Il Taman Negara, perché vale una visita

Per chi ama la natura la domanda che pongo nel titolo è del tutto inutile, oserei dire anche stupida. Il Taman Negara (letteralmente, in malese “parco nazionale”) è una degli ecosistemi più ricchi del mondo, con le sue 150 specie di mammiferi e una quantità inimmaginabile di specie botaniche da far invidia al resto dell’Asia. Inoltre, cosa ancora più affascinante, è la foresta più antica al mondo: si pensa che alcune aree al suo interno risalgano addirittura a 130 milioni di anni fa!

Fin qui le cifre. Ma il Taman Negara merita il lungo viaggio per raggiungerlo? Secondo me sì. Solo l’idea di poter camminare dove, milioni di anni fa, pascolava un Brachiosauro o cacciava un Tirannosauro, mi riempe ancora oggi di eccitazione. Non è proprio dietro l’angolo, d’accordo, ma a mio parere è una di quelle deviazioni dal circuito turistico tradizionale che vale la pena fare.

Come raggiungere il Taman Negara

Il parco sorge proprio al centro della penisola malese. Può essere raggiunto quindi da diversi punti di partenza, ma in genere non si tratta mai di un percorso lineare. Arrivarci in modo indipendente, a prescindere quindi dai numerosi tour operator che organizzano viaggi da Kuala Lumpur o da Malacca, richiede due o più tratte di viaggio. La più veloce ed economica è senz’altro l’autobus da Kuala Lumpur alla città di Jerantut a Pahang. Da qui le opzioni sono tre: prendere l’autobus (o un taxi) per il quartier generale del parco di Kuala Tahan, risalire il fiume o prendere il treno fino all’ingresso nord di Merapoh.

Un altro sistema, più costoso ma senza dubbio più veloce, è prendere l’aereo da Kuala Lumpur a Kuala Terengganu (sulla costa est della penisola). Ci sono molte compagnie low cost che effettuano il volo, e i prezzi sono davvero stracciati (con Airasia, per esempio, un volo di sola andata a settembre costa 11€). Da Kuala Terengganu, poi, la scelta è praticamente obbligata: bisogna mettersi nelle mani di un taxista e farsi portare all’entrata di uno dei due ingressi del parco.

Lo scassone che ci ha portato all’interno del Taman Negara

Nel 2009 il nostro programma di viaggio era un tantino più complesso. Prevedeva infatti di trasferirsi direttamente da Penang al parco. Quindi si trattava di un tragitto decisamente più complicato di quelli descritti sopra. Per quanto mi ricordi, mi pare che prendemmo un bus fino a Ipoh, cittadina famosa per la famigerata epidemia di influenza suina. Qui trovammo la coincidenza con un altro bus, ancora più scassato del precedente, per Jerantut. Da qui, infine, grazie al tassista della foto, ci siamo diretti all’ingresso meridionale del parco, dove, presso il fiume Tembeling, si trovava anche il nostro albergo. Abbiamo scelto di entrare da sud perché Kuala Tahan è sicuramente molto vicina alle principali attrazioni (facili) che caratterizzano questa area del parco, compresi i famosi canopi.

Primo approccio al parco

Neppure il tempo di posare le nostre valigie e darsi una spruzzata di insetticida, e ci siamo precipitati verso il fiume. Era tanta la voglia di vedere questo famoso muro di alberi compatti, come lo descriveva la nostra Lonely Planet, che non ci siamo neppure curati di cambiarci. Come al solito, purtroppo, il primo approccio con il Taman Negara non è stato proprio esaltante. Dopo aver percorso un lungo viale in terra battuta, invaso di spazzatura, siamo arrivati presso la riva, che dalla nostra parte del fiume era un enorme campo di ciottoli piuttosto accidentato. Di fronte si è presentata la solita sequela di bancarelle, negozietti di souvenir, ristorantini, quasi tutti disposti su chiatte come quelle in foto. Ciò impediva di guardare oltre, a meno di non spostarsi lateralmente e raggiungere un altro punto panoramico: da lì abbiamo visto l’area in cui iniziava ufficialmente il Taman Negara.

Le abitazioni presso il fiume Tembeling

Visto che stava per fare buio, quel giorno ci siamo fermati lì. Abbiamo fatto foto, sondato i prezzi dei vari ristoranti (mediamente più alti che altrove in Malesia), preso accordi con un’imbarcadero per l’attraversamento del fiume del giorno dopo. Quando siamo tornati all’albergo ci siamo trovati immersi nell’oscurità. A quel tempo, infatti, non c’era illuminazione pubblica, e quindi abbiamo dovuto camminare per larghi tratti nel buio quasi assoluto. Ma ne è valsa la pena, perché ci siamo trovati immersi in tutti i suoni e rumori che la foresta produce di notte: gracidii di rane e rospi, urla di scimmie, richiami di uccelli notturni, grilli e insetti vari.

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