Viaggiare in piedi su un treno giapponese? E’ più facile che in Italia…

Ci sono situazioni che sembra impossibile possano verificarsi, specie se i nostri pregiudizi la fanno da padrone. Le nostre convinzioni, avvalorate da quelle degli altri, a volte di intere comunità, diventano Vangelo, si radicano dentro i nostri pensieri, sicché, quando avviene l’impensabile, ecco che si sgretolano clamorosamente, lasciandoci frastornati, vuoti e delusi. Un esempio concreto? Temere per un singolo secondo che la proverbiale efficienza dei trasporti su rotaia giapponese possa venire meno. Sarebbe come bestemmiare. Eppure…

Eppure è successo. In breve, abbiamo compiuto l’intera tratta da Hiroshima a Kobe in piedi su uno dei famosi “treni proiettile”. La foto, scattata allora, lo documenta senza possibilità di dubbio: e io stesso, mentre la scattavo, ero letteralmente sconvolto dall’incredulità, tanto da sentirmi le mani tremare, e non per gli scossoni.

Non è stato un caso, naturalmente. Si tratta di una eventualità che può accadere facilmente, specie sulle tratte più brevi e più trafficate, soprattutto nella stagione turistica. Dopo i lunghi spostamenti compiuti in precedenza nell’assoluta comodità e tranquillità, questa volta ci è toccato restare in piedi, in posizione critica (i vagoni dei treni veloci non sono fatti per ospitare gente in piedi, come si ricava dalla foto), sballottati dal treno e dai viaggiatori che andavano e venivano, dominando a fatica un vago disappunto per una situazione che non ci era mai capitata prima, neppure sugli autobus laotiani o sugli scassatissimi treni thailandesi.

Questo sentimento era evidentemente condiviso dagli altri turisti occidentali che viaggiavano sul nostro stesso vagone; le loro facce erano tutto un programma, ma nessuno si lamentava. Tutti cercavano di mantenere un atteggiamento distaccato, quasi indifferente, come se da loro, sui loro treni, viaggiassero sempre in piedi. Ma si indovinava il disappunto e la delusione, mentre i loro occhi vagavano freneticamente tra le file dei posti a sedere, sperando di scorgere un vuoto, oppure qualcuno che accennasse ad alzarsi, e non per andare in bagno.

Ma perché si viaggia in piedi su treni veloci e costosi come quelli? La spiegazione è semplice: nelle tratte più brevi, come appunto Hiroshima-Kobe (brevi per gli standard giapponesi, ovviamente), i convogli sono più corti. In sostanza, ci sono meno vagoni. Di conseguenza diminuiscono le carrozze con posti liberi (sono quasi sempre 3 su 8), per cui si abbassa drasticamente la possibilità di trovare posti non ancora occupati all’interno.

Se poi aggiungiamo la stagione, o l’orario di punta, allora viaggiare in piedi può diventare una realtà, per quanto disagevole, affatto remota. Ma non c’è nulla da fare. Basta guardare i giapponesi stessi, che sopportano la situazione con serenità e devo dire anche con un pizzico di allegria… allora si dimenticano disagi ed equilibrio precario e ci si gode anche questa fantastica esperienza di viaggio.

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