Sung Sot, le grotte “della sorpresa”

Le grotte di Sung Sot si trovano sull’isola di Bo Hon, vicino a molte altre famose attrazioni come l’isola di Ti Top,  di cui ho già parlato in questo post. E’ probabilmente il centro ideale di tutti gli itinerari turistici che riguardano la Baia di Ha Long. Uno di quei luoghi che pensi non valga la pena vedere, visto che si tratta delle solite grotte calcaree piene di stalattiti e stalagmiti di ogni forma e dimensione. Eppure, una volta giunti davanti alla sua imboccatura, si para davanti uno scenario difficilmente ammirabile altrove. Le grotte Sung Sot sono davvero, come le chiamano i locali, le grotte della sorpresa!

L’inizio della salita che conduce all’ingresso di Sung Sot

Frutto anch’esse degli immensi movimenti tettonici che hanno modellato questa parte del mondo, il complesso di caverne fu scoperta dai francesi nel 1901, ma fino al 1993 praticamente nessuno sapeva che esistessero. In quell’anno la baia di Halong ottenne il riconoscimento di sito patrimonio dell’Unesco e da allora il flusso di turisti è iniziato a crescere esponenzialmente. Oggi il parco naturale e le caverne annesse sono frequentate da un numero impressionante di visitatori, tali da dover stabilire turni e percorsi obbligati per smistare il traffico. In certi momenti della giornata, infatti, si perde gran parte del tempo restando fermi in coda, incolonnati dietro a snervanti serie continue di capannelli, ingorghi, intasamenti di gente o aspettando il proprio turno per attraversare qualche zona particolarmente angusta. Tutto ciò tuttavia non sminuisce affatto il valore di questo luogo le cui bellezze, devo dire, ripagano appieno dei disagi sopportati.

Uno degli scorci più emozionanti di Sung Sot

La visita inizia dal momento dell’approdo all’isola. Da qui è impossibile capire dove andrai a finire, perché a parte il paesaggio, decisamente gradevole, niente fa supporre che, da qualche parte, ci sia una grotta. I turisti vengono energicamente invitati a seguire un sentiero che si inerpica su per il fianco della collina. Questo percorso, che ogni tanto regala scorci da infarto, è quasi completamente sommerso dalla foresta e dalle formazioni di roccia che incombono sul passaggio. La passeggiata dura poco più di 10 minuti (sono appena 50 scalini), ma posso assicurare che le soste per fotografare il panorama saranno parecchie, e quindi è probabile che ci si metta molto di più. Inoltre, è meglio portarsi dell’acqua: il caldo, da queste parti, è notevole e si suda come in una sauna.

La meta finale è una fessura nella roccia posta a circa 25 metri sul livello del mare. Da qui si scende in un primo anfratto, solo in parte coperto, dentro cui i turisti vengono organizzati in gruppi di numero predefinito, in modo da poter essere spediti dentro a intervalli regolari. In questo modo gli addetti alla sicurezza sperano di poter disciplinarne il flusso e quindi evitare gli ingorghi e l’affollamento di cui parlavo prima. Si tratta, come è naturale aspettarsi, di una pia illusione. L’arrivo continuo di nuove imbarcazioni, provenienti dalle navi da crociera ancorate al largo o dai battelli privati, mette in crisi qualsiasi proposito, per quanto buono. Risultato? Fin dal primo passaggio, quello che introduce alla prima caverna, si procede alla velocità di un lombrico stanco…

La prima caverna di Sung Sot

La prima caverna della grotta di Sung Sot è conosciuta come la “sala d’attesa” ed è alta circa 30 metri. Un grazioso sentiero di pietra transennato evita ai visitatori di mettere un piede fuori percorso o perdersi. La prima cosa che balza all’occhio è la differente conformazione della roccia. La volta, in alcuni punti, non sembra neppure il soffitto di una caverna. La roccia appare a volte bianca a volte rosata e se non fosse che si trova sopra di noi, diresti che assomiglia alla superfice di una spiaggia fossilizzata. Ai lati si intravedono alcune pareti più scure, forse di basalto, e gruppi di stalattiti e stalagmiti evidenziate da una sapiente illuminazione interna.

