Una giornata al mare a Koh Samui, durante il monsone

Non tutte le spiagge di Koh Samui sono proprio come ci si aspetta, specie durante l’estate. I panorami paradisiaci con le palme che lambiscono un mare piatto, cristallino e invitante come una piscina sono piuttosto rari, o comunque bisogna andarseli a cercare con il lumicino. Il motivo è semplice: l’elemento che rovina una giornata al mare, a Koh Samui, è il monsone. Basta poco e in un attimo scoppia il finimondo…

L’estate Thailandese combacia quasi esattamente con la stagione dei monsoni. E Koh Samui, pur essendo meno esposta di isole più esterne come Pukhet, ne risente altrettanto pesantemente. La giornata tipo, pertanto, si apre quasi sempre con un bel sole splendente che ci accoglie benevolo su spiagge appena lambite dalle onde del mare. Di prima mattina, quindi, la situazione è tra le più favorevoli, e induce a credere che possa durare a lungo. Tuttavia, quasi sempre nel bel mezzo della mattinata, il cielo viene invaso da nuvole e sebbene non minacci pioggia, il panorama perde improvvisamente colore e una triste tonalità di grigio inizia a pervadere ogni cosa. Il mare smarrisce la sua limpidezza, inizia ad agitarsi, qualche onda comincia a frangersi sul bagnasciuga con maggiore violenza. A volte si alza anche il vento, che piega gli ombrelloni e fa volare asciugamani e cappelli, ma per adesso i turisti restano al loro posto, resistono, sperano sempre che tutto torni alla normalità. Anche perché, in fin dei conti, se in una giornata del genere non vai al mare è come se avessi sprecato un giorno di ferie.

La giornata, durante il monsone, si rovina quasi sempre verso l’ora di pranzo. E’ allora che le nuvole, che sembravano tutto sommato lontane e inoffensive, adesso prendono corpo, si allargano, diventano più scure e minacciose. Ogni tanto arriva il rombo lontano e soffocato di un tuono. L’aria si fà più frizzantina e il vento inizia a tirare sul serio, producendo cavalloni sempre più alti e aggressivi. I più avveduti o previdenti (o semplicemente chi ci è già passato), raccolgono frettolosamente le loro cose e tagliano la corda. Ma altri, inconsapevoli, o tenacemente aggrappati alla speranza che si tratti di un fuoco di paglia e nulla più, restano stoicamente al loro posto e si espongono alle intemperie.

Solo quando cade la prima goccia di pioggia avviene il fuggi fuggi generale. I turisti cercano scampo sotto gli alberi o al riparo di ristoranti e localini che proprio grazie al monsone e alle sue intemperanze riescono a spuntare i migliori affari dell’anno. D’altronde, cosa si può fare di diverso se non sedersi sotto un ombrellone di fibre di palma, o sotto un tetto di bambù, e mangiare e bere qualcosa? Di tornare in albergo non se ne parla, ovviamente, e non solo perché è distante dalla spiaggia. La giornata non può finire in modo così meschino; quindi pazienza, iniziamo a consumare prima del previsto o – come è accaduto spesso a me e mia moglie – malgrado la ferrea intenzione di non mangiare nulla e di fare un po’ di dieta…

Raramente la prima avvisaglia di una bufera tropicale rimane tale. Posso assicurare che anche a Koh Samui il monsone è in grado di scatenarsi in men che non si dica. La pioggia a vento si intensifica, i tuoni aumentano di frequenza, i lampi tagliano il cielo che diventa sempre più nero. L’acquazzone che segue è di dimensioni bibliche. La pioggia è così fitta che per qualche minuto sembra di essere entrati in un banco di nebbia, non si vede più nulla intorno. Le grondaie iniziano a sputare fuori fiotti di acqua sempre più abbondante e violenta, che producono voragini nella sabbia sottostante.

Una bufera come questa può durare dai 5 minuti alle 4-5 ore. E non lascia praticamente alternative su come trascorrere il tempo in attesa. Se non continuando a consumare bevande e cibi spazzatura. Qualcuno, abituato a questi stop improvvisi, si organizza portandosi dietro carte o giochi da tavolo. Altri continuano a svolgere le stesse occupazioni di prima, ovvero leggere un libro, ascoltare musica, scherzare con i vicini. La maggior parte, invece, resta a contemplare, sbigottita, il finimondo che li circonda. E osservandoli sembra proprio di individuare, nei loro volti delusi, il lento esaurimento di ogni residua speranza.

Ma anche il monsone offre una tregua. Raramente si protrae fino a sera. Anzi, alle volte si sfoga in una decina di minuti di spaventosa violenza e poi si ritira con la stessa rapidità con la quale è arrivato. I nuvoloni si squarciano, l’azzurro del cielo torna a farsi spazio, i primi raggi di sole tornano a scaldare i poveri bagnanti intirizziti. E avviene il miracolo: le pozzanghere si asciugano rapidamente, la sabbia torna a essere soffice e farinosa, ogni testimonianza della precedente bufera d’acqua sparisce come per incanto. E i turisti, timidamente e con qualche comprensibile esitazione, tornano a invadere gli spazi che avevano precipitosamente abbandonato poco prima.

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