L’attrazione principale di Kanazawa è il giardino Kenrokuen, un lussureggiante parco dove la perizia e la fantasia dei botanici giapponesi si scatena da secoli. In origine era un giardino privato, come molte altre meraviglie di questa nazione, gelosamente custodito dal signorotto locale e mantenuto inaccessibile nei confronti degli estranei; in seguito fu messo a disposizione della cittadinanza ed è arrivato fino ad oggi pressoché invariato.
Si tratta quindi di un grande spazio verde, prospiciente il castello (ricostruito), che accoglie al suo interno una serie di ambienti molto vasti e ben curati. Ognuno è caratterizzato da bellissime piante e da altri elementi ornamentali, sopratutto ruscelli e cascate, disposti secondo gli insegnamenti della scuola di pensiero – di cui ho parlato altrove – per cui l’uomo doveva piegarsi alla natura, e non l’opposto, lasciando ad essa il compito di creare bellezza e armonia.
Il giardino, fedele a questa idea, è davvero spettacolare: se non fosse per una estrema attenzione alla potatura della più infinitesima fogliettina, si direbbe frutto della creazione spontanea della natura. In alcuni punti la vegetazione è lasciata volutamente rigogliosa, selvaggia, arruffata quasi, ma sempre nei limiti rigorosi del contesto, senza mai raggiungere né sfiorare un viottolo, una casetta, un cassonetto o una panchina, ovvero i luoghi frequentati dai bipedi umani.
![](https://www.drittediviaggio.it/wp-content/uploads/2018/03/DSC_0492.jpg)
La passeggiata, pertanto, risulta rilassante, divertente, ricca di sorprese, di angoli deliziosi, luoghi appartati, spazi monumentali, scorci da libro delle fiabe. Vale la pena dedicare un paio di ore del proprio tempo a questo posto, rilassarsi, guardare le mille sfumature che il verde può acquisire in uno dato spazio, ascoltare il suono delle fronde e dei ruscelli… e ammirare le guide giapponesi che camminano al contrario…
Sì, perché ad un certo punto della visita, quando la foga del fotografo s’è chetata e ci si guarda semplicemente intorno, mi sono accorto di un fenomeno quantomeno straordinario. Alcune guide turistiche, tutte ragazze, precedendo gruppi di anziani locali a cui descrivevano le meraviglie del giardino, procedevano al contrario, cioè camminavano dando la schiena alla strada. E questo con una perizia al limite dell’equilibrismo, senza mai inciampare, seguendo solo d’istinto le curve e i dossi che i viottoli presentavano…
Una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta, tanto da perdere l’occasione di immortalarla con una foto (che però non avrebbe dato l’idea) o con un breve filmato. Pensavo sinceramente che fosse un caso isolato, dovuto alla capacità di una singola signorina, ma dopo qualche minuto ecco che ne appare un’altra, e anch’essa – ma con maggiore circospezione – camminava all’indietro, almeno per i tratti in linea retta.
L’attesa di veder ricomparire un altro gruppo ha relegato in secondo piano il motivo per cui eravamo lì. Oggi del famoso giardino Kenrokuen mi è rimasto un ricordo abbastanza sfumato, indistinto, genericamente “verde”; mentre al contrario mi ricordo benissimo di quelle gentili signorine, carine, gentilissime, tutte vestite in tailleur grigio e con i capelli raccolti dietro la nuca, che camminavano al contrario come i gamberi.