si snoda lungo una lunga e sinuosa passerella di assi di legno che s’inoltra a fatica nella boscaglia. E’ stata costruita per agevolare il passaggio dei turisti ed evitare di camminare sul terreno viscido e insidioso sottostante. In certi punti è posta a qualche decina di centimetri dal sottosuolo, in altri, dove il terreno diventa più sconnesso, o dove il suolo è paludoso, anche a un paio di metri. Ovunque la vista è magnifica: la foresta si dispiega ai nostri lati magnifica e imponente, e comunque a distanza di sicurezza dalla passerella. Il canto degli uccelli e degli insetti è il rumore di sottofondo che ti accompagna fin dal primo passo: a volte armonioso e piacevole, a volte franstornante, specie quando al coro si aggiungono le cicale…

Ogni tanto, soprattutto se si va di mattina presto, si incrociano i cacciatori di nidi di rondine che tornano ai loro villaggi. La grotta – e tutte le altre più piccole intorno – sono il luogo di nidificazione di una specie particolare di rondine, molto diffusa nel Borneo, famosa per la capacità di costruire nidi sulle erte pareti delle caverne. Questi nidi, di per sé costituiti da fango, paglia e saliva, sono una vera e propria ricercatezza culinaria locale, e non solo. Vengono utilizzati per preparare un brodo molto saporito che costituisce la base di innumerevoli zuppe di noodles, in gran parte cinesi.

La raccolta dei nidi di rondine

I contadini del luogo nel 2008 erano gli unici che avevano la possibilità di entrare e uscire a proprio piacimento dal parco. Avevano il permesso di raccogliere i nidi, ma non oltre un certo orario mattutino – presumo per non dar fastidio ai turisti – e in base a rigide quantità predefinite. In ogni caso, la raccolta veniva descritta allora dalla Lonely Planet come una delle attività più pericolose del mondo. E a ben vedere, lo era assolutamente.

Non so oggi, ma allora per raggiungere i nidi, posti nelle aree più alte e inaccessibili della volta, i contadini dovevano ergere dei pali lunghissimi, ricavati da lunghi tronchi sottili, ai quali erano stati inseriti dei pioli laterali, a mo’ di scala. Questi pali, che da soli non sarebbero bastati a raggiungere la volta della caverna, venivano legati l’uno all’estremità dell’altro fino a raggiungere la lunghezza desiderata. Ma non bastava. per arrivare proprio in cima, i locali sfruttavano dei tronconi che erano stati fissati precedentemente (e non so proprio in qualche modo) e penzolavano nel vuoto.

Si tratta pertanto, come si può capire, di una pratica davvero pericolosa. Ogni singola ascesa, infatti, espone queste persone ad una rovinosa caduta che può essere letale, a dir poco. Ma il guadagno che tale commercio assicura copre abbondantemente qualsiasi rischio.

Il grande antro della caverna

La parte finale del percorso diventa più accidentato e si snoda al riparo di un estesa sporgenza di roccia. A sinistra, man mano che si procede, si possono osservare i resti degli scavi archeologici effettuati nel passato. Ogni tanto si intravede un antro più profondo, buio, che si apre nel vuoto e da cui emergono, a volte, piante rampicanti dalle forme contorte – e un tantino inquetanti.

La grotta di Niah è davvero impressionante. Soprattutto in termini dimensionali. L’entrata della caverna principale è alta 60 metri e larga 250 e la sua superficie copre 10,5 ettari. E’ uno spettacolo che ti sorprende a ti lascia letteralmente senza fiato per parecchi minuti. Si tratta senza dubbio di uno degli ingressi alle grotte più spettacolari al mondo. La vista dall’imboccatura sulla foresta circostante è davvero unica: i bordi della caverna sono caratterizzati da inumerevoli stalattiti e piante rampianti che penzolano dall’alto e creano una cornice affascinante sul panorama esterno.

La camera interna è ancora più suggestiva. Si estende in altezza, laghezza e soprattutto in profondità, perdendosi nel buio, tanto da lasciare qualche dubbio sull’eventualità di proseguire o meno il cammino. Ma una fitta rete di passarelle, del tutto simili a quelle percorse prima nella foresta, che si inerpicano nella penombra e tra i massi, fa svanire presto qualsiasi timore. Nondimeno, prima di procedere verso l’ignoto consiglio di dare un’occhiata al terreno, specie negli angoli dove la luce inizia a scarseggiare. Perché occorre rendersi conto che, al di là dell’oscurità e dalle distanze da percorrere, il vero disagio sarà quello di dover condividere spazi e oggetti con i legittimi abitanti della caverna. Che non sono proprio soggetti gradevoli…

Il mondo sommerso della grotta di Niah

La fauna della grotta di Niah è quanto di più vario si possa trovare in un ambiente così limitato. Non ci sono solo graziose rondini che svolazzano indisturbate (o quasi) tra la volta della grotta e l’esterno. Più all’interno, dove il buio comincia ad aggredire gli ambienti, vivono alcune colonie di pipistrelli, facilmente identificabili dagli acuti fischi che emettono mentre volano. Pipistrelli e rondini contribuiscono abbondantemente all’altra risorsa tipica di questa parte del mondo, il guano da fertilizzante. Questo elemento, la cui presenza si riconosce immediatamente dall’odore, ricopre di una sostanza viscida e maleodorante quasi tutte le zone della grotta: occhio quindi a dove mettere i piedi. In alcuni punti il guano è presente anche sui corrimano delle scale, e non è raro accorgersi (troppo tardi) di averlo toccato inavvertitamente. Consiglio a questo scopo una bottiglia d’acqua per un lavaggio rapido e, se disponibili, anche dei fazzolettini profumati.

