Una serata sotto la pioggia a Shinjuku, quartiere a luci rosse di Tokyo

Cosa fanno due turisti italiani la prima sera, appena arrivati a Tokyo, se non recarsi a Shinjuku, spinti dalla inspiegabile bramosia di visitare il famigerato quartiere a luci rosse?

Ebbene sì, non so gli altri, ma noi lo abbiamo fatto. Ci aveva stimolato il paragrafo della Lonely Planet dedicato a questo quartiere, come al solito infarcito di esagerazioni. Quindi ci siamo chiesti: ma cosa avrà di particolare, o di diverso, questo quartiere di Tokyo da tutti gli altri dello stesso genere? E perché non andare a verificare direttamente? Certo, era la prima sera in Giappone, sicuramente qualcun altro l’avrebbe trascorsa in un altro posto più ameno, o romantico… Noi no: siamo una coppia matura, le romanticherie le abbiamo già abbondantemente provate e vissute in gioventù…

Ci siamo quindi diretti con passo fermo verso Shinjuku alla ricerca di quel tocco di strano, bizzarro, proibito che la grande capitale giapponese sembrava riservarci.

Non abbiamo trovato esattamente ciò che ci aspettavamo. Innanzitutto, individuare le vie “incriminate” è stata una vera impresa. In mezzo a una folla che cresceva di densità man mano che calava la sera, sotto una pioggia fine e fastidiosa che ci costringeva a ripararci dove potevamo, abbiamo passato la prima parte della serata andando avanti e indietro tra due vie illuminatissime e imboccando traverse improbabili, sempre più strette e trafficate. Ma di donnine allegre o locali equivoci nessuna traccia.

Poi abbiamo acceso il GPS, seguito la cartina sul cellulare e ci siamo ritrovati come per incanto, in una zona che effettivamente, molto alla lontana, assomigliava a qualcosa di losco. Sì, perché il quartiere a luci rosse di Tokyo non è proprio ciò che ci si aspetta. Non c’è nulla di pruriginoso, o di proibito, o di stuzzicante, niente che assomigli a ciò che si vede, per esempio, a Patpong (Bangkok) o a Singapore. In effetti, gli indizi di trovarsi in un luogo in cui, fra le tante altre cose, si commercino anche prestazioni sessuali, sono davvero pochi. E questo non perché i giapponesi abbiano un concetto della morale più elevata del nostro. No davvero. I giapponesi non considerano la prostituzione un problema con cui la propria coscienza, sia individuale che collettiva, si debba misurare. Il sesso a pagamento non è visto come lo vediamo noi, cioè un fattore di degrado morale, ma solo un aspetto, sociale ed economico, assolutamente necessario per il buon funzionamento di una società armoniosa.

Solo dopo aver gironzolato per parecchi minuti senza meta tra le vie di Shinjuku, abbiamo intuito quali erano i posti, le persone, le situazioni che denotavano la presenza di un locale equivoco. Non ci sono, infatti, immagini esplicite o donne, in abbigliamento discinto, che adescano i clienti come avviene in altre parti del mondo. A Shinjuku gli elementi distintivi del distretto a luci rosse sono i seguenti:

  • Ci sono dappertutto signori vestiti immancabilmente di nero, o gessato scuro, con auricolari alle orecchie; sono personaggi a metà tra buttafuori e adescatori di clienti, che presiedono la zona della strada antistante l’entrata del locale per cui lavorano, a distanza costante l’uno dall’altro. Molti di questi sono di evidente origine africana.
  • Le donnine che adescano i clienti si posizionano sempre davanti all’entrata del locale e non sono particolarmente svestite, a dire il vero. Diciamo che sfoggiano minigonne più corte del consueto e tacchi più alti, ma per il resto il loro abbigliamento e il contegno sono assolutamente dignitosi, non fanno nulla per rendersi provocanti o volgari, lasciano che sia il potenziale cliente a immaginare le delizie che i loro corpi e i loro sorrisi promettono.
  • I locali equivoci, almeno per quanto abbiamo appurato noi, sono in maggior parte club privati in cui ufficialmente si entra per consumare un cocktail e godersi uno spettacolo di spogliarello. Il programma serale è esposto fuori, senza censure, quasi sempre anche in inglese. Anche le protagoniste di questi spettacoli sono mostrate in esaurienti gallerie fotografiche in cui, però, non si sorpassa mai il limite del visto-non visto; non si vede infatti mai un nudo o una tetta di fuori, tutto è lasciato alla fervida immaginazione dei clienti.

La caratteristica forse più vantaggiosa per un turista che non abbia come scopo primario una serata in un locale di lap dance, è la presenza, in tutto il quartiere, di una miriade di localini per mangiare a basso costo. Shinjuku è infatti il luogo in cui si può assaggiare qualsiasi piatto della tradizione culinaria tokyese a prezzi decisamente competitivi.

Noi abbiamo apprezzato molto questo aspetto: era la prima sera, eravamo ancora condizionati dalle favole sulla presunta esosità dei ristoranti giapponesi, e improvvisamente ci siamo trovati di fronte una realtà assolutamente diversa: una quantità infinita di piccoli locali, da 3-4 tavoli al massimo, che offrivano menu abbondati a base di ramen a poco più di 5 euro a testa! Una vera manna per noi e per il nostro budget.

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