Con le pareti quasi perpendicolari e la volta piuttosto uniforme, la sala d’attesa assomiglia quasi a un “Teatro d’Opera”, e a quanto pare i vietnamiti amano pensare che sia così. Dopo aver superato  uno uno stretto sentiero, si sfocia quindi nella seconda caverna, più ampia della prima, e qui gli “Ohhh” di meraviglia si sprecano.

Una visione d’insieme delle grotte di Sung Sot

La seconda grotta, infatti, è così grande che potrebbe contenere un migliaio di persone tutte in una volta. E ogni preoccupazione relativa all’eccessiva antropizzazione del luogo evapora come per incanto. L’ambiente è enorme, magnifico, costellato da gruppi di stalattiti e stalagmiti che si estendono dal pavimento e dal soffitto, in molti casi incontrandosi a metà strada. In certe zone sembrano essere state messe là apposta, visto che assomigliano a delle enormi colonne portanti della volta.

Da qui parte un percorso tortuoso intorno alla caverna che offre ai turisti una serie di viste della grotta da diverse angolazioni. Le occasioni di scattare foto indimenticabili si moltiplicano, e così si riduce progressivamente la velocità di scorrimento dei turisti. Peraltro, uno degli spettacoli che avvince di più (e blocca il flusso) è dovuto all’azione dei raggi di luce che provengono da alcune fenditure nella roccia. Questi fasci bianchi e soffusi, che si uniscono all’illuminazione colorata della grotta, rendono ogni scorcio della grotta un vero spettacolo di colori e magia.

Anche le grotte di Sung Sot, come tante altre in Asia, non si sottraggono allo sport preferito dagli Orientali: riconoscere nelle conformazioni di roccia più bizzare delle forme umane, di animali, di cose e perfino collegate a concetti astratti o filosofici… Esiste infatti un vasto campionario di blocchi rocciosi a cui è stato assegnato un particolare soggetto. In molti casi, in realtà, è necessario un enorme sforzo di immaginazione, perché è quasi impossibile riconoscere in un ammasso di roccia amorfo qualcosa di simile, per esempio, ad un mammuth! Eppure le guide locali insistono nel costringerti ad ammirare di volta in volta un elefante, una foca, dei fiori, e persino un generale che raduna la sua truppa!

L’unico oggetto chiaramente riconoscibile, da molti punti di vista, è una stalagmite che sorge quasi isolata in un punto più alto della prima caverna. Come si intuisce dalla foto sopra, si tratta di una colonna dritta e affusolata di calcare, dalla forma decisamente fallica. Per i locali si tratta proprio di questo, non ci sono dubbi: un simbolo di fertilità, dunque, e di conseguenza il monolite è diventato il più fotografato di tutto il sito.

Un altro scorcio di Sung Sot, visto dal molo

Dopo aver fatto l’intero giro delle grotte, si raggiunge un punto più elevato da cui si viene indirizzati, a scaglioni, verso l’uscita. Da qui, procedendo lungo una balconata molto suggestiva che si snoda lungo l’altro lato della collina, si torna lentamente giù, ma non al punto di partenza. Questa volta si attraversa tutta l’isola e ci si trova tutti in un piccolo molo a cui sono attraccate le barche che ci hanno precedentemente portati fin qui. E anche questa volta, il panorama che si apre ai nostri occhi, è di una bellezza struggente e magica. Un altro motivo, semmai ce ne fosse bisogno, per giudicare la visita alle grotte di Sung Sot uno dei momenti più preziosi dell’intero viaggio in Vietnam. E non sarà l’unico…

Lascia un commento