Nilaveli, ovvero come sbagliare il soggiorno al mare in Sri Lanka

Abbiamo scelto Nilaveli per trascorrere gli ultimi 4 giorni della nostra vacanza in Sri Lanka, quelli tradizionalmente destinati al soggiorno balneare. Come ampiamente sperimentato in altri viaggi, la prima fase era dedicata alla scoperta del paese, la seconda all’assoluto relax al mare, senza tappe o vincoli temporali, in completa balia dell’ozio più assoluto. Ma dove andare in Sri Lanka per godere di tutto questo? Come raccontato in questo articolo, la scelta era fortemente condizionata dall’andamento del monsone. La mossa più saggia, pertanto, era quella di recarci nella parte “più tranquilla”, meno esposta alle piogge, quantomeno sulla carta.

Dovevamo raggiungere la costa est dell’isola. E qui le alternative non erano così numerose, a dire il vero. La zona prescelta, infatti, era situata intorno alla città di Trincomalee, la famigerata capitale delle tigri Tamil e centro nevralgico della recente guerra civile. Un luogo che si era appena aperto al turismo, dopo anni di comprensibile abbandono, ma che poteva vantare alcune delle spiagge più belle dell’isola. In questa area le località più famose erano Nilaveli e Uppuveli. Dopo giorni di studio intenso di immagini e recensioni, abbiamo deciso per la prima. E mai scelta è stata più infausta!…

La foto di questo post lo dimostra ampiamente. Quella strada polverosa e sporca è la via che conduce al nostro albergo. Il quale, grazie al cielo, era all’altezza delle aspettative, ma rappresentava la classica cattedrale nel deserto, in quanto i dintorni, per centinaia di metri intorno, erano davvero in uno stato di assoluto abbandono. Dappertutto spazzatura, disseminata ai lati delle strade e nei canali di scolo. Le vie di comunicazione poco curate, non asfaltate, cosparse di voragini e pozzanghere senza fondo. I servizi turistici pressoché assenti: un paio di ristorantini poco più decenti di una bettola; due o tre alberghetti appena riconoscibili come tali; un solo bar sulla spiaggia. Ecco le condizioni di Nilaveli, ridente località di villeggiatura dello Sri Lanka, nell’agosto del 2018.

La spiaggia di Nilaveli
La spiaggia di Nilaveli

Bisogna riconoscere che la delusione è stata enorme. Acutizzata dal fatto che la spiaggia, come è evidente dalla immagine sopra, era ampiamente all’altezza delle aspettative. Questa lunga e profonda lingua di sabbia, infatti, si estende per parecchi chilometri ed è, in alcuni punti, di una bellezza sconvolgente. Per centinaia di metri, infatti, è possibile camminare senza incontrare anima viva, in balia solo dei suoni e degli odori che provegono dal mare e dalla foresta di palme. Ma è l’unica attrazione degna di nota. La quasi assoluta mancanza di servizi tipicamente turistici rende Nilaveli, purtroppo, un posto ancora da evitare per gli esigenti standard occidentali.

Nilaveli, in sostanza, è una località che si è appena aperta al turismo e deve ancora fare passi da gigante per poter competere con altre destinazioni ben più attrezzate in Sri Lanka. Questo villaggio sopravvive ancora grazie all’economia tradizionale: pesca, agricoltura di sussistenza e turismo locale. Il che rende Nilaveli un posto molto affollato, specie nel fine settimane, quando mezza isola si riversa sulle sue spiagge per godere di un rinfrescante bagno di mare. Proprio vicino al nostro albergo sorgeva un grande posteggio per autobus che nel weekend si trasformava in un enorme, caotico bivacco per famiglie. La gente arrivava la mattina presto, si cambiava in autobus, si precipitava in spiaggia, dove restava per tutta la giornata. Il ritorno ai bus era previsto nel tardo pomeriggio. E la sera non c’era più nessuno, salvo qualche sprovveduto turista.

Per dare un’idea di quanto Nilaveli sia ancora indietro, basta dire che la sera non esiste alcun tipo di illuminazione pubblica. Per raggiungere la spiaggia e l’unico bar della località, occorre percorrere le vie e i sentieri nel buio più pesto. Una torcia o il cellulare sono gli accessori indispensabili. Consiglio quindi di portarsi dietro sempre un caricabatteria tascabile, non si sa mai. La presenza di numerosi cani selvatici, inoltre, non rende la passeggiata piacevole. Meglio quindi muoversi in gruppo e fare molto rumore: i cani del resto non sono aggressivi e tutto ciò che cercano è un po’ di cibo.

Area 360°

Una veduta della bella spiaggia di Nilaveli (scorri da sinistra a destra per vederlo)

Nilaveli, inoltre, è una località molto estesa dal punto di vista della superfice totale in chilometri quadrati. E i trasporti pubblici semplicemente non esistono. L’unico mezzo a disposizione è l’onnipresente tuc tuc. Dislocati presso le entrate degli alberghi e nei crocevia più trafficati, i driver sono numerosi, poco cari e – cosa più importante di tutte – lavorano anche di notte. In breve s’impara a contrattare ogni minima corsa e a usufruire dei loro servizi anche in modo continuativo, dandosi reciprocamente il proprio numero di cellulare e fissando di volta in volta gli appuntamenti. Da questo punto di vista, i tuc tuc di Nilaveli sono l’unica istituzione davvero efficiente di tutta l’area.

Insomma, Nilaveli è stata la nostra scelta sbagliata in Sri Lanka. L’unica, devo dire. Consapevolezza rapidamente confermata il giorno dopo il nostro arrivo, quando abbiamo deciso di recarci a Uppulevi. Che invece è assolutamente all’altezza delle più sfrenate aspettative turistiche… Ma di questo luogo ne parlerò in seguito.

Lascia un commento