Scarafaggi, ragni, zecche e affini: tutti gli insetti che rovinano la vacanza

Il tipico intruso delle nostre camere d’albergo, specie in Asia, è lo scarafaggio. Forse l’essere più schifoso e repellente con cui si possa avere a che fare, e non solo ai tropici. Lo scarafaggio, nelle sue molteplici versioni – tutte invariabilmente ripugnanti – è l’insetto che meglio si è adattato a vivere a stretto contatto con l’uomo sfruttandone le cattive abitudini. Non starò a descrivere la straordinaria facoltà di questi artropodi di sopravvivere a qualsiasi latitudine; o la capacità di moltiplicarsi in pochi giorni; o le indiscusse proprietà di resistenza a insetticidi e veleni vari. Dico soltanto che lo scarafaggio è uno dei pochi animali che non disdegna di farti visita in albergo, anche nelle camere che sembrano meglio difese da questo tipo di intrusione.

Non credo che ci sia stato un solo luogo, ai tropici, in cui non abbia avuto un incontro ravvicinato con questi insetti. Il più raccapricciante è avvenuto in Malesia, a Malacca. In piena città, quindi, peraltro al diciassettesimo piano di un albergo. La bestia in questione troneggiava sul coperchio del water, rendendolo in sostanza inpraticabile. Ucciso questo ho sentito un urlo provenire dalla camera da letto: questa volta era mia moglie che ne aveva incrociato uno, piazzato proprio vicino alla valigia. Anche qui ho dato sfogo al mio talento omicida. Un terzo individuo, il più grosso di tutti, sostava – manco farlo apposta – sotto il letto. Il luogo meno indicato per iniziare una caccia allo scarafaggio. Infatti ci ho messo almeno un’ora prima di tirarlo fuori e destinargli la stessa sorte degli altri due.

Con questi tipi di insetti, purtroppo, non c’è insetticida che tenga. Se lo usi a manetta in tutta la stanza e poi esci, quando torni è probabile che troverai un cimitero di decine di scarafaggi morti. Le piastrine elettriche o i prodotti simili hanno ancor meno efficacia. Non resta altro che prepararsi alla battaglia, quindi consiglio una ciabatta larga abbastanza per evitare di sporcarsi le mani…

Pulci di mare

una pulce di mare

Sono gli esseri più infidi di tutti. Si trovano nelle spiagge tropicali ma è difficile individuarli, non prima perlomeno di essere stati morsi. In alcuni posti può succedere perfino che passi molto tempo prima di accorgersi di essere disseminato di pustole. In generale queste punture sono innocue: un leggero prurito e qualche macchietta rossa. A volte, però, il veleno che inoculano può avere qualche componente fortemente irritante, come è successo a me e a un mio amico; tutti e due ci siamo trovati la sera a grattarci spietatamente e senza alcuna grazia, soffrendo le pene dell’inferno.

La situazione era tanto compromessa che ho dovuto ricorrere ad un dottore, il quale mi ha subito dato l’antistaminico e mi ha ingiunto di ricorrere ad una cura apposita non appena messo piede in Italia. Contro le pulci di mare (parenti prossimi dei pidocchi) non esiste una strategia di difesa. Lo spray anti-insetto che si usa ai tropici può scoraggiarli, ma usato al mare, specie dopo un bagno, risulta praticamente inutile. Meglio sopportare e al primo pizzicore assumere subito un antistaminico.

Coleotteri e affini

mantide religiosa

Nei luoghi ricchi di vegetazione non è raro trovare sulla veranda, o nella doccia, un coleottero o una mantide religiosa. Niente paura; malgrado l’aspetto e le dimensioni ragguardevoli, si tratta di insetti assolutamente innocui. I coleotteri, al contrario, possono rappresentare l’occasione di fare una bella foto, visto che da quelle parti ce ne sono di meravigliosi per colori e forme. D’altronde sono strettamente imparentati con le nostre coccinelle e maggiolini; perché dovrebbero essere pericolosi, quindi? Le mantidi, che risultano indubbiamente più spaventose, sono altrettanto inoffensive. Se il bungalow è immerso nella foresta non è raro vederne qualcuna, abilmente mimetizzata, che dondola placidamente come un rametto aspettando qualche vittima di passaggio.

Nel corso di un’escursione in una giungla particolarmente intricata, può capitare di avere un incontro ravvicinato con una delle tante varietà di insetto stecco. Dico subito che sarebbe un miracolo accorgersene per tempo, poiché questa famiglia di insetti possiede un talento leggendario nel sapersi mimetizzare alla perfezione. Se succede, non spaventatevi. Alcune specie raggiungono quasi il mezzo metro e sono del tutto simili a rami o fronde. Tenete pronta la macchina fotografica perché vale davvero la pena immortalare tali meraviglie della natura. Se non succede, ovvero non riuscite a individuarlo per tempo, evitate di metterci le mani sopra per sbaglio: l’esperienza può risultare estremamente raccapricciante…

Ragni e scolopendre

una scolopendra comune

Qui il discorso si fa un tantino più delicato. I ragni sono animali che non suscitano le generali simpatie delle persone. A me personalmente piaciono molto, anzi non perdo occasione di fotografarli, anche da vicino, quando ne ho l’occasione. Mia moglie invece non li può soffrire. Il classico momento critico avviene quando incontriamo una tela che ci sbarra il passo. Paola si blocca e pretende di fare un giro esagerato pur di non venire in contatto, anche alla lontana, con quella tela. La sua paura tuttavia è il più delle volte ingiustificata, visto che il legittimo proprietario di quella enorme trappola potrebbe essere un ragnetto minuscolo e inoffensivo (e spesso lo è).

