Le strane barche circolari dei pescatori di Da Nang

Da Nang può vantare una spiaggia che non ha nulla da invidiare a quelle ben più celebri di Ipanema o Torremolinos. Parliamoci chiaro, il Vietnam non si distingue proprio per le sue attrazioni marine, tutt’altro. Le località di mare sono ben poche e ancor meno attrezzate; niente a che vedere con quelle dei paesi vicini. La spiaggia di My Khe, tuttavia, appare la classica eccezione che conferma la regola: è ampia, lunga, all’apparenza pulita e ben tenuta. In qualche punto appaiono perfino degli ombrelloni. I turisti occidentali, attratti da questo miraggio, pensano che sia la volta buona per farsi un bel bagno rinfrescante, ma devono subito ricredersi quando si avvicinano all’acqua, non proprio di un colore incoraggiante…

Una volta sulla spiaggia, però, non è il colore del mare ad attirare l’attenzione. Strane forme circolari sono disseminate un po’ dappertutto. Sembrano delle enormi pentole messe al sole ad asciugare, se non fosse che dal fondo di qualcuna emerge un remo e quasi tutte esibiscono un numero di serie sui fianchi. Non la tiro per le lunghe: quei recipienti circolari sono in realtà delle barche da pesca. Per chi volesse una prova, basta recarsi in spiaggia la mattina presto e assistere all’arrivo dei pescatori dentro le loro buffe barche circolari.

Queste tipiche imbarcazioni, introvabili altrove, si chiamano “Thung Chai“, che significa barca-cesto. E non sono una trovata dei tempi recenti, ma affondano le loro origini nel lontano passato. Una leggenda dice che siano state create come risposta a una tassa imposta dal governo coloniale francese sulla proprietà di imbarcazioni. I pescatori, per aggirare il balzello, costruirono delle barche a forma di cesto sostenendo che non fossero vere e proprie imbarcazioni ma solo dei cesti, e quindi non andavano tassati. Non si sa quanto sia vera questa storia, tuttavia è innegabile che fino a qualche decina di anni fa le thung chai erano effettivamente realizzate con giunchi intrecciati, e successivamente rese impermeabili con pece o colla di pesce.

Le thung chai ovviamente non possono essere utilizzate in mare aperto. Servono tutt’al più alla pesca in acque poco profonde e al trasporto di piccole merci. Vengono utilizzate da un pescatore singolo per la pesca a strascico con reti leggere o la raccolta di crostacei tramite le nasse. Negli ultimi anni sono però divenute una vera e propria attrazione turistica: i proprietari offrono l’opportunità di provare a navigare queste imbarcazioni o (ed è il servizio più divertente) li obbligano a sottostare a vorticosi girotondi. Molto divertenti per chi guarda, un po’ meno per chi ci deve stare dentro…

Manovrare una barca circolare infatti non è uno scherzo. Occorrono molta pratica e un elevato senso dell’equilibrio. Il pescatore si siede solitamente sul bordo o al centro e utilizza un singolo remo, a pala piatta o a forma di cuore. La tecnica di remata è la seguente: si pagaia con un movimento circolare, quasi come se si mescolasse l’acqua, e solo così l’imbarcazione riesce a muoversi in avanti. Se si modifica la tecnica, per esempio utilizzando una pagaiata tradizionale, ecco che il mezzo inizia a girare su se stesso.

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