Il primo e più sconcertante impatto con la cultura birmana risiede nella scoperta che tutti i volti su cui si volge lo sguardo appaiono macchiati, butterati, impastricciati. Sembra quasi di trovarsi al cospetto di una epidemia generalizzata che colpisce la pelle. In breve la realtà viene a galla: sole, acne o funghi misteriosi non c’entrano niente. E’ semplicemente l’abitudine locale di imbrattarsi il viso con un impasto chiaro, un cosmetico naturale molto apprezzato in Myanmar ma anche nei paesi limitrofi, come Laos e Thailandia.
Si tratta della Thanaka, una specie di crema cosmetica che viene ricavata dalla triturazione di un legno simile, come consistenza e odore, al sandalo; questo prodotto naturale – rappresentato nell’immagine di questo post – è venduto in ogni mercatino del paese e usato principalmente da donne e bambini per progeggere il viso (e le braccia) dal sole o per difendere la pelle dagli insetti.
Tecnicamente avviene questo: la corteccia della pianta viene macinata finemente insieme a poca acqua su una pietra circolare finché si ottiene una pasta omogenea; questo impasto viene applicato con una spatolina sulle parti interessate, per lo più il viso e le braccia, ed asciugato rapidamente grazie all’azione di un ventaglio. In questo modo la pasta s’indurisce e resta naturalmente appiccicata alla cute, garantendone maggiore durata ed efficacia.
Una dimostrazione cosmetica in piena regola
Chiaramente, una volta appurata la natura cosmetica e benefica dell’impiastro, mia moglie ha voluto provarla di persona. Sonny non ha faticato neppure 10 secondi per convincerla! Una donnina è sbucata quasi per incanto da dietro un tempio, già provvista di piattino circolare, polvere, ventaglio, sfoderando un sorriso incoraggiante a 32 denti. In pochi minuti ha preparato l’impasto, lo ha macinato vigorosamente, bagnandolo di tanto in tanto con un po’ d’acqua; poi ha iniziato a cospargerlo sul viso di mia moglie, con gesti misurati e circolari, in modo da creare la caratteristica macchia rotonda su ogni gota.
Finita l’applicazione, mentre la signora sventagliava energicamente, Paola ha iniziato a provare i primi benefici del trattamento. Ha confermato che la sensazione generale e più piacevole era quella di freschezza. Questa, unita al buon odore che la pasta emanava, contribuiva ad accrescere il senso di benessere che stava provando in quel momento. Aggiungo io che era una giornata particolarmente afosa; eppure lei, con quella pasta addosso, ha affermato di non sentire particolarmente caldo.
Terminata la cerimonia, pagata la donnina con qualche kiat, abbiamo continuato il nostro tour dei templi di Bagan. L’involucro di polvere di legno e acqua che Paola aveva indosso è restato al suo posto per tutto il resto della giornata. Mantenendo inalterati i benefici della prima applicazione e proteggendola dalle attenzioni degli insetti. Quindi il trattamento cosmetico ha funzionato. La sera, dopo essersi pulita la faccia e il corpo dai resti della pasta, Paola ha avuto l’impressione che la pelle fosse più morbida ed elastica. Forza della suggestione? Non lo so, avrei dovuto provare io stesso. Ma a giudicare quante turiste andavano in giro imbrattate allo stesso modo, immagino che qualche elemento di vero ci dovesse essere per forza.