Teotihuacan è probabilmente una delle mete turistiche più affascinanti dell’intero continente americano. Le sue piramidi, in particolare, così maestose e perfette, giustificano a mio parere il biglietto aereo per il Messico. Eppure Teotihuacan non è una meta di viaggio così scontata. Molti tour operator italiani, ad esempio, la escludono dagli itinerari più popolari perché saltano senza troppi rimpianti la tappa di Città del Messico. Troppo lontana, troppo costosto organizzare il trasferimento verso le località più rinomate, troppo complicato gestire una città così grande in un viaggio di pochi giorni… E così le piramidi di Teotihuacan rimangono solo sui deplian e nelle riviste di archeologia, costituendo al più il sogno di un prossimo (improbabile) viaggio in Messico.
Ho già spiegato più volte quanto sia importante andare a Città del Messico; meglio ancora all’inizio del viaggio. La presenza di un’area archeologica così importante a poche decine di chilometri dalla capitale rafforza questa idea. Non vedere Teotihuacan equivale a perdersi Pompei in un viaggio in Italia. Del resto, visitare il Messico senza farsi un’idea di ciò che rappresenta, da un punto di vista storico e archeologico, la civiltà che ha costruito le piramidi di Teotihuacan, è una follia: niente che si vedrà dopo, in Yucatan o in Chiapas, potrà avere senso senza aver ammirato prima questi splendidi monumenti.
Ho già raccontato come è possibile raggiungere, senza spendere un patrimonio, il sito archeologico in tutta sicurezza. Adesso non mi resta altro che fornire qualche dritta su come visitarlo, cercando di evitare, per quanto possibile, decrizioni storiche e architettoniche che non mi competono. Per quelle c’è Wikipedia.
Le piramidi di Teotihuacan fanno parte di un complesso archeologico vastissimo che rappresenta l’unica testimonianza di una civiltà mesoamericana pre-atzeca di cui si sa davvero ben poco. Ciò che è certo è che la città doveva essere un centro politico, culturale e religioso di grande rilevanza in tutto il Messico fin dal I secolo dopo Cristo, in grado di ospitare, al suo massimo splendore, non meno di 200 mila abitanti. Il centro iniziò il suo declino intorno al VII secolo ma fino a oggi nessuno ha capito perché. Pur essendo abbandonata, per molti secoli gli Atzechi la considerarono un luogo sacro, meta di pellegrinaggi e sacrifici, contribuendo in tal modo a preservarla fino all’arrivo degli spagnoli. Oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco.
La visita al sito non pone particolari problemi logistici. Una volta entrati però ci si rende immediatamente conto che non sarà una passeggiata. Le piramidi svettano in ogni direzione e alcune di esse (le più belle) appaiono lontanissime, praticamente irrangiungibili! Inoltre, non esiste un percorso nettamente delineato per visitare al meglio il centro. Tutto ciò che bisogna fare è seguire il flusso dei turisti e – soprattutto – la scia dei venditori di chincaglierie e souvenirs che delimita strade e costruzioni storiche.
A proposito di questi commercianti, uno degli oggetti più stravaganti e allo stesso tempo più venduti, è una specie di zufolo che produce uno strano suono. In realtà, è un ruggito rauco, quasi un miagolio, che rieccheggia continuamente in tutta l’area causando – almeno all’inizio, quando non si sa da cosa o da chi proviene – una certa inquietudine in chi l’ascolta. L’oggetto in questione, in pratica, imita alla perfezione il ruggito del giaguaro, animali sacro in Messico e venerato praticamente da tutte le civiltà pre-ispaniche. Questa specie di ocarina, la cui estremità riproduce la testa del felino, è il souvenir più venduto e desiderato dai turisti, soprattutto i bambini, che lo giudicano irresistibile.
L’altro oggetto più venduto – ma questo in ogni angolo del Messico – è il teschio della “Santa Muerte”. Riprodotto in svariati combinazioni di materiale e colori, è presente in qualsiasi bancarella di Teotihuacan a prezzi irrisori, almeno rispetto al resto del paese. Completano l’offerta di oggetti inutili: statuette rappresentanti guerrieri atzechi; animali di ossidiana e giada; vasi e vasetti di qualsiasi dimensione; ninnoli di ogni tipo; gli immancabili sombreri.
