Mangiare frutta tropicale, ecco quale scegliere

Che si tratti di Myanmar, Cina, Malesia, Indonesia o qualsiasi altro luogo di quell’area non importa: la frutta tropicale è il cibo universalmente più apprezzato e ricercato da tutti i turisti. Più delle zuppe o degli spiedini. Il motivo? Perché una volta che l’hai assaggiata non puoi farne più a meno. E non è solo una questione di gusto. Non è neppure una questione di genuinità o di proprietà nutritive. La verità è che la frutta tropicale è un universo di specie, sapori, colori, odori e forme tale da affascinare, sorprendere, far innamorare perdutamente chiunque l’assaggi anche solo una volta.

Il primo incontro avviene quasi sempre la mattina iniziale del viaggio, quando scocca l’ora della prima colazione. E’ lì che avviene la folgorazione e nasce un amore che perdurerà nel tempo. Accanto alle consuete pietanze a cui sei abituato ecco apparire delle forme strane, coloratissime, a volte profumate in modo quasi inebriante. Se già conosciamo i frutti tropicali, non avremo difficoltà ad assaggiarli, ma anche allora ci accorgeremo che non si tratta del solito frutto a cui siamo abituati. Le banane sono più dolci e aromatiche; il mango più gradevole; la papaya ha finalmente un sapore identificabile; il melone e l’anguria sembrano più saporiti del solito… E poi ci sono quegli strani frutti rossi, bitorzoluti, con appendici, rugosi, pieni di semini neri, puzzolenti che non abbiamo mai visto e che tuttavia ci attirano irresistibilmente…

Per fare un po’ di chiarezza penso sia il caso di descrivere ad uno ad uno questi frutti e spiegare come si mangiano, dove si mangiano, quali scegliere e quali evitare ad ogni costo. Questa dissertazione, pur essendo collocata nella sezione Myanmar può riferirsi tranquillamente anche a tutti gli altri luoghi trattati da questo blog.

Cocco

Un cocco pronto per essere bevuto

Cominciamo dal frutto più conosciuto anche in Occidente. E’ un autentico multiuso nella cucina di quasi tutti i paesi del sud-est asiatico e oltre. Del cocco non si butta nulla: la polpa viene mangiata quando è ancora molle e acquosa; a frutto maturo, quando diventa dura e croccante, viene estratta e utilizzata per produrre olio da cucina o per usi estetici. La scorza è la base di una marea di utensili e oggetti di artigianato. In quasi tutti i paesi il cocco appena colto viene offerto come bevanda: ancora racchiuso nel suo mallo, lo si scoperchia in cima e tramite una cannuccia è possibile assaporarne il liquido dolce e dissetante. Il latte di cocco (ovvero il succo estratto dal cocco sminuzzato e strizzato) è l’equivalente della nostra salsa di pomodoro per la cucina orientale, dall’India alla Cina indifferentemente.

Banana

Tipiche banane asiatiche

In Asia la varietà più diffusa è quella più piccola e tozza, offerta spesso in caschi di una dozzina di frutti o poco più. Il sapore di questa banana è unico e non credo sia possibile descriverlo: dico solo che non ha nulla a che vedere con le banane di origine americana che mangiamo in Italia. I caschi si acquistano sia al supermercato che nelle bancarelle di frutta. L’unica accortezza che raccomando è quella di consumare in fretta il prodotto acquistato. Questo tipo di banana, infatti, decade rapidamente e diventa nera in poche ore.

Mango

Manghi gialli asiatici

A differenza dei mostri che vediamo nei nostri negozi (tutti di provenienza sudamericana, peraltro) i manghi asiatici sono più piccoli e fibrosi. Tale caratteristica costituisce un elemento positivo e negativo al tempo stesso. Positivo perché il gusto è assai più aromatico e fragrante di qualsiasi altro mango mangiato in occidente. Negativo perché la polpa di questa varietà è ridotta al minimo: fra la buccia e l’osso, infatti, la parte mangiabile è ridotta a pochi centimetri, e anche quando è possibile ricavarla è talmente ricca di fibre da lasciarti fra i denti decine e decine di filamenti. Cosa però che non scoraggia affatto, dal momento che il piacere di assaporare un mango originale è infinitamente maggiore del fastidio di dover ricorrere allo stuzzicadenti, dopo, per liberare denti e gengive. Ad ogni modo, un sistema alternativo di gustare il mango è quello di richiedere un Mango Juice, offerto in una infinita varietà di versioni.

Papaya

Papaya in un mercato

Ogni volta che ho assaggiato una papaya, qui in Italia, l’ho sempre trovata quasi del tutto insapore. In Oriente cambia tutto. Questo frutto, onnipresente in ogni colazione mattutina, acquista un sapore delicato e gradevole che, sommato alla consistenza della polpa, ne fa uno degli alimenti più energetici in circolazione. L’alternativa è il Papaya Juice, onnipresente in tutti i ristoranti, bar e bancarelle del sud-est asiatico e disponibile a prezzi che definire irrisori è un eufemismo.

