Coronavirus e contanti: come cambiano le abitudini di pagamento

Non ci sono riusciti né decreti né multe né atti più o meno coercitivi. A cambiare le abitudini di pagamento degli italiani forse ci riuscirà il coronavirus. Ebbene sì, perché da quando siamo tutti relegati in casa e la maggior parte dei luoghi in cui si spendeva denaro sono chiusi, ecco che il contante non “conta” più nulla!

Proviamo a ragionarci sopra, per un attimo. Fino a un mese fa non potevamo fare a meno di pensare che senza qualche decina di euro ben custodite nei nostri portafogli non andavamo da nessuna parte. Sì, esistono bancomat e carte di credito, è vero, ma chi le usa veramente? Pagare un giornale di un euro e mezzo con la carta? Giammai! Tirare fuori la nostra preziosa tesserina per un caffè o un aperitivo al bar? E perché mai, ci sono i contanti per questo genere di pagamenti. E poi bisogna vedere se la carta di credito viene accettata. Mica è scontato, non qui in Italia, almeno. E il pericolo di farsela clonare, dove lo mettiamo?…

Tali considerazioni corrispondevano al pensiero della stragrande maggioranza di noi, ammettiamolo. E fino a che esisteva intorno a noi qualcuno da cui acquistare qualcosa in cambio di denaro contante, domande di questo genere avevano ancora meno senso. Perché preoccuparsi di come pagare se l’alternativa più semplice, immediata, scontata, l’avevamo sempre a portata di mano? D’altronde, non c’è niente di più solido, fidato e sicuro del denaro sonante. Niente è più rassicurante del frusciare delle bancanote. E sicuramente a nessuno può venire l’idea di metterne in discussione il valore.

Ma il valore di un oggetto si misura dal grado di utilità e/o di accettazione che possiede. E il denaro non fa eccezione. Me ne sono accorto anche io, qualche giorno fa, quando ho scoperto di possedere ben 180 euro che stazionavano indisturbati nel mio portafoglio da più di un mese! In questo periodo sono andato almeno 7-8 volte a fare la spesa e una decina di volte in farmacia. Mai che avessi tirato fuori un euro per i miei pagamenti. Per questioni di tracciabilità e di contabilità familiare, ho sempre utilizzato il bancomat o la carta di credito. E così quei 180 eurini che avevo prelevato in previsione di chissà quale deficit di liquidità, sono rimasti dov’erano, praticamente inutilizzati. Valore intrinseco, quindi, pari a zero!

Non per questo mi sono imposto di non fare acquisti importanti. Su Internet è possibile comprare di tutto, dalle mascherine ai deumidificatori da armadio… e si paga esclusivamente con carta di credito. Anche per i servizi più tradizionali, come la consegna di cibo a domicilio, il contante è stato relegato in secondo piano, perché le nuove regole sul distanziamento sociale impediscono di avere contatti ravvicinati con le persone preposte alla consegna. Adesso si paga tutto con carta di credito o Paypal, il metodo in contanti è praticamente sparito da qualsiasi app del settore.

Insomma, mi chiedo se questa nuova, forzata situazione potrà cambiare le nostre abitudini di spesa in futuro. Se ci farà diventare un pochino più moderni, tecnologici, aperti alle innovazioni di quanto lo siamo stati fino ad oggi. E magari servirà anche a migliorarci, a renderci meno diffidenti nei confronti di tutto ciò che, a prima vista, capiamo poco o nulla.

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