Le cascate sono una delle principali attrazioni dello Sri Lanka. Non solo per il turisti, che le trovano un ottimo soggetto fotografico e nulla più. Sono anche uno dei pochi luoghi in cui farsi un rapido bagno rinfrescante e magari approfittarne per darsi una lavata generale… E’ frequente, infatti, individuare qualcuno che mette mano a sapone e shampoo e sfrutta le acque correnti per fare quella che a tutti gli effetti è una doccia.
Uno dei luoghi più suggestivi e allo stesso tempo più utilizzati per questo tipo di pratica sono le cascate Rawana, situate a pochi chilometri da Ella. Sulla bellezza della località non si può dire proprio nulla. Queste cascate si dispiegano su 3 livelli, attraversando un dirupo che si apre in mezzo alla foresta e creando caratteristiche piscine lungo il loro percorso. La prima, e più grande, è proprio quella in cui ci si imbatte appena arrivati. Si presenta come un ampio bacino proprio di fronte al ponticello da cui è possibile ammirare la cascata. Qui la maggior parte dei turisti rimane prudentemente ad osservare il panorama, restando al riparo, al contempo, dalla nebbia di acqua vaporizzata che avvolge il posto.
Per i più coraggiosi, invece, esiste la possibilità di raggiungere la prima piscina naturale ed evetualmente provare ad immergersi. In effetti una bozza di sentiero transennato c’è e dovrebbe rassicurare sulla fattibilità della cosa. Ma una volta più vicini ci si accorge che non è proprio una passeggiata. Il percorso è accidentato, sdrucciolevole, dove le zone fangose si alternano alle pozze d’acqua e ai massi lisci come olio. Per cui bisogna stare molto attenti a dove mettere i piedi e sfruttare, dove serve, anche braccia e mani per mantenere l’equilibrio. Una volta superato questa prima difficoltà, non è che i problemi siano finiti…
La prima vasca si presenta infatti come nella foto: un pericolosi mix di acque vorticose e di zone asciutte, tutte estremamente affollate di locali e turisti in attesa di immergersi. O almeno di provarci, perché una volta arrivati e verificata la situazione reale, non sono molti quelli che decidono di provare a fare il bagno. Una parte cospicua di questi intrepidi rimane in attesa, in dubbio se abbandonare il metro quadrato di sicurezza appena faticosamente conquistato per affrontare un tuffo in acque tutto sommato non così accoglienti.
Ad ogni modo, i più temerari si immergono nei due-tre punti balneabili dell’area, mostrando di apprezzare molto l’esperienza. L’acqua non è particolarmente fredda, è vero, ma una volta usciti è meglio asciugarsi in fretta perché si rischia di morire di freddo pur essendo ai tropici. Gli altri, forse temendo questa eventualità, si limitano ad avvicinarsi prudentemente ai flutti e a bagnarsi i piedi.
I locali, invece, considerano le cascate Rawana un luogo sacro. Lo condividono pazientemente e allegramente con i turisti ma per loro il principale scopo della visita è quello di fare un bagno rituale. Non necessariamente nelle piscine naturali; basta anche mettersi sotto ad uno zampillo qualsiasi e l’obbligo è soddisfatto. All’occorrenza, ci sono un paio di fontane appositamente costruite in cemento per facilitare il compito. Da una di queste sgorga violentissimo un getto d’acqua che viene sfruttato da molte persone non solo per bagnarsi ma anche per darsi una pulizia generale. Come testimonia la foto. Quella ragazza si stava limitando a lavarsi i lunghi capelli, ma ho visto decisamente di peggio. Una donna, incurante di trovarsi al centro dell’attenzione generale, ha iniziato a lavava in tutto il corpo, strofinandosi vigorosamente le parti intime al di sotto del vestito.
I locali, infatti, non si spogliano mai completamente. Gli uomini al massimo si denudano il torso e le gambe; le donne preferiscono continuare ad indossare l’abito con cui sono arrivate. Per asciugarsi, poi, c’è sempre tempo. L’occasione è vissuta sempre con gioia e partecipazione; non è raro vedere uomini e donne, anche di una certa età, giocare con l’acqua e schizzarsi tra loro. Sembra che la gita alle cascate Rawana sia una specie di divertimento collettivo da condividere con familiari e amici.
La cascata. come dicevo all’inizio, si sviluppa su tre livelli. Quello appena esaminato è il primo (o il terzo, a seconda da dove si inizia a contare); per raggiungere gli altri bisogna inerpicarsi su un ripido sentiero laterale che si perde nella giungla. Naturalmente non mi sono nemmeno sognato di percorrerlo, un po’ perché il tempo era tiranno, molto per il timore di impegnarmi in una scalata faticosa e alla fine improduttiva. Chi ha affrontato la salita, tuttavia, ha dichiarato che ne valeva la pena. Il percorso sembra meno difficoltoso di quanto appaia, visto dal basso; la cascata offre scorci molto suggestivi e ci sono punti in cui è possibile ammirare il panorama sulla valle sottostante in tutta la sua grandiosità. Per i più allenati è una escursione che magari è il caso di fare. Per me… ne parliamo nella prossima vita.