Stessa solfa quando prendiamo possesso di un bungalow immerso nella foresta. La prima operazione da compiere, una volta congedato l’addetto, non è andare in bagno o disfare le valigie, niente affatto; è tassativo iniziare subito la minuziosa ricerca di ragni clandestini in tutti i più oscuri anfratti della camera. Operazione poi che resta fine a se stessa. Una volta individuato il ragno, non lo eliminiamo mica. Mia moglie è troppo saggia per non capire che un ragno in camera significa qualche zanzara in meno. Si limita quindi a fare una mappa e mentale di tutti i luoghi frequentati dal ragno così da evitare, in qualsiasi circostanza futura, di interferire con lui.

La scolopendra invece è un insetto da evitare assolutamente. E’ una specie di millepiedi caratterizzato da una struttura estremamente flessibile e da tenaglie affilate in prossimità di quella che potremmo definire una bocca. Nel sud Italia è molto diffusa, ma risulta quasi inoffensiva; ai tropici, al contrario, potrebbe risultare un pericolo peggiore persino di quello rappresentato da una tigre o da un bufalo infuriato. Il suo morso, infatti, è molto doloroso.

Le specie possono variare da una lunghezza di pochi centimetri a quasi un metro. Le più pericolose, ciononostante, non sono le scolopendre grandi, ma gli esemplari piccoli, perché hanno la noiosa abitudine di infilarsi in mezzo ai pantaloni, risalendoli dal basso, quando facciamo l’errore di sederci vicino a un gruppo di massi o su un ramo d’albero caduto. Beninteso: non è che le scolopendre hanno come missione quella di importunare i poveri turisti ignari. Quella che ho appena descritto è una eventualità rara ma che può succedere: quindi occhio a dove vi sedete.

Sanguisughe e zecche

una sanguisuga del tipo più comune in Asia

Riguardo ai succhiatori di sangue, non potevano mancare a questo elenco le specie regine in questa attività alimentare. La sanguisuga, pressochè presente in quasi tutti i fiumi e corsi d’acqua del sud est asiatico, è la classica sorpresina serale dopo un trekking. Si torna al campo (o in albergo), ci si toglie le scarpe e le calze e si scoprono alcuni peduncoli scuri appiccicati alla pelle. Ecco, abbiamo appena fatto la conoscenza con le sanguisughe. I metodi per liberarsene sono molteplici: bruciarle, cospargerle di olio… Consiglio però di utilizzare il prodotto apposito, che saggiamente dovremmo aver acquistato prima di affrontare allegramente risaie e torrenti tropicali. Il loro morso non è pericoloso; l’unica cosa spiacevole è che per un po’ sembra che il sangue non coaguli, non si riesce a fermare.

Le zecche sono ancora peggio. Le puoi prendere ovunque, anche per caso. Basta accovacciarsi un attimo sul terreno, oppure lasciare i propri indumenti ad asciugare sull’erba, o venire in contatto con un animale che ne ospita una. La zecca è uno degli animali più letali che esistano. Il suo veleno è in grado di condurre addirittura alla morte. In questo caso, se la zecca ti ha aggredito, bisogna rivolgersi senz’altro ad un centro specializzato. Non ci sono cure fai da te. Tentare di rimoverla è quasi impossibile: possiamo schiacciarle l’addome, ma non riusciremo a liberarci del suo rostro, che rimane saldamente conficcato dentro di noi.

Formiche

formiche rosse

Le formiche sono onnipresenti e, data la loro dimensione media, non risultano particolarmente fastidiose. Ma ci sono formiche e formiche. In certi luoghi non è raro vedere lunghe colonne di questi simpatici insetti sociali attraversare sentieri, strade, marciapiedi non curandosi né delle cose né degli animali che incrociano. Non è il caso di prendersela: basta evitarle ed è fatta. Diverso il discorso quando le formiche si trovano in una camera di albergo. Perché a parte cospargere pavimento e pareti di insetticida, e condividerne con le sventurate creature i miasmi tossici, non c’è verso di liberarsene. Ma siamo ancora nell’ottica dei piccoli insetti semi-inoffensivi che rappresentano, al massimo, un fastidioso contrattempo e nulla più.

Nelle foreste pluviali malesi, al contrario, le formiche aumentano di dimensione e pericolosità. Incrociare una colonna di feroci formiche rosse guerriere mentre trasportano cibo e larve da un formicaio all’altro, può essere l’esperienza più traumatizzante della propria vita. Evitare assolutamente di inserire qualcosa, qualsiasi cosa, nella loro traettoria di marcia. Una volta lascia la mia borsa della macchina fotografica appoggiata ad un masso senza accorgermi che proprio a pochi centimetri stava avvenendo una di queste migrazioni. Quando andai a prendela la trovai così zeppa di animali imbestialiti che dovetti metterla in acqua per liberarla!

In un’altra occasione feci l’errore più classico che si possa compiere in una foresta: sedersi su un tronco all’apparenza privo di vita. Non l’avessi mai fatto! Neppure due secondi e avevo il sedere completamente invaso di formiche che cercavano di mordermi attraverso il tessuto dei pantaloni. Alcune di esse, a rischio della propria vita, riuscirono perfino a entrare e raggiungere la carne, procurandomi pizzichi dolorosissimi e lancinanti. Per liberarmene, ovviamente, dovetti togliermi i bermuda e restare in mutande.

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