Il grande viale che taglia di netto la città di Teotihuacan raggiunge le due piramidi più rappresentative del sito, ovvero la Piramide del Sole e la Piramide della Luna. Prima del Covid era permesso scalarle, affrontando la dura ascesa con l’ausilio di corde (i gradini sono piuttosto ripidi e irregolari); dal 2021 in poi è stato proibito, visto che non era più consigliabile utilizzare la stessa corda per visitatori potenzialmente infetti. Nel 2022 nessuna piramide era scalabile, con l’eccezione di alcune più piccole, raggiungibili tramite una rampa di terra rialzata.
Il colpo d’occhio è magnifico, è indubbio, anche se ho sofferto un po’ il mancato raggiungimento della cima di una delle piramidi per poter fotografare un panorama certamente spettacolare. Dal basso, infatti, l’impressione è che tutto sia infinitamente piatto e la perfetta simmetria dei monumenti non aiuta certo la visione d’insieme. Per avere un’idea più “rialzata” occorre arrampicarsi su un contrafforte laterale, un muraglione che conduce al Palazzo di Quetzalpapalotl, altra meraviglia architettonica del sito. Da qui è possibile scattare qualche foto meno prospettica e più intrigante alle due piramidi.
Il complesso di Quetzalpapalotl è oggetto giustamente di molta curiosità e attenzione e risulta quindi quasi sempre molto affollato. I responsabili del sito hanno stabilito dei turni di 12-15 persone alla volta, della durata di non più di mezzora, per dare a tutti la possibilità di visitarlo: occorre pertanto armarsi di parecchia pazienza. La visita si snoda lungo percorsi predefiniti, limitati da corde e barriere, e non permette di raggiungere alcuni punti più panoramici ma pericolosi del tragitto interno. Tutto ciò che è consentito è mettersi in fila, aspettare il proprio turno, fotografare il più rapidamente possibile la struttura che si ha di fronte e scorrere oltre, lasciando il posto ad un altro turno di visitatori.
Il palazzo è famoso per i suoi intricati murali e affreschi, che raffigurano varie scene e motivi della mitologia mesoamericana e della vita quotidiana. Questi murali sono considerati alcuni dei migliori esempi di arte di Teotihuacan e offrono preziosi spunti sulla cultura, le credenze e i rituali degli antichi Teotihuacanos. Una delle caratteristiche più notevoli del Palazzo di Quetzalpapalotl è la sua struttura architettonica, che comprende un cortile centrale circondato da diverse stanze e camere. Il cortile è ornato da colonne e altari, il che indica che potrebbe essere stato utilizzato per scopi cerimoniali.
Infine, una visita a Teotihuacan non sarebbe completa senza dare un’occhiata al suo piccolo museo locale. Collocato poco distante dalle piramidi più celebri, raggiungibile con una rilassante passeggiata su un sentiero fiancheggiato da cactus di ogni dimensione e forma, il Museo Teotihuacan è il naturale corollario alla visita del centro archeologico. La collezione del museo presenta una vasta gamma di reperti scoperti durante gli scavi archeologici nel sito di Teotihuacan. Questi manufatti comprendono vari aspetti della vita quotidiana, quali sculture in pietra finemente scolpite, murali e affreschi colorati, vasi in ceramica, strumenti, gioielli e frammenti architettonici. I reperti più celebri o interessanti sono stati trasferiti da tempo nel museo nazionale di Città del Messico; nondimeno, la collezione di questo piccolo museo risulta molto affascinante ed io consiglio vivamente di visitarlo.
Il Museo peraltro è molto ben strutturato. E’ stato infatti progettato per migliorare l’esperienza del visitatore, con esposizioni informative, presentazioni multimediali e mostre interattive che aiutano a contestualizzare i manufatti e la storia dell’antica città. Ciò consente di esplorare ogni area del museo seguendo il proprio ritmo, con calma, concentrandosi solo su ciò che cattura la propria attenzione e lasciando il resto ad uno sguardo fugace. Il che non è neppure troppo sbagliato, dopo 4-5 ore di cammino su rovine e sentieri sterrati…
La zona più interessante del Museo – a mio parere, naturalmente – è la sala che custodisce il grande plastico del sito archeologico, così come doveva apparire 2000 anni fa. Collocato ad un livello posto circa un metro sotto i nostri piedi, il plastico rende efficacemente l’idea di quanto fosse estesa e articolata questa città meso-americana contemporanea alla Roma imperiale. Per vedere tutte le aree, infatti, occorre spostarsi su una corridoio sopraelevato, e comunque non si riesce mai ad averne una visione completa!