Il Palazzo d’Estate (Yiheyuan) di Pechino rappresenta l’apice indiscusso dell’architettura paesagistica cinese. Lasciarlo al margine dei propri interessi turistici, quindi, equivale a perpetrare un crimine. Nondimeno, questo posto così celebre (almeno per i cinesi), non è una meta prioritaria di molti tour operator locali, che preferiscono non includerlo tra le attrazioni tipiche della capitale. Sarà perché è molto lontano dal centro di Pechino? Forse. Oppure la ragione è più prosaica: essendo molto vasto, impiegherebbe troppe ore per la visita, e non molte agenzie di viaggio sono disposte a sacrificare così tanto tempo per un solo monumento sottraendolo ad attività più proficue.
Ma non c’è assolutamente bisogno di ricorrere ad un tour guidato per visitarlo. Non si trova proprio a due passi dal centro, è vero, ma con un minimo di pianificazione è possibile raggiungerlo con tutta calma. Basta solo organizzarsi per bene, magari documentandosi con cura. Cosa che – ovviamente – io e mia moglie non abbiamo fatto nel lontano febbraio del 2015, al ritorno dal matrimonio del mio amico Guido. Il Palazzo d’Estate non era neppure tra le destinazioni prioritarie. L’ultimo giorno nella capitale cinese lo volevamo destinare ad attività più banali, come andare in giro per i negozi di Sanlitun, o tornare a Wangfujing per rimpinzarci di ravioli e tofu puzzolente… L’idea di andare a visitare un altro luogo storico, lontano e piuttosto complicato da girare, con il freddo che faceva, non ci allettava proprio.
Tuttavia, dopo aver trascorso la mattinata in giro per i quartieri moderni di Pechino senza trarne oggettivamente alcuna soddisfazione, si è insinuato in noi il timore che stavamo “sprecando” il nostro tempo. Abbiamo realizzato che in un posto come il Palazzo d’Estate non saremmo più tornati e che quindi, malgrado l’indolenza e la rilassatezza di fine viaggio, uno sforzo per visitarlo andava fatto.
Alla fine ci siamo andati, ma di pomeriggio inoltrato. Così si spiega la bassa luminosità dell’immagine di copertina, dovuta un po’ all’orario, molto alla cappa di inquinamento che dominava allora la città. Eppure quella foschia ha donato alle foto un indiscutibile fascino, un tono di altri tempi, come di immagini sottoposte a qualche filtro artificiale.
Come arrivare al Palazzo d’Estate
A quanto ricordo, ci sono due entrate principali al parco. La prima, la più servita anche da bus urbani e taxi, è l’entrata est e si trova a 10 minuti a piedi dalla fermata Xiyuan della linea 4 della metro. La seconda, quella da cui sono entrato io, è l’entrata nord, sempre sulla linea 4 ma alla fermata Beigongmen. Il percorso è decisamente più breve (2 minuti a piedi), e non è questo il solo vantaggio di questa posizione. L’entrata nord, infatti, immette direttamente in uno degli ambienti più suggestivi dell’intero percorso, la cosiddetta Sozhou Market Street.

Che non è propriamente una “strada” ma la ricostruzione di un tradizionale mercato su canali nello stile di quelli che si trovano nel sud della Cina. E’ il luogo perfetto dove fermarsi e fare una pausa tra ristorantini e negozi di souvenirs. All’epoca, come si vede, l’acqua del canale era completamente ghiacciata, il che rendeva ancora più suggestivo il luogo.

Entrando da nord, quindi, si ha la possibilità di procedere gradualmente in discesa verso le sponde del lago Kunming, attraversando una serie di palazzi e padiglioni di epoche diverse. La cosa buffa è che da qui si lambisce appena il monumento più celebre e rappresentato del Palazzo, ovvero la Torre dell’Incenso Buddhista, una massiccia costruzione dalle dimensioni notevoli e dall’aspetto imponente che altrimenti non passerebbe inosservato. Tuttavia, passandoci accanto e percorrendo stretti corridoi e scalinate scoscese, la maggior pate adiacenti alla struttura, non si ha mai la percezione di quanto ci siamo vicini. In pratica, finché non si giunge sulle rive del lago e ci si volge indietro, non se ne riesce neppure a percepire la presenza.
Cosa vedere: una guida essenziale
Il parco del Palazzo d’Estate ofre una varietà di attrazioni tale da riempire un’intera giornata. Per cui sarebbe bene concentrarsi su quelle davvero importanti, da non perdere, e lasciare ad una prossima (improbabile) visita tutto il resto. Scelta del resto dolorosa ma quasi d’obbligo, in Cina, data la varietà di cose da vedere. Io consiglio quindi di arrivare subito sulle sponde del lago che, a seconda della stagione, può essere parzialmente ghiacciato (e a volte perfino pattinabile), oppure cosparso di piantagioni di fiori di loto – e in tal caso è possibile affittare dei pedalò per navigarlo. Il lago Kunming è in sostanza il cuore del parco e, insieme alla Collina della Longevità, rappresenta lo scenario ideale per foto e selfie.

All’interno del lago sorgono due isolette minuscole, una delle quali è collegata alla terraferma dal famoso Ponte dei Diciassette Archi. Il ponte è interamente realizzato in pietra e marmo, il che lo rende molto solido ed elegante allo stesso tempo. Il numero 17 si riferisce ovviamente alle arcate ma, come quasi tutto nella cultura cinese, non è assolutamente un numero a caso o, più praticamente, dovuto a partitolari condizioni tecniche: al contrario, tale scelta è frutto di un complicato calcolo che adesso provo a sintetizzare. Secondo una prima versione, il numero 17 è ottenuto sommando 9 (gli archi al centro del ponte) e 8 (gli archi laterali). Altra versione: otto è un multiplo di 4 (i punti cardinali) e si dice che il ponte abbia un arco al centro, 8 archi su un lato e 8 sull’altro, per un totale quindi di 17.
Tralasciando questi incomprensibili conteggi, la caratteristica più affascinante del ponte è la presenza di ben 544 leoni di pietra finemente scolpiti, tutti in pose ed espressioni leggermente diverse l’uno dall’altro. Un’altra peculiarità è che durante il solstizio d’inverno (o nei giorni immediatamente vicini), al tramonto, si può assistere ad un fenomeno ottico davvero suggestivo. I raggi del sole al tramonto si allineano perfettamente con le arcate del ponte, creando un effetto di “luce dorata che passa attraverso il buco”. Si tratta, come è facile immaginare, di un momento magico a cui purtroppo non ho avuto la fortuna di assistere.
Un altro luogo iconico è senza dubbio il Lungo Corridoio, che con i suoi 728 metri è il portico coperto più esteso di qualsiasi altro giardino imperiale cinese. E’ decorato con oltre 14.000 pitture che raffigurano scene di storia e mitologia cinese e offre molti scorci suggestivi sulle colline circostanti. Altri luoghi da non perdere: La Nave di marmo, l’unico elemento in stile occidentale del parco con uno scopo puramente decorativo (non è una vera nave); il Giardino della Virtù e dell’Armonia, che ospita un grande teatro a tre piani dove venivano rappresentati spettacoli tradizionali cinesi: è uno dei pochi esempi di architettura teatrale cinese.