Scalare Sigiriya: ecco cosa serve davvero

Ed eccoci giunti al momento fatale: abbiamo pagato il biglietto, ci siamo incamminati lungo l’ampio giardino che conduce alla rocca, abbiamo scoraggiato, con parole più o meno offensive, le guide improvvisate che ci assillano lungo tutta la passeggiata. Non resta altro che affrontare l’ultima, ormai inevitabile, fase: scalare Sigiriya.

Si tratta di una salita difficile, faticosa, a tratti pericolosa. Prima di affrontarla, pertanto, sarebbe opportuno sapere come abbigliarsi, cosa portarsi appresso, come comportarsi durante l’ascesa. Ecco quindi un breve promemoria utile allo scopo.

Scegliere le scarpe adatte

Eviterei di affrontare la scalata di Sigiriya affidando la stabilità e la salute dei propri piedi alle infradito (come fanno i locali, tanto per intenderci). Ci sono tratti non proprio agevoli e sarebbe un errore affrontarli non potendo contare sulla massima presa possibile. Le infradito, inoltre, possiedono l’indubio svantaggio di poter scivolare via ad ogni istante, cosa piuttosto seccante quando ti trovi su scale di metallo a picco sul baratro sottostante… Le scarpe da trekking, a mio avviso, sono la calzatura l’ideale; e comunque anche un paio di scarpe sportive, purché abbiano una buona suola a carrarmato, vanno bene.

Portarsi sempre dell’acqua e salviette umide

Malgrado appaia più agevole del previsto, la rocca di Sigiriya è in grado di asciugare ogni stilla di energia e umore acqueo in pochi minuti. Una bottiglia d’acqua, possibilmente da 2 litri, aiuterà a riprendere tutti i liquidi che inevitabilmente perderemo, e questo anche nelle condizioni climatiche più favorevoli. Anche le salviette bagnate possono aiutare a rinfrescarsi e pulirsi dal sudore grondante.

Vestirsi con abiti leggeri e traspiranti

Il sudore, in effetti, è il nemico numero uno di tutta la salita. E diventerà una vera tortura se sbaglieremo la scelta degli abiti. Io consiglio di abbigliarsi in maniera più leggera possibile. I pantaloncini, in particolare, sono da scegliere con particolare attenzione. La salita prevede di affrontare gradini anche molto irregolari, alcuni piuttosto ripidi, altri distanziati l’uno dall’altro; sarà quindi necessario compiere movimenti delle gambe molto ampi sia in larghezza che in altezza. Un pantaloncino corto, sopra il ginocchio, è quanto di più comodo possa esserci in queste situazioni. Non impedisce la normale articolazione della gamba e consente all’aria di circolare più facilmente. Quanto alle magliette, suggerisco di utilizzare le moderne t-shirt in microfibra: sono più traspiranti e aiutano a gestire l’abbondante sudorazione.

Proteggersi dal sole ad ogni costo

Il sole, anche nelle giornate velate o nuvolose, può ustionarvi senza neppure che ve ne accorgiate. Inoltre, gran parte della scalata si svolge praticamente senza alcun riparo. Proteggersi dal sole è quindi una priorità. Cappello e creme solari non devono mancare, così come gli occhiali dal sole.

Non guardare in basso

Il consiglio è valido per chiunque, anche chi non soffre di vertigini. Esistono punti, a Sigiriya, che possono mettere in crisi anche i più coraggiosi. I disturbi possono arrivare all’improvviso, con giramenti di testa o perdita momentanea dell’equilibrio, e questo succede più spesso di quanto si creda. Io suggerisco di fermarsi, trovare una posizione comoda e stabile, riprendersi con calma; e poi – eventualmente – guardare il panorama intorno.


Scalare Sigiriya, insomma, è una escursione che bisogna programmare accuratamente, evitando di lasciarla al caso o all’improvvisazione del momento. Detto ciò, occorre anche ammettere che non si tratta di una ammazzata epica. La scalata non è in definitiva così spaventosa come appare da lontano, o dal basso, poco prima di affrontarla. Dovrebbe durare poco più di un’ora, ma dipende dalla presenza o meno della massa di turisti in transito. I gradini sono ufficialmente 1200, una parte dei quali distribuiti su scale a chiocciola di metallo o passerelle in bilico sul baratro sottostante. La maggior parte del tempo si perde proprio qui, in fila per infilarsi, uno dopo l’altro, lungo questi percorsi stretti e angusti.

Ad ogni modo, esistonoi molti punti in cui è consigliabile fermarsi (calca permettendo). Da queste terrazze più o meno naturali è possibile ammirare il panorama, così come di volta in volta si dispiega al nostro sguardo, rifocillarsi, fare qualche bella foto e riprendere fiato.

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