Ciò che però rende la camminata un vero safari è la presenza di una varietà pressoché infinita di insetti e ragni di tutte le specie e dimensioni. Il suolo letteralmente brulica di zampette, addomi, tenaglie, testoline che si agitano nel buio alla ricerca di cibo o riparo dai predatori. Fra i rappresentanti più inquetanti di questo mondo sommerso segnalo senz’altro le scolopendre, che si aggirano anche sugli scalini dei percorsi guidati, e raggiungono a volte dimensioni raguardevoli. Io stesso ho messo mano su una bestia del genere, in un punto particolarmente oscuro della caverna, pensando fosse un elemento di sostegno della scala. Quando mi sono reso conto che l'”elemento” si muoveva ed era piuttosto agitato, l’ho gettato a terra e ho capito subito di cosa si trattava.

Oltre alle scolopendre è facile scorgere scarafaggi necrofori di varie specie, ragni, grilli, falene, cimici, insetti stecco e innumerevoli famiglie di vermi. Ma la scena più raccapricciante si può osservare quando tutti questi animali convergono verso i numerosi cadaveri di rondine o pipistrello che cadono dalla volta. In alcune aree della grotta di Niah, le più oscure e meno trafficate dai turisti, i corpi di questi sventurati animali ricoprono quasi integralmente il terreno. La disponibilità di cibo attira migliaia e migliaia di insetti che iniziano ad accalcarsi sul cadavere senza badare a differenze di specie o di numero o di dimensione. Ho assistito ad una scena in cui una rondine è stata letteralmente sommersa da una marea di insetti che in pochissimi minuti l’hanno quasi completamente svuotata dall’interno di ogni elemento edibile, lasciando sul terreno solo piume, ossa e un piccolo becco grigio.

Alle origini della presenza umana

La grotta principale, man mano che si procede verso l’interno, inizia a restringersi e il percorso s’inerpica verso l’alto, dove le rocce sembrano precludere qualsiasi ulteriore passaggio. Le passarelle diventano sempre più ripide e instabili, procedono a zig zag e si perdono nell’oscurità. In realtà, visto da sotto, la prospettiva di arrivare fin lassù spaventa non poco. Eppure non si tratta che di un frammento dell’intero percorso. Arrivati in cima, infatti, si apre un altro scenario, altrettanto vasto ma questa volta quasi completamente immerso nell’oscurità. E le passarelle sembrano continuare anche in quell’apparente vuoto…

Il giro prevede di attraversare un paio di ambienti più piccoli, al buio quasi completo, per cui è opportuno procurarsi prima una torcia o attivare l’illuminazione del cellulare. La camminata avviene nel silenzio più totale, o quasi; qui non ci sono rondini o pipistrelli che emettono i loro richiami, qui gli unici rumori soffocati sono i nostri passi e le voci di altri turisti, caratterizzate da un rimbombo un po’ sinistro. Eppure non ci si sente mai a disagio, non c’è niente di cui avere paura. Gli scenari che si aprono davanti ai nostri occhi ad ogni svolta del sentiero sono talmente affascinanti da farti scordare che stai passeggiando nel ventre della terra in una sperduta foresta del Borneo.

Una volta terminata la visita alla grande caverna, occorre ritornare indietro e dirigersi senza alcun indugio verso la Grotta Dipinta. Qesta cavità è caratterizzata da numerosi dipinti che appaiono ovunque sulle pareti biancastre. I soggetti sono vagamente antropomorfi o astratti, ma c’è un’area in cui si riconoscono, come si vede in foto, delle imbarcazioni. Questo dipinto è chiamato “la nave della morte” e richiama l’antico modo in cui venivano sepolti gli antichissimi abitanti della grotta, ovvero dentro le loro barche. In effetti, nella Grotta Dipinta sono state trovate anche bare a forma di barca, conservate adesso nel museo del Sarawak.

Alloggiare presso la grotta di Niah

Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo luogo magico e selvaggio, è consigliabile estendere la visita anche ai dintorni di Niah. Un giorno solo, pertanto, non basta: bisogna prendere in considerazione l’idea di pernattare direttamente nel parco. Dove, tra l’altro, da qualche anno è possibile effettuare una visita notturna (guidata) nella giungla e nei pressi delle grotte. Ma dormire a Niah non è assolutamente un problema.

Fin dai tempi della mia visita sorgevano infatti nei pressi della biglietteria delle abitazioni in legno e latta, alcune più lussuose, altre decisamente spartane, che offrivano alloggio a prezzi contenuti. Oggi il complesso si chiama Forest Lodge e a quanto pare si è ingrandito e offre servizi decisamente migliori. Le sistemazioni sono divise in “tipi”. Il Forest Lodge di tipo 1 (1 letto king size, aria condizionata, bagno e servizi igienici annessi, soggiorno e frigorifero) costa 300 Ringitt. Una camera nel Forest Lodge Tipo 2 (2 letti singoli, aria condizionata, bagno e toilette annessi) costa 250 Ringitt; e così via, a calare per i tipi 3, 4 e 5 (da 200 a 100 Ringitt a notte). Per i meno esigenti esiste anche la sistemazione in ostello: costa 15 Ringitt e i servizi sono in comune.

Nei pressi è presente anche un campeggio con spazio per 25 tende. Il prezzo è di 5 Ringitt a persona.

 

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