Mangiare alla malese: elogio del food corner

Mangiare fuori in Malesia è una esperienza che può lasciare molti strascichi. Non tutti negativi, naturalmente, anzi… Tuttavia è bene tener conto che la cucina malese è un misto – spesso riuscitissimo – di sapori, odori, fragranze tipici di tutta l’Asia, a volte piacevoli a volte meno. I paesi confinanti incombono, culinariamente parlando, sui piatti locali, ne influenzano la composizione, la scelta degli ingredienti, l’uso delle spezie, ecc..

Ma ovunque si vada, se c’è un modo per immergersi totalmente nella gastronomia locale, quello è il “food corner”. Pur non essendo esclusivo di questa parte dell’Asia, il food corner è quanto di più genuino possa definirsi “mangiare alla malese”. E la massa di gente che preferisce questo tipo di ristorazione a tutte le altre ogni sera lo dimostra ampiamente.

Il food corner (o food center, o food court) in Asia è una vera e propria istituzione. Si può trovare dappertutto, dalla Korea fino al Balgladesh, ed è la variante “accessibile” dello street food. Invece di camminare lungo vie disseminate di bancarelle, banchetti, piccoli esercizi faciscenti, cercando di non farsi pestare i piedi dal prossimo, il food corner offre una alternativa più comoda e rilassante. Quasi dappertutto, infatti, si presenta come un luogo ristretto, delimitato, spesso a forma di cortile, intorno al quale sorgono minuscoli esercizi commerciali che offrono varie prelibatezza locali. Alcuni preparano solo un piatto, altri si concentrano su una varietà di ricette simili, altri ancora si dedicano alle specialità estere. Ad ogni modo, a seconda di quanto è vasto e variegato l’ambiente, i food corner possono soddisfare qualsiasi esigenza gastronomica, dai piatti più semplici a quelli da gran gourmet.

La scelta dei piatti in un food corner di Penang
La scelta dei piatti in un food corner di Penang

La caratteristica fordamentale di ogni food corner è il tipo di organizzazione con cui sono gestiti. Il cortile appartiene a tutti i ristoratori, che sono tenuti a tenerlo pulito e facilmente accessibile. Al centro sorgono numerosi tavoli numerati. Il cliente, prima di ordinare qualsiasi cosa, è costretto a trovarsi un tavolo e occuparlo. A seconda del luogo e delle usanze locali, non appena si siede, ecco che arrivano, rapaci come falchi, due o tre addetti alla vendita di birra o altre bevande che ti invitano (o per meglio dire, ti impongono) di scegliere cosa bere. Non è raro, infatti, che i food corner siano di proprietà dei grossisti, che riescono a fare ricavi dall’affitto dei locali adiacenti e dalla vendita delle bevande. In Malesia le due marche di birra che si contendono i clienti in quasi tutti i food corner sono la Carlsberg e l’Heineken.

Dal momento che molti clienti sono occidentali o cinesi, la birra è sempre venduta a fiumi. A Penang, per esempio, la quantità minima di birra acquistabile nei food corner locali è tre bottiglie grandi. Non una di meno. Vengono collocate dentro secchielli di metallo colmi di ghiaccio e spesso si utilizza la promozione “paghi 2 acquisti 3”. In alcuni casi il secondo secchiello è gratis! La vendita è gestita da capaci (e procaci) ragazze molto espansive, truccatissime e spesso abbigliate con una attillatissima t-shirt della marca della birra. E questo a prescindere se siano velate o meno. Difficile dire di no…

Una volta trovato posto e scelta la bevanda, inizia la ricerca del cibo. E qui iniziano i guai. Posso affermare, senza tema di essere smentito, che questo è il momento più straziante e doloroso di tutta l’avventura: le squisitezze da mettere sotto i denti sono tali e tante che bisognerebbe avere due stomaci per provarle tutte! Ogni posto, infatti, è un tripudio di odori e sapori che non ha eguali! Si passa dai venditori di riso fritto, variamente condito, ai piatti di pesce, ai noodles di ogni parte del mondo, agli spiedini di tutti i tipi e le dimensioni, i wok, i piatti indiani, le zuppe, ecc.. Consiglio di compiere inizialmente un giro completo di tutti i rivenditori, per farsi un’idea esatta di cosa poter mangiare, e poi ordinare. Per un secondo giro, in seguito, ci sarà sempre tempo.

Si sceglie il piatto, quindi, e nella maggior parte dei casi non occorre aspettare per la consegna. Ci pensa direttamente il ristoratore, o una sua dipendente, a seconda delle dimensioni dell’esercizio commerciale. Basta comunicare il numero del tavolo. La prassi è dunque piuttosto semplice: ordinare in più di un ristorantino, andare a sedersi al tavolo, magari sorseggiando la prima delle tre birre, e aspettare di essere servito. I piatti non tardano mai molto ad arrivare. I prezzi, specie nei food corner più popolari, sono scandalosamente bassi. Ma non è un indice di cattiva qualità, come potrebbe sembrare. La domanda delle pietanze è talmente elevata che ogni alimento viene cucinato e consumato quasi instantaneamente. E se ancora non vi fidate, allora andate dove vanno tutti. E se ci vanno i cinesi, allora la roba è buona e genuina, garantito!

Molti centri commerciali replicano il modello creando dei “food court” al loro interno. Il principio è lo stesso, cambia solo l’ambientazione, oltre che, naturalmente, la maggiore attenzione all’eleganza e alle strutture di ogni locale. In questi posti è frequente dover acquistare una tessera con la quale effettuare i pagamenti. Queste tessere sono di importi variabili, si acquistano prima di entrare nell’area e si esauriscono mano a mano che si comprano gli alimenti. E se, malgrado la buona volontà, non si è riusciti a impiegare tutta la cifra programmata, non c’è problema: si torna alla cassa e ti restituiscono ciò che non è stato speso.

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