I templi di Bagan, fra un acquazzone e l’altro

Il nostro soggiorno a Bagan è stato contrassegnato da un paradosso. Pur avendo raggiunto una delle zone ufficialmente più aride del Myamar, per 3 giorni e 3 notti siamo stati sottoposti ad una pioggia incessante e dispettosa che ha reso la nostra vacanza un inferno. Il che non ci ha impedito di goderci comunque una delle aree archeologiche più importanti del mondo.

Uno degli scorci tipici di Bagan

Bagan è una vasto territorio pianeggiante completamente disseminato di templi, stupa, pagode e rovine. Gran parte delle costruzioni risale al periodo d’oro della civiltà birmana, tra il 1000 e il 1300, ma i rimaneggiamenti, i restauri, i rafforzamenti delle strutture, sono continuati nel tempo fino ad oggi, con alterne fortune. Il risultato è un panorama impagabile: una sconfinata distesa di templi, grandi, piccoli, esagerati, sobri, incompiuti, di mattoni, di arenaria, rossi, bianchi… insomma, ce n’è per tutti i gusti. E per tutte le gambe. Perché la caratteristica più appagante è l’assoluta libertà di potersi muovere tra di essi, vagare per la campagna, perdersi tra una rovina e l’altra, ammirare ogni monumento dal punto di vista che più ci piace.

Due esempi di templi di diverse epoche storiche a Bagan

Non c’è, ripeto, un itinerario preciso. Io consiglio di ricorrere a una guida locale, perché altrimenti diventa estremamente difficile raccapezzarsi tra la moltitudine di edifici che ti circondano. I più importanti, infatti, sono molto distanziati l’uno dall’altro e il terreno perfettamente pianeggiante non offre punti di riferimento; raggiungerli a colpo sicuro, da soli, è pertanto una chimera. Oggi è più facile muoversi in questa sconfinata pianura. E’ possibile noleggiare biciclette, tuc tuc, motorini e persino mongolfiere. Nel 2011, al contrario, servivano solo gambe e pazienza… e un po’ di fortuna, naturalmente.

I due spensierati vacanzieri sulla sommità di un tempio di Bagan

Noi potevamo ricorrere al nostro bravo Sonny; il suo programma completo prevedeva una sosta piuttosto lunga e ragionata a Bagan, tre giorni, così da ricavarne un’idea precisa e ricordi più duraturi. Peccato che il tempo non ci abbia favorito. Gli acquazzoni sono stati frequenti, alcuni così violenti da costringerci a rifugiarci per ore all’interno di qualche tempio meno rovinato di altri, in compagnia di scolopendre, serpenti e pipistrelli. Ma anche queste esperienze hanno contribuito a rendere l’avventura indimenticabile.

Cosa vedere a Bagan

Uno dei tanti Buddha a cui sono dedicate le pagode di Bagan

Le attività principali da svolgere a Bagan sono intrufolarsi nei sancta santorum e scalare i templi. Sempre che sia consentito e, soprattutto, non sia pericoloso. La maggior parte degli edifici di Bagan sono infatti in cattive condizioni. Fiaccati dal tempo, sgretolati dagli elementi, smembrati dai frequenti terremoti, molti templi che sembrano ancora in forma decente, in realtà sono delle trappole mortali e sono interdetti a tutti. Tuttavia i controlli sono scarsi e molte strutture sono così isolate che potresti alloggiarci una settimana prima che qualcuno se ne accorga!…

Alcuni templi appaiono in migliori condizioni, ma si tratta spesso di una impressione di facciata – e spesso è proprio solo la facciata l’unica parte dell’edificio rimasta in piedi. I più celebri sono stati restaurati alla belle e meglio, utilizzando spesso tecniche antiquate e sbrigative, che ne hanno alterato finanche la struttura originale. In questi monumenti gli innesti di materiale moderno, incoerente, sono riconoscibili anche da un profano.

I più antichi templi di Bagan sono di origine induista, o comunque ne replicano la struttura esterna e interna. Presentano un grande stupa centrale, circondato da guglie laterali disposte intorno a esso in modo simmetrico, hanno quasi sempre una forma quadrata, con 4 ingressi laterali e ripide scalinate. Malgrado la maestosità dell’edificio, ciò che sorprende è l’esiguità dello spazio dedicato al dio, in genere posto alla fine di una lunga ed erta salita. Questo ambiente si riduce spesso a pochi metri quadri, a volte interamente occupati dal lingam centrale e da qualche statuetta in circolo, tanto che ci si chiede se valesse la pena faticare tanto per arrampicarsi fin lassù e trovarci solo una lunga pietra liscia vagamente somigliante a un pene…

Le posizioni del Buddha

I templi più dichiaratamente buddisti, al contrario, conservano al loro interno una struttura molto più complessa. La figura del Buddha occupa sempre la sala centrale. In genere viene rappresentato seduto, in una posizione di meditazione codificata: il Buddha poggia una mano a terra e tiene l’altra in grembo con il palmo rivolto verso l’alto. A volte questa scultura è così grande da occupare tutto l’ambiente, fino al soffito e alle pareti laterali, lasciando solo uno stretto passaggio per i fedeli. In questo caso viene da pensare che abbiano costruito il tempio attorno ad essa… Altre volte la statua del Buddha appare in posizione dormiente, orizzontale, e lo spazio disponibile è ridotto ad uno stretto corridoio attorno ad essa. Infine, ci sono luoghi dove le sale sacre sono più di una e il Buddha viene quindi raffigurato in varie posizioni.

Un affresco raffigurante delle ballerine

I templi più grandi hanno anche un ambiente più esteso, una specie di cortile interno, che circonda dai quattro lati il sancta santorum centrale. Uno di essi mi ha colpito perchè mostrava sulle sue pareti una infinità di piccole nicchie a forma di losanga, ognuna contenente un piccolo budda d’oro, peraltro appena visibile, dato che in questi luoghi la luce è assicurata solo da minuscole feritoie laterali. In un altro monumento, più sgangherato degli altri, il cortile interno era talmente buio e pieno di pipistrelli che abbiamo preferito non percorrerlo ed effettuare il giro esternamente al tempio.

Un elefante da cerimonia

Eccetto gli tupa più piccoli, quasi tutti i templi di Bagan mostrano al loro interno dei favolosi affreschi d’epoca. Se ne vedono dappertutto e devo ammettere che sono molto interessanti, non per altro perché rappresentano uno spaccato vivido e realistico della vita nel sud est asiatico di 1000 anni fa. Le raffigurazioni religiose abbondano, naturalmente, e rappresentano i vari stadi della vita del Buddha. Ma ci sono anche immagini di vita quotidiana, o di battaglie, o di processioni laico-religiose che impressionano per la ricchezza dei particolari e la quantità di personaggi raffigurati. Lo so, in genere dedichiamo a questo tipo di arte un fugace sguardo distratto; nondimeno, vale la pena fermarsi un attimo a osservare con calma questi piccoli capolavori. In fin dei conti, se ci pensiamo, sono stati realizzati da artisti che hanno vissuto perfino prima di Giotto o Cimabue…

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