Perché il Giappone?

Il nostro viaggio in Giappone del 2014 non è iniziato il giorno in cui siamo partiti, né quello in cui abbiamo preso la decisione definitiva.

No, il viaggio per il Giappone è iniziato 11 anni prima, cioè la prima volta che abbiamo preso un aereo per l’Oriente. Allora andammo in India, ma subito pensammo: siamo arrivati fin qui, l’anno prossimo certamente andiamo in Giappone. Il Giappone, naturalmente, non la Cina, o la Thailandia, o qualsiasi altra destinazione da quelle parti… L’Asia, allora, era il Giappone: moderno e tradizionale al tempo stesso, ricco di tecnologia e cultura, bizzarro quanto basta e semplice da visitare.

Alzi la mano chi non ha subito, una volta almeno, il fascino di questo paese. Guardando per esempio un film – anche americano – ambientato a Tokyo, oppure desiderando ardentemente un prodotto nipponico ad alta tecnologia, o deliziandosi di sushi e sashimi in un costosissimo ristorante giapponese.

Malgrado tutte le buone proposizioni, in questi 11 anni, io e mia moglie abbiamo girovagato in quasi tutte le terre del sud est asiatico senza mai sfiorare, neanche lontanamente, la terra del Sol levante. E man mano che progrediva la conoscenza di quegli straordinari paesi, subentrava in entrambi il timore che il Giappone, così moderno, all’avanguardia, proteso verso il futuro, non corrispondesse più alle nostre esigenze di viaggio. E così abbiamo rimandato, e rimandato, sperando un giorno di avere l’occasione per cambiare idea.

Occasione che è arrivato consultando, nel 2014, il sito Expedia per controllare, come facciamo di solito – ma sempre a tempo perso – le tariffe aeree mondiali. Non lo facciamo naturalmente per gusto statistico, ma per capire se c’è qualche meta che corrisponde al primo requisito essenziale e fondamentale: il basso costo del trasporto aereo. Ed ecco la sorpresa: 560 euro per Tokyo, con Aeroflot, brevi soste all’aeroporto di Mosca, periodo tutto sommato ideale (fine agosto – prima quindicina di settembre). Senza pensarci due volte, l’abbiamo preso.

Una volta compiuta la nostra operazione di sciacallaggio tariffario, occorreva acquisire conoscenze e dati per giustificare la scelta del Giappone. Cosa conoscevamo noi di questo paese, a parte il nome di quasi tutti i nostri elettrodomestici, dello scooter, del nostro ristorante preferito, di qualche calciatore o di eventi disastrosi come Tzunami e Kamikaze? Paola e io non siamo neppure di quella generazione che si è nutrita di cartoni giapponesi e di Godzilla.

Prima di questo viaggio, per noi il Giappone era una terra lontanissima, sovraffollata, popolata da gente strana, seria, dedita in modo maniacale al lavoro e alla disciplina, scossa di tanto in tanto da terremoti, abitata a nord da bizzarri macachi pelosi che sguazzano tutto il giorno alle terme.

E soprattutto temevamo che il Giappone, oggi, non sia altro che una enorme Singapore, una terra americanizzata, che ha perso la sua “asiaticità” più autentica a beneficio del progresso e del profitto.

Niente di più sbagliato. E questo viaggio intenso e sorprendente lo ha dimostrato.

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