Puerto de la Cruz è probabilmente il posto più adatto a stabilire la propria base operativa a Tenerife. Sufficientemente vicino a quasi tutti i luoghi di interesse (salvo quelli posti sulla costa opposta, naturalmente); sufficientemente distante dai luoghi più affollati e caotici dell’isola (che sono tanti). Certo, è pur sempre una grande città spagnola, esageratamente proiettata sul turismo di massa, con tutti i suoi pro e contro… Eppure, rispetto ad altri centri nevralgici di Tenerife – come Santa Cruz e soprattutto Los Cristianos – conserva ancora un barlume di quell’autentica anima canaria che tutti i turisti, in fin dei conti, cercano da queste parti.
Noi siamo giunti a Puerto de la Cruz proveniendo dall’aeroporto Tenerife Nord. Lì abbiamo preso la macchina e subito ci siamo diretti a Ovest, percorrendo una autostrada molto piacevole che, per alcuni tratti, ha rivelato scorci di panorama davvero spettacolari. E’ proprio lungo questo tragitto che abbiamo avuto il primo incontro con il Teide, il grande vulcano che incombe su Tenerife ed è visibile, praticamente, da ogni parte dell’isola.
All’arrivo, abbiamo faticato non poco a trovare un posteggio per la nostra Corsa. Il motivo è semplice: quasi tutti i parcheggi, a Tenerife, sono a pagamento. Alla fine, al terzo giro dell’isolato nel quale era collocato il nostro albergo, abbiamo trovato uno piccolo varco nell’unica zona disponibile, e lì l’abbiamo lasciata per tutto il tempo che siamo stati a Puerto de la Cruz. Troppo prezioso, quel posto, per abbandonarlo a cuor leggero.
Il nostro albergo (quello della foto sopra) presentava peraltro un altro piccolo disagio. Stava in un’area più elevata rispetto al centro storico. Si ergeva, infatti, su una specie di rilievo montuoso, immerso nel verde e nei giardini tropicali; bello, per carità, ma essenzialmente molto distante dalla città vera e propria. Con una breve passeggiata si raggiungeva un belvedere che dava sullo scenario sottostante: una spiaggiona di sabbia nera e le Piscine Martianez. Ma tutto ciò si trovava in fondo a un vero e proprio dirupo, una falesia quasi verticale di un centinaio di metri che metteva i brividi. L’unico passaggio era una stradina stretta, lunga, tortuosa, con molti tratti a scale. Questo viottolo, in gran parte pedonale, scendeva di sotto a zig zag e rendeva chiaramente l’idea che non si sarebbe trattata di una passeggiata di salute, specie al ritorno…
Ad ogni modo, la location scelta, alla fine si è rivelata l’opzione più adeguata. Lontana dal traffico e dalla baraonda tipicamente vacanziera che incombe in città, questa zona si distingue per il silenzio, alcuni locali molto caratteristici, i marciapiedi poco affollati e soprattutto – cosa assai più importante – la vicinanza con lo svincolo autostradale, porta di uscita per il resto dell’isola. Quindi, malgrando le scarpinate in discesa e salita per raggiungere il centro di Puerto de la Cruz, continuo a pensare che sia il luogo migliore dove soggiornare.
Come avviene in altre località delle isole Canarie, anche qui si può notare un fenomeno curioso: la prevalenza di una nazionalità di turisti rispetto alle altre. E’ come se vigesse un passa-parola di massa che si traducesse, poi, nell’invasione di quella particolare località. Nel caso di Puerto de la Cruz, la nazione maggiormente rappresentata è la Germania. E ciò è evidente – e a volte anche curiosamente stridente – dal numero di locali che propongono cibi e bevande teutoniche. Vicino al nostro albergo, per esempio, abbiamo notato due ristoranti molto particolari: uno, meno pretenzioso, focalizzato sull’offerta di wustel di ogni tipo e dimensione, birra a fiumi e crauti (ottimi peraltro, li abbiamo assaggiati). Un altro, più elegante, proponeva addirittura stinchi di maiale nella migliore tradizione bavarese. In entrambi i casi, i gestori erano germanici purosangue, stabiliti nelle Canarie ormai da decenni.
I turisti tedeschi, comunque, appartengono quasi tutti alla categoria del pensionato. Puerto de la Cruz, per certi versi, è un enorme ospizio per vecchietti germanici in cerca di una nuova ragione di vita. Del resto, come dare loro torto? Il clima è splendido; il cibo, a quanto pare, è vario e non devi neppure faticare per trovare la tua birra preferita o il tuo beneamato salsicciotto di maiale. I locali sono tantissimi e ampiamente alla portata di tutti; gli alloggi sono poco costosi e le tasse ridotte al minimo. Cosa desiderare di più?