Perché andare a Kanazawa

Abbiamo scelto Kanazawa come terza tappa del nostro viaggio per il motivo più futile che esiste: era la via più breve per andare giù, verso Kyoto, senza dover di nuovo tornare indietro. Quindi evitando di scavalcare le Alpi giapponesi e ripercorrere la linea per Nagoya, bella quanto si vuole ma tutto sommato un po’ troppo lenta per i nostri tempi stretti.

Pertanto, dovendo dare un senso turistico a questa scelta, ci siamo documentati a dovere e in breve abbiamo trovato qualcosa che potesse giustificare la tappa a Kanazawa. Nell’ordine, le “meraviglie” di questa città di provincia sono:

  • Il castello di epoca shogun.
  • Il famoso (per i giapponesi) giardino Kenrokuen, anch’esso risalente allo shogunato.
  • Il quartiere delle geishe.
  • Le antiche case dei samurai.
  • La stazione centrale, modernissima, un vero spettacolo di architettura moderna.
  • Il gelato ai semi di sesamo di un aberrante color antracite.

Rinfrancati dalla prospettiva di non aver sprecato due giorni del nostro prezioso viaggio, abbiamo salutato la ridente e piovosa Takayama, ci siamo rificcati in un bel treno-proiettile e in meno di un’ora siamo arrivati a Kanazawa. Che subito ci ha impressionati favorevolmente.

Una delle sale d’attesa della stazione di Kanazawa

La sua stazione ferroviaria, in particolare, ci ha mozzato il fiato: moderna, pulitissima, con molti punti di sosta adeguatamente equipaggiati di tutto ciò che serve al viaggiatore in transito, compreso un delizioso giardino zen ricavato in un cortile interno, che a prima vista sembra un enorme quadro, o una foto, tanto risulta improbabile in quella collocazione. Per non parlare poi dei molteplici punti ristoro disseminati un po’ dovunque all’interno della stazione, luoghi davvero ricchi di ogni ben di dio, gastronomicamente parlando, per di più aperti fino a sera tardi.

L’albergo che avevo scelto, necessariamente vicino alla stazione ma non troppo distante dalle principali attrazioni della città, a quanto pare era meta di tour organizzati frequentati esclusivamente da allegri e rumorosi vecchietti. Ogni mattina, a colazione, l’atmosfera sembrava quella di una scolaresca in gita, con gli anziani giapponesi che ridevano, scherzavano, facevano battute in continuazione, parlavano ad alta voce… un comportamento diametralmente opposto a quello dei loro concittadini più giovani, posati, silenziosi e forse anche più tristi.

La città di Kanazawa offre un comodo servizio di bus che la percorrono circolarmente in un verso e nell’altro. Sono contraddistinti da due colori, mi pare uno verde e uno arancione, e al momento dell’acquisto del biglietto, con validità giornaliera, ti danno anche la cartina delle zone turistiche raggiungibili con questo servizio.

Il costo è modesto, il viaggio in autobus procede tranquillo, senza patire troppo un traffico cittadino un pelo più stressante di altre città giapponesi, comunque sempre meno caotico di quello nostrano. L’unica cosa a cui prestare attenzione, come del resto in tutto il Giappone, è il verso in cui procede il bus, dal momento che hanno la guida a sinistra.

Quindi nella cartina le fermate sono collocate sulla parte sinistra della strada, non in quella destra. Un dettaglio apparentemente insignificante, lo ammetto, ma occorre abituarcisi, altrimenti si rischia non solo di scendere alla fermata sbagliata, ma anche di essere investito…

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