Il caos ordinato della folla di Shibuya

E’ indubbio che l’aspetto che impressiona di più delle grandi città giapponesi è l’incredibile quantità di persone che circola per strada. Nel corso dei nostri viaggi, io e mia moglie ci siamo imbattuti spesso in luoghi in cui la presenza umana era, per così dire, debordante, come a Delhi o a Pechino, ma in Giappone abbiamo avuto una sensazione diversa. L’impressione cioè che ci fosse più gente, o meglio, che tutti quelli in grado di camminare fossero proprio lì: accanto a noi, in strada, dentro la metro, all’ingresso di un museo, nei mercati, presso ogni tempio…

Questa impressione si amplifica nei luoghi più affollati per definizione. Come le stazioni ferroviarie, per esempio, o gli ingressi (o uscite) della metro. Qui bisogna essere quasi degli equilibristi per non venire travolti dalle onde di teste e corpi che si muovono avanti e indietro, si incrociano, si frangono una sull’altra determinando brevi momenti di confusione, subito circoscritta e ricomposta, per poi riprendere a muoversi quasi senza senso. Ovviamente il senso c’è, eccome: i giapponesi non vanno in giro a casaccio, anche se dall’alto un ipotetico osservatore spaziale potrebbe pensare di avere a che fare con un formicaio.

I giapponesi, al contrario, si muovono in questa bolgia con ordine e disciplina, di fretta ma senza frenesia, disposti ad aspettare il loro turno con pazienza senza mai prevaricare i vicini. E malgrado la calca, riescono anche a barcamenarsi perfettamente evitando urti, spinte, strattonate e tutto quello che da noi, invece, sarebbe la regola.

Ci sono luoghi, diventati famosi come l’incrocio di Shibuya, in cui la densità di esseri umani che si muove, apparentemente senza meta, è quasi incalcolabile. Si tratta di un luogo da non perdere, secondo tutte le guide, perché assistere a un tale spettacolo assicura un divertimento senza eguali.

Anche noi, naturalmente, ci siamo andati. Abbiamo scelto il momento forse più adatto per avere un’idea precisa del posto, cioè un sabato pomeriggio, peraltro piovoso. Il primo impatto con la marea umana di Shibuya è avvenuto all’uscita dalla stazione metro che sfocia proprio sulla piazza. Il volume di persone che procedeva verso la luce era spaventoso! Privati di qualsiasi possibilità di muoverci autonomamente, ci siamo fatti quasi sospingere dolcemente da quella massa compressa in movimento; non eravamo letteralmente in grado di fare alcunché, tanto era lo stupore per quanto ci stava avvenendo.

Una volta vomitati fuori dalla metro – perché così è sembrato, dal momento che la folla ha preso velocità una volta guadagnato lo spazio per muoversi in tutte le direzioni – il nostro imperativo era quello di trovare un posto adeguato da dove osservare e riprendere tutto con la videocamera. Non abbiamo neppure tentato di raggiungere lo Starbucks che è situato in un angolo strategico della piazza: la fila di turisti in coda per raggiungere il secondo piano del locale, dal quale – dicono – si gode della visuale migliore dell’incrocio, era tale da scoraggiare chiunque. Ci siamo quindi accontentati di uno spuntone di marciapiede lievemente sopraelevato, sufficientemente discosto dal via vai continuo della stazione metro, e da lì abbiamo aspettato che lo spettacolo avesse inizio.

La prima curiosità è data dalla struttura stessa di questo famigerato incrocio. Sono 5 attraversamenti con strisce pedonali disposti tre a raggiera e due di raccordo tra vie minori. In pratica, quando il semaforo è rosso i pedoni si accumulano sui rispettivi marciapiede; durante quei pochi minuti di sosta si formano così ben 10 blocchi di persone che si accrescono esponenzialmente con il passare dei secondi, e qui la gente s’infittisce, si accalca in pochi metri quadrati, proprio come le mandrie di gnu che devono attraversare un fiume infestato da coccodrilli, ma non osano fare il primo passo.

Quando finalmente il semaforo diventa verde, ecco che lo spettacolo ha inizio. Le masse si muovono all’unisono e sembrano procedere una contro l’altra verso il centro dell’incrocio, dove ci si aspetta una collisione generale di proporzioni epiche con morti e feriti sul campo… Invece non succede nulla; i frequentatori di questo incrocio – in genere giovani e giovanissimi in fogge estreme e bizzarre – sono bravissimi a svicolare, deviare i propri passi repentinamente, fermarsi e proseguire a singhiozzo, zigzagare tra la gente che viene incontro senza subire alcuna conseguenza. Lo fanno con una tale grazia e leggerezza che ti viene quasi voglia di provare.

E noi lo abbiamo provato, tanto per non farci mancare nulla… Ma non con la stessa leggerezza… In effetti ho tentato di attraversare l’incrocio centrale con la videocamera in mano, tanto per offrire un’idea più immediata e realistica dell’azione. Dopo pochi passi di goffe schivate e qualche rude contatto, ho dovuto desistere, perché sicuramente sarei andato a sbattere contro qualche malcapitato cittadino nipponico. Sicché, malgrado ci fossimo proposti di ritentare il “guado” da un altro punto, abbiamo convenuto che era meglio restare dove stavamo, cioè presso la stazione ferroviaria della JR, lì dove sorge la statua del cane Hachiko, e prendere fiato prima di procedere oltre all’interno del quartiere.

Una ultima curiosità. Presso la statua abbiamo incontrato la squadra giovanile del Barcellona calcio. Chissà, tra quei giovanissimi ragazzi forse c’era il prossimo Messi o Iniesta…

i baby giocatori del barcellona
I baby giocatori del Barcellona

Lascia un commento