Petra è la destinazione giordana che mette in crisi qualsiasi itinerario di viaggio. Come pochi altri posti al mondo (Pompei, Angkor Wat, Bagan), Petra è troppo estesa e complessa per poter essere vista in un solo giorno. Occorre dedicarci più tempo, c’è poco da fare, altrimenti il rischio è quello di esserci stati ma di non aver visto tutto, o perlomeno non abbastanza. Pianificare più tempo significa toglierne altro ad altre destinazioni. Per questo dico che Petra è come un buco nero che risucchia al suo interno gran parte delle nostre risorse di viaggio.
La prima questione da affrontare, quando si programma un viaggio in Giordania, è quanto tempo restare a Petra per non avere nessun tipo di rimpianto. Il Jordan Pass, di cui ho già parlato, aiuta implicitamente a fare una scelta ponderata. Esiste infatti una combinazione che prevede da uno a tre ingressi consecutivi a Petra. Un ingresso giornaliero significa un giorno pieno, perché una volta che entri nel sito è altamente improbabile uscirne prima del pomeriggio inoltrato. Io consiglio l’opzione intermedia, due ingressi, che permettono di visitare l’area archeologica con più accuratezza e soprattutto con meno dispendio di energie.
Il calcolo dei giorni di soggiorno destinati a Petra è quindi il seguente. Un giorno per arrivare in città, acclimatarsi, acquisire le prime informazioni pratiche, visitare la cittadina. Il secondo e terzo giorno sono dedicati completamente al sito archeologico, e posso assicurare che non resta altro da fare. Il quarto giorno, eventualmente, ci si può riposare, in vista del prossimo trasferimento, oppure provare a visitare la Piccola Petra, altro sito interessante poco distante. In tutto, quindi 4 notti. Noi, in verità restammo a Petra 3 notti, ma solo perché essendo arrivati presto in città, anticipammo l’escursione a Piccola Petra il primo giorno.
La seconda questione, pertanto, è una conseguenza della prima: quale albergo prenotare a Petra, ovvero, come scegliere la zona strategicamente più idonea a fungere da “campo base” per le nostre escursioni giornaliere. E qui la faccenda si complica. La cittadina è disposta a semi-arco intorno alla depressione che ospita il sito archeologico. Si è sviluppata sulle alture ed è qui che sorgono i principali alberghi di un certo livello. Tuttavia, più si sale, più ci si allontana dall’entrata al sito. Come si può capire dalla foto di copertina, scattata dal nostro albergo, le distanze possono diventare impegnative. La strada tortuosa che si vede a sinistra non è altro che la via principale di ingresso al centro cittadino. Il sito archeologico vero e proprio è ubicato tra la prima e la seconda catena di montagne sullo sfondo.
Noi, evidentemente, nel 2023 abbiamo fatto la scelta sbagliata. Il nostro albergo era appena fuori dal centro, ma comunque troppo lontano dal sito archeologico. Era sicuramente in una ottima posizione, areato, panoramico, ben tenuto, e nondimeno completamente fuori mano. Per raggiungere Petra, il primo giorno abbiamo scelto l’opzione più faticosa: andare a piedi. E’ stata una passeggiata di 2 chilometri e mezzo, in gran parte in discesa, effettuata peraltro di mattina presto e con una temperatura molto piacevole. Ma il ritorno, al contrario, fin da subito ci è apparso una impresa titanica. Abbiamo convenuto che un taxi sarebbe stata la scelta più intelligente per tornare in albergo.
Il mio consiglio, quindi, è di scegliere l’albergo in una zona non troppo distante dal sito archeologico. Non serve prenotare proprio di fronte ad esso, come fanno le agenzie di viaggio dei tour organizzati. La strada che conduce all’entrata del sito è sempre intasata di pulman e il traffico è piuttosto caotico. Il centro, al contrario, è posto in un altipiano a metà tra le colline e la depressione. E’ sicuramente il luogo più animato di Petra, nonché quello con maggiori alternative di alloggio. Ci sono pensioni e ostelli per i backpackers come anche alberghi di lusso per chi pretende maggiori comodità. Ristoranti, bar e uffici cambio abbondano ovunque.
L’ingresso di Petra è più giù, ad appena 1 chilometro, e quindi non c’è bisogno di utilizzare l’auto o contrattare ferocemente un passaggio con il taxista di turno.