Verità e leggenda sul fagiolo rosso

I daifuku sono i dolci più diffusi in Giappone. Sono realizzati con il riso glutinoso, di solito a forma sferica, bianchi, soffici e molli, spesso caldissimi, ripieni di una pasta scura a base di fagiolo rosso (azuki) e dolcificato (anko). Insieme ai ben più celebri dorayaki – frittelle di simil-pan-cake – sono dolci praticamente onnipresenti in ogni angolo del paese.

Entrambi quindi si caratterizzano per il ripieno. A dire il vero, questa pasta dolciastra, a prima vista respingente per via dell’aspetto e della consistenza, è quasi l’unico ripieno che abbiamo sperimentato in tutto il viaggio, e posso assicurare che abbiamo assaggiato parecchie delizie. Tuttavia, malgrado la Lonely Planet si affanni, in più di una occasione, a dire peste e corna di questo ripieno, affermando che risulta addirittura stucchevole e a lungo andare può stufare, noi non abbiamo assolutamente avuto questa impressione. Anzi, devo dire che l’azuki dolce è meno stucchevole di tante nostre creme a base di latte, ed è sicuramente più dietetico. Posso assicurare comunque che non stufa affatto.

dolci giapponesi
Un daifuku particolarmente farcito di pasta di fagiolo rosso

I daifuku si trovano dappertutto: nei negozi, nei supermercati, nei piccoli chioschi che si trovano nelle vie delle grandi città. Tuttavia, noi abbiamo trovato i migliori daifuku presso una bancarella di Nikko, dove offrivano i dolci bianchi appena cucinati al vapore. Ma attenzione. L’unica controindicazione, da rispettare rigorosamente, è la seguente: non provare minimamente a mangiarli subito, avvinti dal profumo o spinti dalla fame. Errore gravissimo! I daifuku, anche se in superficie sembrano appena tiepidi, conservano al loro interno un cuore caldissimo, un magma rovente che può distruggere l’intera batteria di papille di cui siamo provvisti.

E’ l’errore che ho fatto io a Nikko: mi sono gettato famelicamente sulla mia palla bianca e al primo morso ho avvertito una esplosione di calore incandescente in bocca. La lingua mi si è letteralmente incendiata, facendomi maledire la mia ingordigia, sicché per alcuni giorni non sono riuscito a assaporare il gusto di molte pietanze, specie dolci.

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