La street fashion delle ragazze di Osaka

Uno degli aspetti più stravaganti del Giappone è il rapporto scansonato e un po’ infantile che hanno i giapponesi con l’abbigliamento. Dimenticato il rigore formale dei tempi passati, che imponeva regole di vestizione complicatissime e rigide, da qualche decennio i giapponesi sono divenuti i più spericolati sperimentatori di tutte le mode più eccentriche che esistano al mondo.

I modelli sono cambiati e si sono evoluti seguendo le mode del momento. Gli abiti occidentali hanno soppiantato definitivamente il kimono, che ormai rimane utilizzato per scopi puramente cerimoniali. Si sono propagati rapidamente nel paese conquistando progressivamente giovani e meno giovani. Ma sempre con quel tocco di originalità ed estrosità che appartiene allo stile di vita giapponese.

Basti pensare al modello – prima di tutto culturale e poi di costume – rappresentato dai fumetti manga e anime. In fin dei conti sono solo fumetti o cartoni animati, quindi un prodotto destinato – in maniera preponderante – ad un pubblico infantile o al massimo adolescenziale. Questo da noi. In Giappone, invece, si tratta di una vera e propria cultura pop, un insieme di personaggi, mondi, relazioni, storie che fanno parte del proprio bagaglio emotivo e culturale e che ti accompagneranno per sempre nel corso della vita. Per rendersene conto basta osservare quante persone, di tutte le età, leggono fumetti in metropolitana. E alcuni di questi non sono propriamente per bambini…

I modelli di riferimento della moda giovanile

Tale premessa serve a comprendere qual è il quadro di riferimento per spiegare come mai le ragazze e i ragazzi giapponesi si vestano in modo così bizzarro da far pensare che sia in corso una festa in maschera. E’ stata esattamente questa la mia impressione. Sopratutto a Osaka, una sera, quando ad un certo punto mi sono visto circondato da una compagnia di ragazze vestite in modo molto particolare. Un gruppetto, infatti, sembrava seguire una moda che potrei definire “tardo-hippie”: capelli disordinati ma decorati con fiori e nastri; gonna lunga e irregolare; cappelli improbabili; gilet, camicie a quadri, anfibi ai piedi… Insomma, un mix di mode a volte discordanti fra di loro.

Un altro gruppetto invece sfoggiava abiti più inerenti alle contaminazioni manga. Le ragazze indossavano minigonne ampie, corpetti molto attillati, grembiulini ricamati, calze con autoreggente, scarpe dai tacchi vertiginosi; alcune esibivano anche generosi décolleté. Una copia in carne e ossa delle eroine dei fumetti.

Ebbene, è stato proprio questo secondo gruppo di ragazze che mi ha sollecitato una riflessione un po’ amara. In fin dei conti, mi sono chiesto, come si vestono queste ragazze? Trucco, acconciature, abiti attillati, lingerie in bella mostra, accessori un po’ da vetrina sado-maso… Amettiamolo: aderiscono è un modello pesantemente influenzato dal più becero immaginario sessuale maschile.

Moda o modello maschilista?

Il criterio che accomuna ogni abito, ogni modello, infatti è la provocazione sessuale. Un abito da infermiera, o da cameriera, o da college girl viene reinterpretato in chiave erotica: le gambe vengono scoperte generosamente, i tacchi alzati, le calze mostrate a mezza coscia, il petto scoperto fin dove lo permette la decenza, il trucco estremizzato fino a rendere ogni volto una maschera. Queste ragazze pensano di imitare solo un fumetto e forse – coscientemente o meno – sanno di poter provocare qualche reazione per così dire naturale. Tuttavia ciò che succede realmente è che alla fine fanno solo il gioco di qualche pervertito di mezza età con fregole da pedofilo.

La donna è dunque descritta come una bambolina sessuale, un giocattolo erotico da usare a piacimento, meglio ancora se giovanissima; sempre pronta a soddisfare ogni desiderio del maschio di turno. Deve essere sempre disponibile, gentile, esageratamente ammiccante – e in questo le giapponesi sono delle maestre. Deve essere abbigliata in modo inequivocabilmente provocatorio, tale da stimolare continuamente il desiderio dell’uomo. Insomma, il modello è maschile, anzi maschilista, non c’è dubbio. Quelle ragazze vestite da lolita o da scolaretta scosciata se ne renderanno conto, prima o poi?

 

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