I grandiosi laghi artificiali dello Sri Lanka

Lo Sri Lanka può a buon diritto essere definito la terra dell’acqua. Oltre naturalmente ad essere circondata dal mare, l’isola vanta una fitta rete di fiumi e laghi che ne fanno, da questo punto di vista, un paradiso idrico. Ma l’acqua, in Sri Lanka, non è naturalmente abbondante come in altri paesi tropicali. Tutt’altro. Fin dall’antichità, malgrado i monsoni, lo Sri Lanka è stato sempre afflitto da siccità e carestie micidiali. Nel corso dei secoli, l’aridità ha modellato vaste zone del paese, trasformato foreste pluviali in savane e le savane in deserti.

Ma al turista ignaro tutto ciò apparirà quantomeno strano. Ma come, si dirà, ho visto con i miei occhi fiumi, torrenti rigogliosi, innumerevoli cascate e laghi, tantissimi laghi, alcuni vasti come piccoli mari interni! Ed è così, in effetti: i laghi in Sri Lanka sono davvero tanti, ma sono quasi tutti artificiali! Cioè realizzati dall’uomo. Che ha creato, nel corso dei secoli, una fitta ragnatela di bacini idrici predisposti alla raccolta della pioggia monsonica con lo scopo di conservare l’acqua per i periodi di siccità. Una impresa che oggi, a più di 2000 anni dalla prima realizzazione, appare perlomeno grandiosa.

Lo Sri Lanka, in effetti, si può considerare una vera è propria civiltà idraulica, forse la prima in assoluto sulla Terra. I primi laghi furono scavati tra il 600 e il 500 avanti Cristo. Servivano essenzialmente ad irrigare le nuove coltivazioni di riso importate dagli invasori ariani provenienti dall’India. Man mano che la nuova civiltà prosperava, i progetti di irrigazione si moltiplicavano al fine di sfruttare in modo sempre più efficiente le piogge monsoniche. Nel corso del tempo, pertanto, quasi tutta l’isola divenne un enorme bacino idrico artificiale. Oggi si stima che esistano oltre 10 mila laghi nella sola provincia settentrionale (quella più secca), affiancati da circa 12 mila piccole dighe tradizionali e oltre 320 dighe di tipo moderno.

Una caratteristica sponda di un lago artificiale cingalese
Una caratteristica sponda di un lago artificiale cingalese

Questo sistema di irrigazione, nondimeno, fu abbandonato a metà del XIII secolo e riscoperto solo  dopo l’arrivo dei conquistatori occidentali. Ma i laghi artificiali dello Sri Lanka, ancorché abbandonati, hanno continuato egregiamente a fare il loro lavoro, raccogliendo la pioggia e mantenendo inalterato l’equilibrio ecologico di vaste aree agricole. Lo scorrere del tempo ha nascosto, e poi fatto sparire, la mano dell’uomo. Adesso questi bacini sembrano veri e proprio laghi, all’apparenza del tutto naturali, e a nessuno viene più in mente la loro origine.

Procedendo verso nord, nel cuore del cosidetto “Triangolo culturale”, è molto facile imbattersi in uno di queste meravigliose opere congiunte di uomo e natura. Nella nostra marcia di avvicinamento a Sigiriya, ne abbiamo incrociato uno molto suggestivo che ci ha indotti ad uno stop fuori programma. La bellezza dei luoghi, come testimoniano le immagini di questo post, era troppo allettante per non essere ammirata con la dovuta calma. Il lago in questione – credo si chiamasse Parakrana Samudra – ci ha letteralmente rapito i sensi.

Un momento di relax presso il lago
Un momento di relax presso il lago

In lontananza, sulle sponde più degradanti, si intravedeva la gente che faceva il bagno. Sotto di noi alcuni bufali d’acqua emergevano ogni tanto dalle acque per ruminare e osservarci con quell’aria un po’ spenta che hanno i bovini. Dall’altra parte del lago, verso nord, si intravedeva appena la grande Roccia di Sigiriya, velata dalla nebbia ma nettamente distinguibile dal resto del panorama. Ovunque regnava un’atmosfera di pace senza tempo, come solo i luoghi dove la natura prende il sopravvento possono dare.

Una caratteristica, comunque, mi ha incuriosito. In mezzo al lago, anche piuttosto lontato dalle rive, si intravedevano tronchi d’alberi emergere dalle acque. Erano resti di grandi piante ormai morte da tempo, era chiaro, ma la loro disposizione e sopratutto la loro quantità mi ha sorpreso. Evidentenente, non troppo tempo fa, laggiù l’acqua non era ancora arrivata. E’ probabile che la superfice idrica del bacino, un tempo, fosse molto meno ampia rispetto ad oggi. Laggiù, in sostanza, c’era ancora la foresta. L’innalzamento del livello delle acque, dovuto magari a qualche stagione delle piogge particolarmente copiosa, ha stabilito i nuovi confini tra terra e lago, inondando e uccidendo, in definitiva tutte quelle piante.

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