In Giappone l’abito fa l’impiegato

In Giappone abbiamo avuto più volte l’occasione di notare un fenomeno piuttosto curioso: il modo di vestire degli impiegati (o presunti tali), in prevalenza di genere maschile. Sembra infatti che viga una rigida etichetta sul modo di abbigliarsi quando si va al lavoro, una regola non scritta, naturalmente, ma che vincola tutti, giovani e anziani, e viene rispettata ovunque, a nord come a sud.

impiegato in camiciaGuardiamo la foto accanto. Essa ritrae un signore che attraversa la strada presumibilmente diretto verso il luogo di lavoro. Cosa c’è di strano? Niente: la camicia è sobria e pulita, i pantaloni ben stirati, le scarpe lucidate a nuovo… Se qualcosa di inusuale trapela, forse, è la foggia e il colore dei capelli, di un rosso eccentrico assolutamente improbabile considerando i parametri genetici giapponesi. Tutto in regola, quindi? Sì, se vogliamo guardare solo al singolo. Ma diamo un’occhiata alle sue spalle: ecco un altro signore, più anziano, più basso, altrettanto indaffarato. Cosa c’è di particolare? E’ vestito come il tipo dai capelli rossi. Uguale. Stessa tipologia di camicia, stesso colore dei pantaloni, stesse scarpe inevitabilmente di vernice lucida. Se allargassimo lo sguardo ci accorgeremmo che su quella stessa strada, in quel preciso istante, stanno camminando nelle due direzioni una marea di persone tutte abbigliate alla stessa maniera: camicia, pantaloni scuri, scarpe di pelle nera.

Questo fenomeno, una volta individuato, ti condiziona la vacanza! Da quel momento non puoi fare a meno di guardare come si vestono tutti quelli che ti circondano e notare se ci sono eventuali differenze o meno. Ti accorgi, pertanto, che le variazioni sul tema sono pochissime, ma le sfumature sono innumerevoli: si può portare una camicia colorata, a volte anche a righe ma senza mai allontanarsi troppo dal modello base, che prevede un colore di fondo chiaro; può essere inoltre a maniche corte, lunghe o arrotolate sull’avambraccio, non fa differenza. I pantaloni devono essere sempre più scuri della camicia, e questo sono convinto sia una vera e propria imposizione sociale, perché non sono mai riuscito a individuare la minima eccezione alla regola. Le scarpe, infine, sempre di pelle, anche se a volte ho individuato persone con le scarpe da ginnastica; ma penso si trattasse di pensionati, o comunque gente che non lavorava stabilmente in un luogo fisso.

Il modello descritto fino ad ora rappresenta la tipologia base. E’ così diffuso che viene replicato, quasi senza variazioni, nell’uniforme maschile imposta ai ragazzi della scuole pubbliche e private.

Tuttavia, osservando ossessivamente i giapponesi per strada, nei locali pubblici, nelle stazioni metro ecc., mi è parso di individuare altre due variazioni sul tema che meritano qualche considerazione. La prima variante è identica a quella base ma prevede di indossare la cravatta. Molti giapponesi sfoggiano questo look piuttosto datato, da film anni 60 americano, in cui la cravatta scura sulla camicia inevitabilmente chiara li rende più eleganti, quasi più importanti di tutti coloro che invece la cravatta non l’indossano. Forse che all’interno dell’intricata selva di convenzioni tipicamente nipponiche, ci sia una regola che consenta a taluni, magari di più alto grado, di poter sfoggiare la cravatta, e a tal’altri, di rango inferiore, non lo permetta? Chi lo sa? Questa riflessione sembra avvalorata dalla terza tipologia di abbigliamento: giacca o completo, cravatta e camicia a volte scura. Qui si tratta evidentemente di funzionari e dirigenti e il vestito funziona proprio come da noi, è una vera e propria uniforme sociale. E non si pensi che l’uso della giacca sia condizionato dalla temperatura esterna, o da qualsiasi altro fattore non riconducibile a questa mia teoria. In banca mi è capitato di vedere una miriade di impiegati con camicia semplice, qualcuno anche con la cravatta, uno solo (il dirigente) con il completo. E faceva molto caldo.

Che si tratti di una uniforme sociale, quindi, non ci sono dubbi. I giovani, peraltro, tentano di allontanarsi da questo modello, per quanto possibile. Ed ecco che appaiono camicie più moderne, eccentriche, bizzarre, con colletti più piccoli e alla moda, ornate di pizzi e merletti, spesso molto attillate. I pantaloni sono sempre più scuri della camicia, ma anche qui emergono scelte coraggiose, come la struttura a sigaretta oppure le strisce laterali in raso lucido. Le scarpe, poi, sono un vero marasma di variazioni fantasmagoriche, sempre nere e di pelle, per carità, ma dalle fogge più ardite e improbabili; e tutte sicuramente molto costose…

Dei capelli ne parliamo in un altro post, perché ne vale la pena.

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