Le montagne di marmo di Da Nang

Hoi An è indubbiamente il centro catalizzatore del turismo nel Vietnam centrale. Il suo incantevole centro storico, illuminato da lanterne colorate, è il posto ideale dove stabilire il proprio “campo base” in vista di escursioni come quelle alle Ba Na Hills o a My Son. Ma anche gli immediati dintorni di Hoi An offrono un ventaglio di esperienze che spaziano dalle spiagge incontaminate ai luoghi millenari di culto, fino ad arrivare ai macabri resti delle recenti guerre d’indipendenza.

I posti da visitare abbondano, e le agenzie di viaggio locali sono ben felici di poter organizzare escursioni che raggiungono praticamente quasi tutte le località a portata di auto. Tra le tante, suggerisco di visitare le Montagne di Marmo di Da Nang, uno dei luoghi più affascinanti della zona, peraltro facilmente raggiungibili sia da Da Nang che da Hoi An. Per i più pigri (e noi eravamo tra questi) basta rivolgersi a una delle numerose agenzie di viaggio presenti in città (o anche al banco del proprio hotel) e scegliere il servizio più adatto alle proprie esigenze. I tour spaziano dal semplice trasporto in auto alla ben più impegnativa visita guidata. I luoghi oggetto della visita possono limitarsi solo alle Montagne di Marmo o spaziare oltre, raggiungendo anche la zona DMZ (demilitarizzata) ovvero il vecchio confine tra Nord e Sud del paese, e il suggestivo Passo di Hai Van, dove furono combattute alcune delle più cruente battaglie della guerra del Vietnam.

Le Montagne di Marmo, comunque, sono senza dubbio la meta principale di qualsiasi escursione da Hoi An: ad esse vale la pena dedicare almeno mezza giornata. Questo affascinante complesso è costituito da cinque colline calcaree e marmoree, ognuna battezzata con il nome di uno dei cinque elementi: Kim (metallo), Thủy (acqua), Mộc (legno), Hỏa (fuoco) e Thổ (terra). La prima parte della visita comprende invariabilmente la vista dall’alto (foto sopra), che riguarda tutta l’area interessata. Ai piedi del massiccio più elevato sorgono numerose attività commerciali, quasi tutte dedite alla realizzazione e vendita di statue e oggetti in marmo, molte delle quali dedicate al culto della cosiddetta “Lady Buddha“.

La meta principale – e praticamente l’unica che vale la pena visitare – è la Montagna dell’Acqua, ovvero la collina più grande del complesso. Le sue attrazioni sono variamente distribuite sulla sommità, ma per arrivarci occorre affrontare una scalinata di 156 scalini, che in giornate umide e assolate rappresentano una vera ordalia. Molto meglio ricorrere al vicino ascensore panoramico, un cigolante quanto efficiente parallelepipedo dalle pareti in vetro che consente, per pochi dong, di salire in cima alla collina in pochi secondi.

Dalla sommità della Montagna dell’Acqua inizia il percorso vero e proprio, che consente di esplorare con calma templi, grotte e punti panoramici vari. Tutti luoghi che si possono raggiungere con brevi camminate e qualche scalinata non troppo impegnativa. Si parte dal panorama che si gode dalla spianata dell’ascensore, che spazia da una parte fino al mare e a Da Nang, dall’altra sulla campagna circostante. Terminato questo rito, bisogna prendere un sentiero che si insinua tra giardini ben tenuti, bonsai, pagode e templi di varie epoche e stili, tutti invariabilmente buddisti. Il percorso è molto suggestivo, perché costeggia interessanti edifici religiosi, antichi e recenti, in una atmosfera distesa, rilassata, direi quasi ovattata, così diversa dal caos cittadino che infesta le aree più in basso.

La vera chicca della Montagna dell’Acqua però sono le grotte buddiste. Ce ne sono parecchie, di tutte le dimensioni e forme, ma io suggerisco di concentrarsi su due in particolare: la Grotta Am Phu e (la più suggestiva) Huyen Khong. La prima si raggiunge infilandosi in uno stretto percorso che scende gradualmente verso il basso. Occorre armarsi di coraggio e sangue freddo, perché il cammino non è dei più agevoli. Inoltre, si attraversano anfratti popolati da centinaia di pipistrelli, a volte a distanza di pochi metri: pertanto, chi ha paura di questi simpatici chirotteri è meglio che si tenga a distanza. Il percorso, peraltro, sembra che sia stato studiato apposta, perché simula – secondo i precetti del buddismo – il tragitto che separa inferno dal paradiso. La ricompensa è una piccola camera dalla volta piuttosto bassa in cui troneggia, al centro, una raffigurazione di Buddha un po’ deludente, essendo di fattura recente.

Ben più appagante è la Grotta Huyen Khong (raffigurata nella foto di copertina). Uno dei luoghi più affascinanti in cui sono mai stato. Ci si arriva percorrendo una stretta scalinata in discesa che, a poco a poco, passo dopo passo, svela la bellezza e la magnificenza del luogo con un indubbio effetto scenografico. Huyen Khong è infatti una ampia cavità a cielo aperto con una cupola naturale e cinque aperture nel soffitto, che permettono alla luce del sole di filtrare all’interno, creando un’atmosfera mistica e serena. Durante le giornate soleggiate, i raggi di luce che penetrano attraverso le aperture illuminano le statue di Buddha e gli altari presenti, offrendo uno spettacolo mozzafiato e un ambiente ideale per la meditazione e la contemplazione spirituale.

Le sue origini sono antichissime. Risale infatti al regno Champa, ma allora era un luogo religioso preminentemente induista; con l’arrivo dei vietnamiti, è stata totalmente convertita al buddismo e oggi è uno dei luoghi più venerati di tutto il paese. Per questo motivo, è importante rispettare la sacralità del luogo, che viene frequentato da centinaia di persone esclusivamente per fini religiosi. I turisti si aggirano meravigliati tra gli anfratti e i minuscoli templi che sorgono tra le rocce, ma la maggior parte della gente viene a compiere riti religiosi e a meditare. Cosa che rende l’atmosfera del luogo ancora più magica e suadente.

Una panoramica dell’ambiente centrale della grotta.

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