Dragon fruit

Il dragon fruit nelle due versioni più comuni

Eccoci al primo futto esclusivo dell’area. Il dragon fruit è straordinariamente comune nei mercati, anche i più scalcinati, ma stranamente non viene offerto nei menu di bar e ristoranti. L’unica spiegazione che posso dare è la seguente. Il dragon fruit è un frutto assai gustoso, molto aromatico, al limite dello stucchevole. Una fetta o due sono sufficienti ad apprezzarne il sapore, ma oltre si rasenta il disgusto. I turisti occidentali non sono abituati probabilmente ad una tale esplosione di carattere gustativo, mentre i locali, al contrario, sembra lo apprezzino particolarmente. Discorso diverso, invece, per i dolci e i gelati prodotti con questo frutto. Sono tutti davvero gustosi e vale la pena provarli.

Passion fruit

Un frutto della passione aperto

Stesso discorso, grossomodo, per il passion fruit, il frutto della passione. In questo caso, tuttavia, più del sapore – che è comunque qualcosa di inconsueto e coinvolgente per il nostro palato – il fattore repellente è costituito dall’aspetto interno. Una massa gelatinosa e semitrasparente di polpa e semi, alcuni molto grossi, che rendono il passion fruit qualcosa a metà tra un melograno e un budino di riso. Posso garantire che è buonissimo e se ne può mangiare a volontà, a patto di mettere in conto che tutti quei semi resteranno in gran parte non digeriti e quindi… a buon intenditore poche parole. Anche in questo caso i gelati e i dolci prodotti con questo frutto sono semplicemente deliziosi ed esaltano quella componente di “profumo” che è la caratteristica distintiva del frutto della passione.

Durian

Il famigerato durian

Ecco il frutto più controverso che esiste in natura. Buonissimo per alcuni, assolutamente insopportabile per altri: mai un alimento è stato tanto osannato e bistrattato al tempo stesso! Il primo sentore che ci sia qualcosa di strano lo si prova davanti ai cartelli, diffusissimi in Malesia e Thailandia, con il divieto di introdurre nei luoghi e nei mezzi pubblici questo frutto intero o in parti. La prova del nove si ha non appena ci si accosta ad una bancarella che lo vende. L’odore di latrina che il durian emana è qualcosa di sinceramente indimenticabile… A volte, camminando per le vie di una città come Malacca o Bangkok, si ha l’impressione che tutte le fogne della città si siano rotte; per rendersi conto, improvvisamente, che sono questi frutti, venduti in ogni angolo delle strade, a creare l’equivoco.

Chi apprezza il durian ha innegabilmente qualche buona ragione per farlo. In primo luogo, la polpa chiara e burrosa di questo frutto ha un sapore dolce e acre allo stesso tempo molto apprezzato dalle popolazioni locali. Bisogna provarlo per averne un’idea, è ovvio, ma il vero problema è di avvicinare la bocca al primo boccone, perché il lezzo è davvero ripugnante. Tapparsi il naso non serve a nulla, posso assicurarlo, perché l’odore nauseabondo viene captato benissimo anche dalle nostre papille gustative. Io consiglio comunque di tentare un assaggio. Il gusto non è male, per certi versi è persino speziato. Per abituarsi alla puzza, suggerisco di assaggiare prima qualche dolce o meglio delle caramelle al durian, trattate in modo tale da limitare o ridurre del tutto l’odore.

Litchis

Litches nella variante più diffusa

Sono conosciuti anche come ciliege cinesi o uva cinese, per via della conformazione a grappolo. Sono anche questi frutti molto comuni sulle bancarelle del sud-est asiatico e possono trovarsi in molte varianti: con la buccia rugosa o piena di filamenti, rossi, neri, ecc.. Tutte queste varietà hanno in comune una polpa bianca, deliziosa, che avviluppa un seme centrale molto grande, ovviamente non commestibile. In qualche ristorante vengono serviti freschi; tuttavia è più facile trovarli in combinazione con altri frutti in macedonie e insalate di frutta mista. Mangostani e Rambutan sono delle sottospecie separate, diffuse sopratutto in Indonesia e Malesia. Da prendere e farsene una scorpacciata.

Jackfruit

La polpa fibrosa e insapore di un jackfruit

Conosciuto anche come frutto del pane, il jack fruit di frutto non ha praticamente quasi nulla. Non è per niente dolce, per esempio. La consistenza della sua polpa ricorda quella di una patata molle, di un tubero, e dopo il primo assaggio non lascia quasi nessuna sensazione al palato, né piacevole né spiacevole. Come ricorda il nome, può essere considerato un sostitutivo del pane, e infatti in molte pietanze viene affiancato alla pietanza principale o condito direttamente con essa. Data la diffusione pressochè capillare in tutta l’area, è un alimento di primaria importanza per la popolazione locale.

Ananas

Piccoli ananas asiatici

Infine trattiamo brevemente anche l’ananas, il frutto tropicale più diffuso in occidente dopo le banane. In Asia le varietà coltivate sono innumerevoli ma quasi tutte hanno in comune le dimensioni ridotte. L’ananas locale, inoltre, possiede l’apprezzabile pregio di non avere un’anima legnosa e immangiabile come quelle dei frutti che arrivano sulle nostre tavole. Si mangia tutto ed è estremamente saporito. In Thailandia e Cambogia i venditori di ananas li confezionano in modo da poterli mangiare senza sporcarsi le mani: liberano il frutto dalla buccia e poi lo tagliano in modo da ridurlo a pezzi pur restando integro nella forma; il prodotto così ottenuto viene infilato in un sacchetto di plastica trasparente insieme ad uno spiedino di legno e a volte anche una cannuccia. In questo modo potremo mangiare comodamente il nostro ananas senza doverlo mai toccare con le mani e conservando il prezioso succo all’interno del sacchetto.

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