Una delle destinazioni meno frequentate del Triangolo culturale è il Buddha di Aukana. Si tratta di una deviazione di pochi chilometri nel tragitto che collega Dambulla ad Anuradaphura; tuttavia, non tutti i tour operator scelgono di farla. Il nostro giro, al contrario, puntava molto sul patrimonio artistico-religioso dell’isola e quindi, senza sapere neppure come, ad un certo punto, una mattina di agosto, ci siamo trovati di fronte alla ripida scalinata, incisa nella pietra, che conduceva al complesso di Aukana.
Il luogo, a conferma della poca o scarsa celebrità oltre i confini nazionali, è anonimo e quasi introvabile. Il nostro autista ha faticato non poco a individuare la deviazione giusta per raggiungerlo! Inoltre, il piazzale adibito a posteggio è poco più di una spianata brulla e sassosa che non dà l’idea di una grande frequentazione. C’è un cartello, piuttosto malmesso, che indica la località e ne descrive sommariamente i pregi, ma si tratta di un pannello poco visibile a cui nessuno presta attenzione. Ciò che al contrario attira subito lo sguardo (preoccupato) è una stretta scalinata interamente ricavata nella pietra. Questo percorso conduce in vetta alla collina – dal basso appena individuabile, a causa della fitta boscaglia. Gli scalini sono bassi, irregolari e a volte smussati, e quindi l’ascesa, malgrado le apparenze, risulta piuttosto faticosa.
Il complesso è preceduto da una serie di edifici occupati da monaci buddisti. L’ingresso è posto alla fine della salita, in uno slargo su cui si affaccia un ufficio turistico. Il biglietto costa caro (per noi era compreso nel costo del tour); all’epoca doveva essere di 750 rupie ma da recenti ricerche sembra sia salito addirittura a 1000 rupie a testa. L’introito va tutto ai monaci che gestiscono, in modo efficiente e autarchico, la conduzione del complesso e dell’annesso piccolo tempio.
La grande statua di Buddha di Aukana (o Avukana) è una delle meraviglie dell’arte cingalese. Quindi bando alle incertezze: se il vostro tour non comprende questa tappa suggerisco di aggiungerla. Assolutamente. La statua, infatti, rappresenta un magnifico Buddha in piedi nell’atto della meditazione. E’ ricavata da un blocco unico di granito striato, e ricorda molto le statue di Gal Vihara. Tuttavia, il Buddha di Aukana dà l’impressione di una maggiore compostezza e autorevolezza, se non altro perché è molto più antico, visto che risale al V secolo dopo Cristo.
Il colpo d’occhio, quindi, è fantastico. Le possibilità di fare ottime foto sono decisamente innumerevoli, facilitate dal fatto che è possibile osservare il Buddha da una zona sopraelevata posta proprio a ridosso dell’area. Per i turisti è il luogo ideale per ammirare la statua in tutta la sua bellezza, senza il via vai dei pellegrini che ti circolano davanti come avviene a Gal Vihara. Un modo anche più comodo per dedicarsi all’esplorazione visiva dei dettagli della scultura, che sono molti e sorprendenti. Come le morbide pieghe della veste, o il basamento, raffigurante un fiore del loto, oppure la presenza di un enorme alveare di api posto proprio sotto il gomito del braccio destro del Buddha.
E’ questo nido che scoraggia quasi tutti dall’intraprendere il passo successivo, l’avvicinamento al sito per l’immancabile selfie (che peraltro non si potrebbe neppure fare). Come in altre parti dello Sri Lanka, infatti, sembra che le api, le vespe e calabroni prediligano i luoghi sacri per costruire il proprio alveare. Anzi, scelgono proprio punti particolari delle statue, come il mento o gli arti, per posizionare il nido in modo strategico. Riconoscono, anche loro, l’influsso positivo del Buddha? Forse è così, o perlomeno gli autoctoni tendono a pensarlo, dal momento che non fanno nulla, ma proprio nulla, per far sloggiare i piccoli e fastidiosi insetti dall’occupazione abusiva. Al contrario, malgrado la tendenza a pungere indifferentemente chiunque si avvicini troppo, siano fedeli o infedeli non importa, le api di Aukana sono tollerate e considerate quindi intoccabili.
Forse si pensa che le api di Akuana siano ormai i veri e unici guardiani del Buddha. La loro presenza, da sola, incute più rispetto e timore di quanto potrebbe farlo una intera squadra di sorveglianti. I pellegrini, pertanto, si avvicinano alla statua per le tradizionali offerte e preghiere, ma stanno alla larga, prudentemente, da quel grumo nero e ronzante che penzola dal gomito destro. Tendono infatti a porsi piuttosto di lato, rispetto all’effige, e si accumulano tutti lì, lasciando comicamente sgombro il lato sinistro dell’altare. Saranno anche benviste al Buddha, ma le api di Akuana è sempre meglio tenerle a distanza!