Il quartiere delle geishe di Kanazawa

Arrivati in Giappone, esaurite le prime curiosità su cibo ed elettronica, rimane da scoprire il più grande mistero del paese: esistono ancora le geishe? Sono persone reali o immagini sbiadite di un passato ormai lontano, spazzato dalla modernità e dalle soverchianti abitudini occidentali?

Secondo le ultime stime, riportate dalla Lonely Planet, le geishe e le maiko in Giappone sono almeno 800-1000, in gran parte concentrate a Kyoto. Tuttavia a Kanazawa esiste un quartiere, Higashi-yama, che un tempo ne ospitava parecchie, ed è per questo che frotte di visitatori, giapponesi e non, ne invadono le graziose vie… Insomma, la remota possibilità di incontrarne una c’è ed è per questo che noi, da perfetti turisti affamati di folclore locale, ci siamo subito precipitati laggiù per tentare il colpo (fotografico) della vita.

Il quartiere, effettivamente, è molto suggestivo. Si tratta di un intero isolato, ormai ridotto a zona pedonale turistica, rimasto (o meglio dire, ricostruito) nella identica maniera in cui fu concepito 3 secoli fa. Le case sono di legno, pulite, armoniose, tutte rigorosamente chiuse, a parte quelle adibite a negozi di souvenir.

I turisti sciamano da una via all’altra fotografando qualsiasi cosa si muova, sperando probabilmente di cogliere l’attimo sfuggente in cui la geisha venga fuori. Il che ovviamente non succede – o almeno non è successo il pomeriggio in cui c’eravamo anche noi.

Io e mia moglie, sperando di essere più fortunati, abbiamo scelto di percorrere le vie più marginali, periferiche, dell’area turistica. L’idea era quella di riuscire a individuare una di quelle dimore in cui le geishe vivono, studiano, si esercitano. E in un vicoletto appartato, delizioso, caratterizzato da un minuscolo giardinetto di bonsai, abbiamo ascoltato un canto proveniente da qualche parte sopra le nostre teste. Non eravamo del tutto certi che si trattasse di un canto dal vivo, per così dire, o una incisione… Siamo rimasti fermi e vigili in ascolto, sforzandoci di capire da quale finestra provenisse esattamente quel canto armonioso, ma non ci siamo riusciti.

Insomma, malgrado ogni sforzo, di geishe non ne abbiamo vista neppure una. Da quel pomeriggio, in effetti, è cominciato la stagione della caccia alla geisha: ci siamo riproposti, infatti, di fotografarne almeno una, a Kanazawa o a Kyoto, prima di lasciare il Giappone, una vicenda che si è trascinata per alcuni giorni, disseminata di insuccessi, ma che alla fine ci ha visti vincitori. Ma questa è una storia che racconterò quando tratterò di Kyoto.

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