San Cristobal de las Casas, la perla del Chiapas

San Cristobal del las Casas è la naturale porta di ingresso al Chiapas per chi proviene dal nord, da Città del Messico, e utilizza l’aereo per il trasferimento. L’aeroporto di Tuxtla Gutiérrez (Ángel Albino Corzo International Airport) si trova infatti a circa un’ora di strada dalla capitale del Chiapas e, a dispetto delle non esagerate dimensioni, è divenuto negli ultimi anni uno scalo molto importante della provincia. San Cristobal, inoltre, è situata ad un’altitudine compresa tra i 2000 e i 2200 metri, il che la rende una meta ideale dove alloggiare, dato il clima mediamente più fresco rispetto ad altre zone del Messico.

Più fresco è forse un eufemismo. Quando ci sono andato io, in pieno agosto del 2022, ho trovato un clima decisamente freddo, caratterizzato da cieli coperti, frequenti acquazzoni, serate umide e una temperatura tale da far dimenticare di trovarsi, tutto sommato, ai tropici. Quindi, la prima raccomandazione che mi sento di fare è: portarsi indumenti caldi, pantaloni lunghi e scarpe chiuse, possibilmente antipioggia. La pioggia, infatti, è la vera protagonista di una vacanza a San Cristobal de las Casas, e in genere di tutta la parte occidentale del Chiapas. Non dimenticare quindi di acquistare anche delle cerate, che coprano possibilmente tutto il corpo, o delle mantelline a poncho. Posso garantire che saranno sicuramente i capi di abbigliamento più utili nel corso della vacanza.

San Cristobal de las Casas appare oggi come una tranquilla e colorita città coloniale. I suoi vicoli acciottolati, le sue case basse e colorate, le grandiose chiese, tutto testimonia che ci troviamo al cospetto di una città importante, e non solo perché è la capitale del Chiapas. La storia di San Cristóbal de las Casas risale al 1528, quando fu fondata dal conquistador spagnolo Diego de Mazariegos con il nome di “Villareal”. Successivamente, la città divenne nota come “Ciudad Real”, riflettendo il suo status di importante centro coloniale. Il nome attuale, San Cristóbal de las Casas, le fu conferito in onore di Bartolomé de las Casas, un frate domenicano del XVI secolo che si distinse per la sua strenua difesa dei diritti delle popolazioni indigene contro gli abusi dei colonizzatori. Questa intitolazione è di per sé un simbolo della complessa relazione tra il passato coloniale e la persistenza delle culture autoctone.

In effetti, ciò che balza da subito agli occhi, è la presenza di diverse comunità indigene, tra cui i Tzotzil e i Tzeltal Maya, che mantengono vive le loro lingue, tradizioni, abiti tradizionali e artigianato. I mercati della città, come il Mercado de Artesanías e il Mercado Viejo, sono la testimonianza più evidente di questa ricchezza culturale. La città è un “museo vivente” per coloro che sono interessati ai popoli indigeni, in quanto molti residenti indossano ancora gli abiti tradizionali per scelta, non per esibizione.

San Cristobal de las Casas è il punto ideale di partenza per esplorare i magnifici dintorni di questa parte del Chiapas. Si trova infatti a breve distanza da alcune delle meraviglie naturali e storiche della regione, come San Juan Chamula, Zinacantán, il Canyon del Sumidero, le cascate di Agua Azul e Misol-Ha, e i Laghi di Montebello. La sua posizione quindi è strategica per organizzare escursioni nei dintorni. La sera, inoltre, la città offre una grande varietà di luoghi in cui rilassarsi, bere qualche buone birra o mangiare un piatto locale.

Il Chiapas e il movimento zapatista

Per dovere di cronaca, ricordo infine che San Cristobal del las Casas è stato l’epicentro della rivoluzione zapatista, scoppiata nel gennaio del 1994 con la sollevazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). La città fu occupata dagli zapatisti, un evento che attirò l’attenzione internazionale sulla situazione delle comunità indigene del Chiapas, sulle loro rivendicazioni di autonomia, giustizia sociale e diritti territoriali. Sebbene l’occupazione durò solo 26 ore, segnò l’inizio di un movimento che continua a influenzare il dibattito politico e sociale in Messico e non solo.

Il conflitto, in realtà, non è mai finito. Nel 1996 si tentò di porre le basi di una pace, o perlomeno di una tregua duratura, con gli accordi di San Andrés tra il governo federale e l’EZLN, accordi che prevedevano il riconoscimento dei diritti e della cultura indigena, l’autonomia delle comunità indigene, la partecipazione alla vita politica e il rispetto delle loro forme di governo tradizionali. Questo trattato non è mai entrato realmente in vigore, principalmente per colpa del governo messicano che non ratificò mai il documento; e comunque le riforme costituzionali proposte per dare seguito agli accordi furono considerate insufficienti dall’EZLN e da molte comunità indigene, che le rigettarono quasi in toto. Il conflitto, dunque, continuò, sia pure a bassa intensità e senza eventi particolarmente clamorosi.

Di fronte al mancato rispetto degli accordi, l’EZLN ha continuato a costruire un sistema di autonomia de facto nei territori sotto il proprio controllo in Chiapas. Hanno creato proprie strutture di governo, note come “Caracoles” (chiocciole) e “Juntas de Buen Gobierno” (Giunte di Buon Governo), che gestiscono istruzione, sanità, giustizia e progetti produttivi secondo i principi zapatisti. Questo autogoverno è un esempio unico di resistenza e costruzione di alternative al di fuori dello Stato. L’esperimento delle Caracoles è stato recentemente superato da altre forme di autogoverno, meno visibili ma forse più efficaci.

Il conflitto zapatista non ha avuto una conclusione formale. Invece, si è trasformato da un’insurrezione armata a un processo di resistenza autonomo e di costruzione di un’alternativa dal basso, costantemente minacciato da forze esterne e interne. Le rivendicazioni di giustizia, autonomia e dignità per i popoli indigeni rimangono centrali e irrisolte, rendendo il Chiapas un territorio di continua lotta e trasformazione. Difficile, certo, ma non pericoloso per i turisti.

 

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